La nostra provincia, con 308 casi registrati dal 1996 al 2014, è quella dove il mesotelioma ha la più alta incidenza in rapporto alla popolazione in Emilia-Romagna
REGGIO EMILIA – La nostra provincia, con 308 casi registrati dal 1996 al 2014, è quella dove il mesotelioma ha la più alta incidenza in rapporto alla popolazione in Emilia-Romagna. E’ quanto emerge dal Registro regionale “Rem” secondo il quale, in tutto, sono 603 i morti sul lavoro (Inail) nel periodo 2007-2012 e 804 per mesotelioma maligno. La malattia si manifesta 30-40 anni dopo l’esposizione ed è in forte aumento: da 73 casi del 1996 ai 154 del 2013.
Guardando alle altre province, si registrano, 188 casi in quella di Piacenza, 254 a Parma, 220 a Modena, 224 a Ferrara, 217 a Ravenna, 150 Forlì-Cesena e 92 in provincia di Rimini. Complessivamente si tratta di 2.127 casi in regione, per i quali è stata accertata l’esposizione all’amianto, considerata la causa principale della malattia.
Nel Reggiano erano 9 le aziende dove questo materiale veniva prodotto, ma sono decine quelle dove i manufatti venivano impiegati. I lavoratori reggiani direttamente esposti nelle fasi di lavorazione sono stati 3mila, ma il rischio potenziale riguarda una fascia di popolazione molto più ampia: quella dei familiari dei dipendenti, di chi abitava vicino agli stabilimenti o che ha frequentato i luoghi contaminati.
Il picco della malattia è previsto nel 2025: negli ultimi anni i casi rilevati sono più che raddoppiati, passando dai 73 l’anno del 1996 ai 154 del 2013. Il 74,7% dei casi è stato diagnosticato dopo i 64 anni, l’1,9% prima dei 45 anni e il restante 23,4% nella fascia d’età 45-64 anni. Nella maggioranza dei casi si tratta di uomini (1.529, il 72% circa).
Il convegno
Nella giornata mondiale delle vittime del lavoro e dell’amianto la Cgil Regionale, insieme all’Afeva, associazione dei familiari delle vittime di amianto, organizza una giornata di convegno con il comune di Rubiera, che ne ospiterà i lavori nella mattinata, e con il comune di Bologna che invece sarà sede del convegno nel pomeriggio.
Un convegno che a Rubiera ha un significato particolare e dove la parola amianto fa paura. La provincia di Reggio Emilia riscontra infatti l’indice di incidenza di patologie gravi più alto della Regione. I lavori inizieranno al Teatro Herberia alle 09,30 e tanti sono gli interventi previsti.
Il messaggio principale, che il convegno porta anche nel titolo, è legato alle possibilità presenti e future di rimuovere, in maniera sicura, tutto l’amianto che vi è in Regione. Per questo, innanzitutto bisogna partire dal localizzarlo. Su questo terreno ad esempio il Comune di Rubiera porta in dote un’interessante esperienza di “catasto immobiliare amianto”, nata proprio per individuare la presenza del materiale sugli edifici del territorio comunale.
“Esiste un piano nazionale di smaltimento amianto da ultimare nel 2023, mentre le direttive europee parlano del 2028 – spiega Ciro Maiocchi, responsabile dipartimento salute e sicurezza Cgil – bisogna stoccarlo in maniera perenne e definitiva e per farlo bisogna che sia fatta una mappatura dei capannoni industriali dismessi così come delle piccole realtà rurali. Si stima -continua – che in Italia ci siano circa 32 milioni di tonnellate di amianto”.
Responsabilizzare i privati con percorsi chiari e a prezzi calmierati porterebbe alla riduzione dell’amianto, allo stesso tempo eviterebbe il sorgere di discariche abusive.
“Nei prossimi anni, si prevede nel 2025 – conclude Dirce Fantini, Sportello amianto Cgil Reggio Emilia e Afeva regionale – ci sarà il picco di patologie gravi collegate all’esposizione lavorativa e ambientale dell’amianto. Stime dovute ad un periodo di oltre 30 anni di latenza dal manifestarsi delle patologie rispetto all’avvenuta esposizione” .
Il problema amianto fa ancora parte della nostra società. Smaltirlo in maniera sicura, giacché distruggerlo è impossibile, diventa un passaggio doveroso a tutela di tutta la collettività.