Brescello, la relazione choc di Alfano al capo dello Stato
BRESCELLO (Reggio Emilia) – Pubblichiamo integralmente, tratta dalla Gazzetta ufficiale, la relazione inviata da ministro dell’Interno, Angelino Alfano, al presidente della Repubblica in cui viene chiesta la firma, del decreto ministeriale che ha portato allo scioglimento del Comune di Brescello. La firma è poi stata concessa e il documento è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Il ministro dell’Interno scrive al capo dello Stato riportando a stralci il contenuto della relazione inviatagli, in precedenza, dalla Commissione prefettizia che per mesi ha passato al setaccio il Comune di Brescello (potete leggere qui la relazione per esteso della commissione). La relazione è anche un pesantissimo atto di accusa nei confronti di Ermes e Marcello Coffrini, padre e figlio, che per quasi trent’anni hanno governato il paese.
Al Presidente della Repubblica
“Nel comune di Brescello (Reggio Emilia) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita’ organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l’imparzialita’ degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 25 maggio 2014, nonche’ il buon andamento dell’amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica. Le risultanze di alcune inchieste giudiziarie svolte negli ultimi anni hanno reso palese la presenza sul territorio comunale di una cosca della ‘ndrangheta interessata ad infiltrarsi nel tessutoeconomico-sociale anche attraverso l’opera di imprenditori collusiche hanno favorito il riciclaggio di denaro proveniente da attivita’criminali.
Emerge dalle indagini la figura di un esponente malavitoso, residente a Brescello – legato, per vincoli parentali, ad una ‘ndrina operante al di fuori del contesto regionale emiliano destinatario di una condanna definitiva per mafia e di misure di prevenzione patrimoniale per un valore di circa cinque milioni di euro, in partegia’ confiscati. Recentemente e’ stata data esecuzione ad una ulteriore operazionedi polizia giudiziaria nei confronti di beni appartenenti al predetto esponente malavitoso, con il sequestro di immobili, aziende e terreni. Nel corso delle ultime indagini e’ stata accertata, in particolare, la capacita’ della cosca di acquisire appalti pubblici e privati e di ostacolare il libero esercizio del voto.
La presenza della criminalita’ organizzata sul territorio, l’attribuzione da parte del comune di lavori a ditte poi risultate destinatarie di provvedimenti prefettizi interdittivi, le minacce perpetrate ai danni di alcuni amministratori comunali, nonche’ la continuita’ nel governo dell’ente da parte di alcuni amministratori eletti nelle ultime consiliature, sono stati i segnali di allarme che hanno indotto il Prefetto di Reggio Emilia, con decreto del 10 giugno 2015, poi prorogato, a disporre una mirata attivita’ di accesso nel comune di Brescello, ai sensi dell’art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (TUOEL).
La Commissione incaricata delle verifiche ispettive ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto, sentito nella seduta del 12 gennaio 2016 il Comitato provinciale per l’ordinee la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del Procuratore distrettuale antimafia di Bologna e del Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, ha redatto l’allegata relazione del 20 gennaio 2016, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da’ atto della sussistenza di concreti, univoci erilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita’ organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto ipresupposti per l’applicazione delle misure di cui al citato art.143.
Il 30 gennaio 2016, il sindaco di Brescello ha rassegnato le dimissioni dalla carica, ai sensi dell’art. 53 del TUOEL, che hanno dato luogo allo scioglimento del consiglio comunale ed allacontestuale nomina, con decreto del Presidente della Repubblica 24febbraio 2016, di un commissario straordinario per la provvisoria gestione amministrativa del comune, ai sensi dell’art. 141 del TUOEL.
“La cosca è riuscita ad accreditarsi nelle articolazioni economiche e sociali”
I lavori svolti dalla commissione d’accesso hanno preso in esame, oltre all’intero andamento gestionale dell’amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l’ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria. Il Prefetto considera innanzitutto come, attraverso le moderne strategie sociali, la cosca operante a Brescello sia riuscita ad accreditarsi nelle articolazioni economiche e sociali, con comportamenti solo apparentemente innocui, allo scopo di evitare reazioni di allarme sociale che si sarebbero potute prefigurare inpresenza di episodi violenti ed eclatanti.
“Atteggiamento di acquiescenza degli amministratori nei confronti della locale famiglia malavitosa trasformatasi in condizione di assoggettamento”
L’atteggiamento di acquiescenza degli amministratori comunali che si sono avvicendati alla guida dell’ente, nei confronti della locale famiglia malavitosa, in linea con le predette strategie, si e’ poi trasformato in una condizione di vero e proprio assoggettamento al volere di alcuni affiliati alla cosca, nei cui riguardi l’ente, anche quando avrebbe dovuto, e’ rimasto, negli anni, sostanzialmente inerte.
Significative, in tal senso, sono la tolleranza e l’accondiscendenza del sindaco nei confronti della figura di vertice della consorteria locale, tanto radicate da indurlo a rilasciare ai media, il 28 agosto 2014, alcune dichiarazioni di grande impatto in favore del capo cosca locale, in contrasto con il ruolo istituzionale svolto, che esige rigore morale ed osservanza dei principi dilegalita’, imparzialita’ e terzieta’.
Le esternazioni pubbliche del primo cittadino hanno provocato polemiche sia all’interno dell’amministrazione, con la presentazione di una mozione di sfiducia – respinta il 29 settembre 2014 dal consiglio comunale – che all’esterno, con l’avvio di un ampio dibattito mediatico, sfociato in una manifestazione pubblica. Alla predetta manifestazione hanno partecipato anche esponenti della locale cosca, che hanno attivamente assicurato il proprio sostegno all’amministratore. Nell’occasione e’ stata effettuata una raccolta di firme, molte delle quali appartenenti a soggetti vicini o contigui alla consorteria.
E’ un dato fattuale che tra i latori della lista delle firme vi fosse anche un soggetto legato da stretti vincoli familiari con il titolare di una ditta che ha operato per il comune nel settore edile, poi raggiunta da interdittiva prefettizia antimafia. Si tratta della stessa ditta che aveva sponsorizzato, nel settembre 2013, la realizzazione di una rotonda stradale, con la fornitura di materiale e di parte della manodopera, in base ad una iniziativa, del tutto personale e privata, di un soggetto, futuro candidato sindaco di Brescello, presentatore di una lista che al tempo e’ risultata la seconda piu’ votata.
Il promotore dell’iniziativa in questione – che sara’ poi eletto consigliere comunale di minoranza in occasione delle consultazioni elettorali del 2014 – al termine dei lavori ha dato pubblicamente atto, attraverso gli organi di stampa, del contributo spontaneamente fornito dall’impresa, assicurando in tal modo una credibilita’ sociale alla ditta controindicata, di cui ne ha apertamente riconosciuto la generosita’ e la disponibilita’ nei confronti della citta’.
All’epoca dei fatti, un consigliere comunale di maggioranza incarica svolgeva anche le funzioni di membro della commissione permanente urbanistica e quelle di responsabile tecnico della ditta sponsorizzatrice. In occasione, poi, di un importante evento comunale che si e’ svolto con il patrocinio del comune il 22 agosto 2015, la «17ªcamminata Peppone e Don Camillo», la sponsorizzazione economica e mediatica dell’iniziativa e’ stata assicurata anche da una ditta il cui amministratore unico e’ sempre il titolare della ditta controindicata di cui si e’ trattato.
“La cosca ha cercato di violare la libera espressione del voto”
La cosca ha cercato, durante la campagna elettorale relativa alle consultazioni amministrative del 2014, di violare la libera espressione del voto, tentando, con minacce, di impedire la candidatura, non gradita alla consorteria, di un soggetto che poi diverra’ consigliere di minoranza. Esercitando il tipico metodo mafioso della sopraffazione, le stesse minacce sono state rivolte ad uno stretto congiunto del predetto amministratore. Sintomatiche delle indebite interferenze della criminalita’organizzata sono le intimidazioni ai danni di un consigliere comunaledi minoranza, particolarmente attivo in iniziative volte a richiamare l’attenzione della popolazione sulla presenza della cosca sul territorio comunale.
Le successive indagini preliminari condotte a seguito della denuncia degli episodi di intimidazione hanno portato all’individuazione di alcuni soggetti ritenuti responsabili dei fatti, tra cui figurano uno stretto congiunto del locale esponente mafioso, alcuni sottoscrittori della raccolta di firme in favore del sindaco, nonche’ un altro componente della famiglia malavitosa locale, accusato, in particolare, di aver costretto, con minacce, il predetto amministratore ad intervenire con un comunicato stampa direttifica in relazione ad alcune dichiarazioni rese.
“Alloggio demaniale assegnato a un parente del locale vertice della ‘ndrina”
Nell’ambito del processo a carico di quest’ultimo, nell’udienza del 3 febbraio 2016,il Pubblico ministero ha chiesto la condanna ad anni 20 di reclusione. Alcuni dei predetti soggetti erano stati destinatari delle contestate benevole considerazioni del sindaco, esternate nel corso dell’intervista del 28 agosto 2014. Rileva, ai fini della presente relazione, la vicenda dell’assegnazione di un alloggio demaniale ad un parente del locale vertice della ‘ndrina, peraltro in passato tratto in arresto per il delitto di estorsione.
L’immobile, che nel 2008 era stato acquisito in concessione dalla regione Emilia-Romagna, dopo alcuni interventi di ristrutturazionedisposti dal comune, e’ stato assegnato in sub-concessione, fino al 2013, al predetto congiunto dell’esponente mafioso, che gia’ occupava abusivamente lo stabile. Da quella data ad oggi, anche se il contratto e’ scaduto, ilsub-concessionario continua ad occupare la struttura comunale, senza aver mai versato alcun canone all’amministrazione. Il mancato pagamento dei canoni di locazione troverebbe giustificazione nel fatto che il comune ha riconosciuto al sub-concessionario un credito dallo stesso maturato per ulteriori opere di sistemazione dei locali – peraltro mai autorizzate dall’ente, ne’ collaudate – il cui ammontare non risulta comprovato da alcuna fattura o ricevuta.
Grave e’ anche la circostanza che l’attribuzione dell’alloggio e’ avvenuta in deroga alle graduatorie comunali, in base ad una scelta discrezionale dell’amministrazione, adottata in assenza di alcun criterio oggettivo. Anche un altro soggetto risulta beneficiario di un alloggio demaniale, con esiguo canone di locazione, assegnato dal comune sulla base della dichiarazione reddituale dell’interessato, sulla quale l’ente non ha mai disposto alcuna verifica circa l’effettivo stato d ibisogno del dichiarante, che – gravato da precedenti di polizia – e’ legato da vincoli parentali con esponenti della consorteria ed e’ amministratore unico di una societa’ confiscata alla cosca.
“Atteggiamento di accondiscendenza che ha connotato la conduzione dell’ente nel corso di più consiliature”
L’atteggiamento di accondiscendenza nei confronti della consorteria ha connotato la conduzione dell’ente nel corso di piu’ consiliature e si e’ andato consolidando negli anni anche grazie alla sostanziale continuita’ gestionale derivante dalla costante presenza di alcuni amministratori, che si e’ tradotta in una continuita’ politico-amministrativa e di intenti degli organi elettivi, senza prese di posizione o interventi in discontinuita’ rispetto a fatti che si sono verificati in passato. Nel 2011 l’amministrazione comunale ha avviato la ristrutturazione dell’ultimo piano dell’edificio scolastico, permutarne la destinazione.
I lavori di rifacimento del manufatto, eseguiti prevalentemente con fondi pubblici su un bene demaniale, non sono stati commissionati dal comune, ma affidati da un’associazione,all’uopo istituita, divenuta stazione appaltante in violazione della normativa in materia di appalti pubblici.
La predetta associazione ha infatti commissionato le opere ad una societa’ oggi confiscata, riconducibile ad uno stretto parente del piu’ volte citato vertice della consorteria. Secondo quanto riferito dalla commissione d’indagine, gli interventi sarebbero stati affidati alla ditta in questione per l’asserita possibilita’ di proseguire i lavori anche nel mese di agosto, senza alcuna interruzione per la pausa estiva; l’attivita’ degli operai e’ stata, invece, sospesa il 29 luglio, per riprendereil 25 agosto 2011 e terminare il 20 settembre 2011.
Rileva il Prefetto di Reggio Emilia come nella vicenda l’ente abbia assunto un comportamento estremamente incauto sul piano della regolarita’ amministrativa della procedura adottata nonche’ sulla scelta, tramite un terzo privato, di un soggetto appaltatore assolutamente controindicato. Non e’ priva di significato la circostanza che all’epoca dei fatti l’attuale sindaco svolgesse le funzioni di assessore con deleghe all’urbanistica ed edilizia privata, ambiente, sicurezza ecommercio.
“Assunzioni di soggetti vicini alla ‘ndrangheta e varianti e affidamenti a favore di ditte controindicate”
Oltre all’emblematica vicenda del cambiamento di destinazione dell’edificio scolastico, assumono rilievo nell’ottica della continuita’ gestionale dell’ente, le assunzioni di soggetti vicini alla ‘ndrangheta, l’adozione della variante per la realizzazione di un esercizio commerciale, gli affidamenti nel settore dei lavori pubblici a ditte controindicate. I fatti sopra illustrati non disgiunti dall’articolata serie di elementi indiziari risalenti anche alle precedenti consiliature in relazione ai collegamenti tra la criminalita’ organizzata e gli amministratori dell’ente inducono a ritenere urgente l’adozione del provvedimento di cui all’art. 143 del TUOEL, quale misura avanzata diprevenzione, per assicurare la massima tutela dell’interesse della collettivita’ brescellese.
Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti dell’amministrazione comunale di Brescello, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita’ dell’istituzione locale, nonche’ il pregiudizio degli interessi della collettivita’, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalita’.
Sebbene il processo di ripristino della legalita’ nell’attivita’del comune sia gia’ iniziato attraverso la gestione provvisoria dell’ente affidata al commissario straordinario, ai sensi dell’art.141 del citato decreto legislativo n. 267/2000, in considerazione dei fatti suesposti e per garantire l’affrancamento dalle influenze della criminalita’, si ritiene, comunque, necessaria la nomina della commissione straordinaria di cui all’art. 144 dello stesso decreto legislativo, anche per scongiurare il pericolo che la capacita’ pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni elettorali.
L’arco temporale piu’ lungo previsto dalla legge per la gestione straordinaria consente anche l’avvio di iniziative e di interventi programmatori che, piu’ incisivamente, favoriscono il risanamento dell’ente. Rilevato che, per le caratteristiche che lo configurano, il provvedimento dissolutorio previsto dall’art. 143 del decreto legislativo citato puo’ intervenire quando sia gia’ disposto il provvedimento per altra causa, differenziandosene per funzioni edeffetti, si propone l’adozione della misura di rigore nei confronti del comune di Brescello (Reggio Emilia), con conseguente affidamento della gestione dell’ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtu’ dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire, nel tempo, la rispondenza dell’azione amministrativa ai principi di legalita’ e al recupero delle esigenze della collettivita’. In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi”.