Apre punto di ascolto in stazione, gli immigrati: “Non lo sapevamo”
Solo due o tre rappresentanti della comunità islamica all’inaugurazione del laboratorio di cittadinanza #casaComune. I gestori extracomunitari dei negozi in viale IV Novembre: “Nessuno ci ha detto nulla”
REGGIO EMILIA – L’orchestra suona, l’albero di Natale è stato acceso, il buffet c’è, la “#casaComune”, rigorosamente con hastag, è stata aperta in viale IV Novembre, ma fra le circa cento persone presenti all’inaugurazione gli immigrati, saranno stati due o tre. Eppure questo spazio che il Comune ha inaugurato nasce con le migliori intenzioni, a metà tra un punto di ascolto e un laboratorio di cittadinanza.
Al suo interno, una volta alla settimana, sarà presente l’assessore Natalia Maramotti che, con il suo staff, lavorerà direttamente a contatto con i cittadini, per coordinarne le attività in fase di start up e per aumentare la qualità del dialogo con la comunità.
Tuttavia è singolare che forse quelli che dovrebbero essere i principali fruitori di questo spazio, gli immigrati, non sapessero nulla di questa iniziativa. Probabilmente gli inviti alle comunità sono anche stati mandati, come ci racconta un funzionario del Comune, ma i titolari dei negozi in viale IV Novembre non sapevano nulla dell’apertura di “#casaComune”.
Entriamo in un call center e chiediamo al gestore pakistano se qualcuno li avesse avvisati. “No, noi non sapevamo nulla di questa cosa. Davvero c’è una festa?”. Più spiritosa la parrucchiera cinese, proprio di fianco allo spazio aperto dal Comune. Ci dice: “Sì, ho visto che stavano organizzando qualcosa, ma non sapevo cosa fosse. Comunque ha fatto bene a dirmelo, così magari dopo andiamo a mangiare qualche cosa”.
Anche in altri due negozi gestiti da immigrati non sanno nulla di questa inaugurazione. Ci spostiamo poco più in là, in piazzale Marconi, dove fa bella mostra un’insegna molto multietnica, con il nome in cinese preceduto dalla parola osteria. Anche qui ci dicono: “Festa, quale festa. Inaugurazione? Non sapevamo nulla”.