Terrorismo, Bini: “L’imam espulso fece votare Maioli alle primarie Pd”

27 luglio 2016 | 16:13
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Terrorismo, Bini: “L’imam espulso fece votare Maioli alle primarie Pd”

ll sindaco di Castelnovo Monti: “Al seggio di Felina chiamava i musulmani a votare per lui. Non sapevano neanche quello che facevano. Lo feci notare a lui e al partito”. E ancora: “Appena diventato sindaco feci chiudere quella moschea. Quell’uomo non parlava con il sindaco Montemerli perché era una donna”

CASTELNOVO MONTI (Reggio Emilia) – L’imam reggiano espulso dall’Italia per i suoi violenti sermoni antioccidentali,  aveva sostenuto Giuliano Maioli, uno dei candidati alle primarie del Partito democratico a Castelnovo Monti il 2 marzo del 2014. Lo conferma a Reggio Sera il suo ex sfidante, il sindaco di Castelnovo Monti, Enrico Bini. Maioli, fra l’altro, era il candidato sostenuto dal Pd contro Bini che, non essendo iscritto al partito, veniva considerato un outsider e non è mai stato ben digerito dal Partito Democratico montano.

“A me non piaceva quel personaggio – dice il primo cittadino – ma devo dire che Maioli forse non sapeva che era estremista. Mohammed Madad sosteneva alle primarie proprio lui. Era fuori dal seggio di Felina, organizzava l’afflusso e chiamava i musulmani con il telefonino per farli venire a votare per Maioli. Una volta chiusi i seggi, ho fatto notare, anche a Maioli, che non mi sembrava un comportamento corretto, perché Madad faceva venire a votare per lui gente che non parlava neanche l’italiano e non sapeva quello che faceva”.

Non è la prima volta che si verificano problemi di questo tipo nella nostra provincia con gli immigrati. Una cosa del genere accadde anche a Reggio Emilia, alle primarie del Pd, proprio due anni fa, al seggio del Catomes Tot. In quell’occasione gli extracomunitari andarono a votare in massa per il candidato del Pd, l’assessore all’immigrazione Franco Corradini. In seguito ai problemi emersi, il Partito democratico annullò il voto e Corradini fu cacciato dalla giunta.

Ma torniamo a Bini le cui critiche, a quanto pare, non furono prese bene dal Pd della montagna. Continua il sindaco: “Non è stata gradita dal Pd locale, la mia iniziativa di andare a parlare a Maioli per lamentarmi di quello che era successo. Però mi sembrava importante perché Madad era un personaggio che si rifiutava di incontare il sindaco di Carpineti, perché era una donna (allora era Nilde Montemerli) e teneva chiuse in casa le sue donne”.

Dopo la sua elezione Bini decise di chiudere il centro islamico di Felina, perché non era regolare dal punto di vista dei permessi urbanistici. Continua il primo cittadino: “Dopo l’elezione è venuto in Comune e mi ha detto che voleva riaprire la moschea, ma ho capito che non era una bella persona. Gli ho chiesto un impegno rispetto a una serie di problemi relativi alla sua comunità e di collaborare con noi, ma non l’ho più visto. Quali erano i problemi? Principalmente lo spaccio e poi il fatto che era troppo integralista. Non mi piaceva l’atteggiamento che aveva verso le donne della sua famiglia e più in generale verso le altre”.

Ma poi, con il tempo, la situazione dentro la comunità è cambiata. Continua Bini: “Sono venute altre persone, tutte giovani, a chiedermi di riaprirla e io ho detto: “Iniziamo a ragionarci”. Sono ragazzi giovani e laureati che hanno riaperto un centro islamico dove le preghiere del venerdì sono tradotte in italiano. E’ sempre in un garage di fianco al cinema, ma la storia è completamente diversa. Questi si integrano con la comunità, dialogano e risolvono i problemi. Al festival dello Slow food, l’anno scorso, avevano perfino uno stand”.

Ma dove è finito poi Madad? Conclude Bini: “Non so. Lui abitava a Carpineti. Mi sembra che abbia continuato a mantenere rapporti con un marocchino che ha offerto casa sua, in quella frazione, per gli incontri fra musulmani”.