Vicenda casa, la Rubertelli: “Scuse puerili da Vecchi”

26 gennaio 2016 | 16:52
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Vicenda casa, la Rubertelli: “Scuse puerili da Vecchi”

Il capogruppo di Progetto Reggio e Grande Reggio: “Auspichiamo che la magistratura bolognese e anche quella reggiana, scavi a fondo nel sottobosco di complicità politiche, burocratiche e professionali che hanno consentito alla mafia di costruire mezza Città, di avere i permessi e di riciclare il danaro”

REGGIO EMILIA – “Nella sua scontata arringa difensiva il sindaco Vecchi, poteva risparmiarsi le frasi da libro Cuore, abbiamo sempre avuto ben chiaro che l’acquisto di una casa da un soggetto che si rivela più tardi essere un mafioso, non è un reato”.

Il capogruppo di Grande Reggio e Progetto Reggio, Cinzia Rubertelli, interviene dopo il discoso del sindaco di ieri in Sala del Tricolore e scrive: “Certo il sindaco, oltre a gridare all’onore offeso, poteva spiegare, cosa che si è ben guardato dal fare, perché abbia taciuto per oltre un anno di aver comprato la casa dall’indagato Macrì e ci pare puerile la scusa che gli era sfuggito il nome, con un apparato come quello che lo circonda, che ieri è stato persino distolto dal lavoro per fornire una congrua claque”.

Sostiene la Rubertelli: “Per fare definitiva chiarezza basta che il sindaco produca i dettagli dell’acquisto, le fatture del completamento dell’opera ed i pagamenti delle stesse, per dimostrare la  congruità di prezzo. Visto che l’ottima giornalista Sabrina Pignedoli pubblica il valore finale della casa di fianco. E’ perché ci siamo resi conto che un problema politico rischiava di essere annegato in un personalismo che abbiamo deciso di ritirare odg ex art. 20. Questo per dare maggior forza all’accusa politica rivolta alle giunte che hanno governato la città, da ultima quella del ministro Delrio, che vedeva direttrice dell’ufficio urbanistico la dottoressa Sergio moglie dell’attuale Sindaco e Luca Vecchi, per ben dieci anni, capogruppo del Pd”.

E aggiunge: “Per noi nulla è cambiato. Non è credibile che per decenni le mafie abbiano potuto crescere e prosperare senza che chi faceva i piani regolatori, concedeva i permessi e gestiva le infrastrutture ignorasse il tutto, a maggiore ragione, lo ha detto il Sindaco alla stampa, dal momento che ella è stata sentita dalla DDA per la sua conoscenza del mondo imprenditoriale cutrese. A riprova di ciò ricordiamo che alla prefetto De Miro bastarono alcuni mesi per individuare diverse aziende in odore di mafia. E ricordiamo persino talune interdittive basate unicamente sull’influenza culturale subita dagli imprenditori cutresi. Il Sindaco nella sua lunga difesa poteva ben trovare il tempo per una assunzione di responsabilità politica, sua e del suo partito il Pd, per il sacco edilizio di Reggio, per le frazioni diventate indistinti agglomerati, per i diciottomila appartamenti invenduti, per i trent’anni di politica dello struzzo, per il fallimento delle cooperative e la mancata restituzione dei prestiti soci, risultato finale di una politica basata sullo sfruttamento del territorio senza alcuna prospettiva che non fosse l’arricchimento di pochi a danno di una intera comunità”.

E conclude: “Invece ha preferito capovolgere la realtà dimenticando che proprio lui e Delrio hanno praticato una politica urbanistica, poi attuata dalla moglie dirigente, che bloccò i più controllati piani particolareggiati lasciando strada aperta ai piccoli interventi diretti. Tutto questo il sindaco e il Pd non potevano non sapere, altrimenti, come dice un noto giornalista sarebbero stati degli allocchi. Per noi nulla cambia: complici o allocchi non possono guidare una Istituzione.
Auspichiamo che la magistratura bolognese e anche quella reggiana, scavi a fondo nel sottobosco di complicità politiche, burocratiche e professionali che hanno consentito alla mafia di costruire mezza Città, di avere i permessi e di riciclare il danaro. E’ mai possibile che Reggio sia l’unica città dove duecento indagati per mafia abbiano potuto compiere i reati a loro contestati, senza alcuna complicità. Il muro del silenzio e diciamolo dell’omertà deve cadere. Ci aspettiamo invece risposte precise, pronte e rapide alle domande che formuleremo”.