Mafia: inizia Aemilia, tribunale blindato
REGGIO EMILIA – Avvio ordinato per il maxi-processo Aemilia contro la ‘ndrangheta, che dopo ritardi, querelle istituzionali, e un prefabbricato installato a tempo di record e costato oltre mezzo milione di euro a Regione e Comune, inizia questa mattina la fase del dibattimento nel tribunale di Reggio Emilia.
Alla sbarra, mentre a Bologna si avviano a conclusione le udienze preliminari e dei riti abbreviati che coinvolgono 71 persone, ci sono 147 imputati, di cui 77 reggiani.
Fin dalle prime ore della mattinata l”area del palazzo di giustizia è strettamente presidiata dalle forze dell’ordine: Carabinieri e una camionetta dell’esercito. Controlli con metal detector anche all’ingresso dell’aula prefabbricata e impronte digitali prese agli avvocati che acconsentiranno. Riprese all’interno solo quando autorizzate dal presidente della corte.
Per quanto riguarda la disposizione delle parti: in fondo all’aula si trova la corte; a presiedere lo stesso presidente del tribunale Francesco Maria Caruso, affiancato da Andrea Rat e Cristina Beretti. Gli imputati siederanno a destra: una ventina di loro, i detenuti già tradotti nel carcere di Reggio, è nelle celle arrivate da Bologna.
A sinistra dovrebbero essere invece collocati i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, le parti civili (una quarantina in tutto) e i loro difensori. In fondo, vicino alla porta, l’area stampa.
Ai testimoni (un migliaio circa le richieste di audizioni avanzate da Dda, parti civili e difese) è stata dedicata una saletta apposita.
L’udienza di oggi, molto tecnica, è dedicata alla costituzione delle parti e alla definizione del calendario delle udienze. Si prevede subito dopo un rinvio di circa due settimane.
Soddisfatto il presidente dell’Ordine degli avvocati di Reggio, Franco Mazza, che commentando il completamento dell’aula prefabbricata parla di “un vero e proprio miracolo”. Mazza, che si è speso a lungo affinche” il dibattimento si celebrasse a Reggio, commenta poi: “Come ordine ci siamo schierati dalla parte del diritto e del buon senso”.
Dal presidente della Camera penale reggiana Noris Bucchi arriva l’invito ai colleghi avvocati ad indossare, in questa giornata, un nastro bianco sulla toga “per testimoniare che ogni imputato deve essere considerato un presunto innocente fino a sentenza definitiva”. Bucchi lancia anche un secondo appello invitando “a non confondere gli avvocati con i loro assistiti, una cosa inaccettabile”.
In tribunale anche Stefano Bonaccini, presidente della Regione che si e” costituita parte civile. “Non credo che la nostra sia una terra di mafia – dice – ma piuttosto penso che le mafie sono da tanti anni al nord, la parte più ricca del paese”. Sono “un problema serio – prosegue Bonaccini – ma ci sono gli anticorpi per combattere una battaglia che può’ essere vinta e colpire duramente chi si è reso responsabile di illegalità”. Il governatore cita infine il testo unico per la legalità in discussione in Regione, augurandosi che nel dibattito “ci sia convergenza politica”.