L’ordine minaccia cause legali: “Non avete il permesso, non richiamatevi a Beata Scopelli”. Gli ultracattolici: “Non è marchio ordine”
REGGIO EMILIA – A due giorni dalla processione “di riparazione” contro il gay pride di Reggio Emilia, una doccia gelata investe il comitato cattolico intitolato alla “Beata Giovanna Scopelli” che l’ha promossa. L’ordine Carmelitano dell’Antica osservanza (i cosiddetti carmelitani “calzati”, ndr) ha infatti inviato una formale diffida “per utilizzo non autorizzato del nome della Beata della chiesa cattolica e monaca carmelitana Giovanna Scopelli”.
L’atto, diramato dall’ufficio legale dell’ordine (nella persona dell’avvocato Massimo Merlini, dello studio legale Merlini & Merlini di Roma) e’ affidato agli organi di informazione perche’, chiarisce la Postulatrice generale dei Carmelitani Giovanna Brizi, “non avendo potuto individuare gli organizzatori del sedicente comitato che, come noto, comunica solo attraverso i media, siamo impossibilitati a notificare la diffida per vie legali”.
Il messaggio e’ pero’ chiarissimo: “L’utilizzazione del nome della Beata Giovanna Scopelli (fondatrice e prima priora del monastero carmelitano di Reggio, ndr) non e’ stato in alcun modo autorizzato”. L’ordine pertanto “diffida ed invita il comitato a desistere immediatamente dall’utilizzo del nome nella sua denominazione o in altro contesto”. E ancora: “Il riferimento al culto locale della Beata Giovanna Scopelli, il cui sacello e’ posto in Cattedrale dopo un importante e notorio intervento di recupero e restauro, non e’ stato mai concesso da chi ne ha la suddetta legittima prerogativa”. E cioe’ “ferme rimanendo le competenze della Chiesa locale ed Universale, nell’ordine Carmelitano dell’Antica osservanza, in qualita’ peraltro di attore della causa di canonizzazione della beata”.
Sulla processione di preghiera contro il gay pride, infine, i Carmelitani prendono nettamente le distanze, dichiarandosi “estranei ad iniziative di tale natura”. Per questi motivi, conclude la diffida, “si invita e diffida dall’uso di riferimenti ecclesiastici di cui il comitato e’ privo di titolarita’”, e si evidenzia che “perdurando tali abusi verranno valutate tutte le tutele del caso, ivi comprese iniziative da sottoporre alle verifiche dell’autorita’ giudiziaria”. Prima dell’ordine carmelitano aveva preso le distanze dal comitato cattolico anche la Diocesi reggiana, non concedendo – perche’ non avvisata – l’utilizzo del sagrato della cattedrale per la processione.
I no pride: “Beata Scopelli non è marchio ordine”
Sul nome della “Beata Giovanna Scopelli”, adottato dal comitato cattolico reggiano che sabato sfilera’ in processione contro il gay pride della citta’, “non emerge alcun profilo di proprieta’ intellettuale, poiche’ il nome della beata reggiana non e’ ne’ stato depositato dall’ordine come marchio, ne’ dal comitato impiegato a scopo di lucro”. E’ una delle obiezioni mosse a stretto giro di posta all’Ordine dei Carmelitani che oggi, con una formale diffida, ha invitato il comitato a desistere dall’utilizzo della denominazione della beata. Gli anti gay pride sostengono inoltre che “essendo la beata Scopelli personaggio storico, pubblico e notorio, addirittura oggetto di venerazione e’ patrimonio della chiesa universale di cui il comitato fa a pieno titolo parte”.
La processione organizzata, infine, viene considerata “un evento liturgico e di preghiera, pienamente cattolico e profondamente consonante con cio’ che la Beata Scopelli ha vissuto, insegnato e testimoniato con la sua vita e i suoi miracoli”. Fin qui le diatribe sulla dottrina liturgica, ma il comitato evidenzia anche un fatto molto concreto: “Dall’Ordinario di Reggio Emilia non e’ giunto al comitato alcun divieto: ne’ ad effettuare la processione, ne’ a porsi sotto il patrocinio della Beata”. Da ultimo, chiudono i cattolici, “e’ superfluo sottolineare come l’ordine Carmelitano non possa lamentare alcun danno giuridicamente rilevante (ne’ materiale, ne’ tantomeno morale) dall’associazione del nome della Beata ad una processione di fedeli cattolici in preghiera”.