I soldi saranno versati in cambio di asset dell’azienda: Energy finirà al Ccfs
REGGIO EMILIA – Il movimento cooperativo corre in soccorso del Ccpl e versa 55 milioni di euro in cambio di asset. E’ quanto emerge, secondo quanto scrive la Gazzetta di Reggio, dal piano di ristrutturazione del debito presentato nei giorni scorsi al pool di banche creditrici. Ora bisognerà attendere la risposta degli istituti di credito per capire cosa accadrà al Ccpl schiacciato da una perdita di 101 milioni di euro nel 2013.
Anche nel 2014 è previsto infatti un bilancio in perdita, ma meno ingente della precedente. I soldi in arrivo dal movimento cooperativo prevedono la cessione di parte del patrimonio industriale detenuto dal Ccpl: fra gli asset più rilevanti il settore carburanti gestito tramite Energy, realtà tra le più promettenti che acquista su larga scala prodotti pretroliferi da rivendere poi tramite la rete di distributori low-cost Enercoop, Estense Energy e Adriatica Energy.
Ad acquisire queste attività è il Ccfs, finanziaria delle cooperazione rossa presieduta da Lino Versace, anche amministratore delegato di Ccpl. Un affitto di ramo d’azienda che giunge a pochi mesi di distanza dal passaggio di Gesta nelle mani di Coopservice, e dalla cessione di parte degli immobili al fondo immobiliare chiuso Namira 7, quest’ultima operazione del valore di 20 milioni di euro.
Il Ccpl spera che l’intervento delle coop convincano le banche creditrici della solidità del piano di rientro, anche perché la cooperativa ha chiesto semplicemente il mantenimento degli attuali affidamenti. Su tutta la vicenda, però, pende ancora la maxi multa in arrivo dall’Antitrust della Commissione Europea, che contesta la creazione di un cartello europeo sui prezzi tra aziende del confezionamento, tra le quali c’è Coopbox, controllata sempre dal Ccpl.
Una sanzione che si potrebbe aggirare attorno ai 45 milioni di euro, somma già accantonata a fine 2013. La speranza, però, è che sia inferiore, forse al massimo 10 milioni di euro. Pare fra l’altro che la Commissione abbia accettato la cosiddetta “inability to pay”, una clausola di salvaguardia dell’attività e dei posti di lavoro che punta alla riduzione della sanzione per evitare ricadute sociali.