‘Ndrangheta, sequestrati beni per 30 milioni

30 ottobre 2015 | 10:15
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Nei confronti dei fratelli di Montecchio Palmo e Giuseppe Vertinelli. Secondo l’accusa avrebbero continuato a lavorare con un prestanome trasferendo i subappalti a un’azienda creata a Verona

REGGIO EMILIA – I carabinieri del Ros e dei comandi di Reggio e Parma stanno eseguendo da ieri un grosso sequestro di beni, per un valore complessivo di 30 milioni di euro, a Reggio Emilia, Parma, Crotone, Aosta e Verona, su ordine della sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio e richiesto dalla Dda di Bologna, nei confronti dei fratelli Palmo e Giuseppe Vertinelli, originari di Cutro e residenti a Montecchio, attualmente detenuti nel carcere Dozza di Bologna per associazione mafiosa, riciclaggio e intestazione fittizia di beni.

Nel complesso la misura di prevenzione patrimoniale ha interessato, oltre alla Sime srl di Verona, altre 11 aziende, 71 immobili, 22 autoveicoli e diversi rapporti bancari e finanziari.

Il provvedimento, che integra i sequestri già disposti in ambito penali, colpisce il patrimonio dei fratelli Vertinelli avvalorando “gli elementi che li fanno ritenere vera e propria emanazione imprenditoriale del sodalizio calabrese di matrice ‘ndranghetista attivo sul territorio emiliano con epicentro a Reggio Emilia, capace di un’autonoma e localizzata forza di intimidazione e collegato alla cosca Grande Aracri di Cutro con promanazioni in Emilia Veneto e Lombardia”.

Dal provvedimento emergerebbe anche “il rapporto funzionale fra il boss Grande Aracri e gli imprenditori Palmo e Giuseppe Vertinelli, asserviti al programma affaristico della cosca e ai suoi obiettivi di infiltrazione del sistema economico emiliano, calabrese, veneto e con propaggini in Val d’Aosta”. Il provvedimento, inoltre, avrebbe permesso di “individuare le ricchezze anche personali accumulate attraverso prestanome, disvelando i complessi meccanismi di intestazione fittizia e di titolarità occulta ideati per reimpiegare i capitali derivanti dai reati-fine dell’associazione nonché le provviste direttamente riconducibili al boss Nicolino Grande Aracri”.

Infine “di scoprire le ulteriori condotte criminali dei fratelli Vertinelli i quali, nonostante i precedenti sequestri subiti a gennaio, febbraio e luglio, hanno ripreso le attività imprenditoriali intestando ad un giovane prestanome una nuova società, la Sime srl, fissandone la sede legale in provincia di Verona, all’evidente scopo di sottrarsi alle attenzioni investigative in Emilia-Romagna, trasferendo alla Sime i subappalti precedentemente assegnati alle società già sottoposte a sequestro, conservando in tal modo la disponibilità del patrimonio reale dell’azienda confiscata e riversando indebitamente all’interno di essa gli asset riconducibili alle aziende sequestrate, compresi clienti, fornitori e maestranze”.