Renzi: “Quello che accade a Roma non è politica”
Il presidente del Consiglio davanti a 500 persone: “L’Italicum si può cambiare, ma solo con una legge migliore”. E ancora: “Fuori dal Pd non c’è una sinistra migliore”. Ironia su Berlusconi e D’Alema: “Si amano”. E chiude sventolando il Tricolore
REGGIO EMILIA – “Se la loro reazione è quella dell’attacco gratuito e vile dell’insulto e della polemica demagogica, noi non dobbiamo scendere a loro livello. Quello che accade a Roma non è politica, ma noi siamo dispiaciuti e siamo disposti a collaborare. Noi non godiamo delle disgrazie altrui”. Lo ha detto oggi dal palco di Festareggio il premier Matteo Renzi, alludendo ovviamente alle vicende dei Cinque Stelle a Roma, di fronte a una platea di circa cinquecento persone venute ad ascoltarlo.
Ha aggiunto il premier: “Ci sono partite difficili da affrontare insieme, perché la bellezza della politica è trovare le soluzioni migliori con il compromesso. Il fanatismo di chi non crede al compromesso è quello di chi non conosce la bellezza del dialogo e del confronto”.
Poi è passato a parlare di riforme: “Se la riforma del mercato del lavoro l’avessimo fatta dieci anni fa, come ha fatto la socialdemocrazia tedesca, perché l’ha fatta Schroeder e non la Merkel che è passata alla cassa, oggi l’economia starebbe meglio. Noi stiamo cercando di rimettere in moto la speranza. C’è chi diceva no all’Expo e meno male che noi abbiamo detto sì. C’è che dice che non si possono fare i grandi evnti in Italia perché c’è chi ruba. Quando c’è chi ruba non biosogna arrestare l’opera, ma il ladro”.
E ancora: “C’è chi dice che siamo tutti uguali. Non è vero. Non siamo tutti uguali: c’è chi la trasparenza la pratica e chi ne parla. C’è chi la scrive sul blog e sulle mail che non legge e c’è chi la mette nella Costituzione. Noi non siamo quelli che fanno i discorsi, raccontano le storielle e vivono nella realtà virtuale. C’è molto da fare e sarà bello farlo insieme”.
E sul referendum dice “La partita più grande è quella del referendum? Sì perché non è in ballo un governo o la storia personale di uno o dell’altro, ma la credibilità di un Paese. E vi dò un nome e cognome di un uomo che fatto la storia di questo paese ed è Giorgio Napolitano. E’ grazie a lui se questo Paese è ancora in piedi e le riforme hanno il suo nome”.
Quella che sarà sottoposta al referendum “non è riforma che dà più poteri al premier – continua il premier – di riforme che davano più poteri al premier ce n’erano due: una voluta da Berlusconi, una da D’Alema, ma non son passate”. Poi la battuta sui due ex presidenti del Consiglio: “Non ironizzate su Berlusconi e D’alema, quando ci sono amore e affetto ci deve essere rispetto. Non fate battute”
Ma il premier ha parlato anche alla sinistra interna: “Lo dico ai tanti che trovano qualcosa che non va, a chi dalla mattina alla sera si lamenta: fuori dal Pd non c’è una sinistra migliore, la rivoluzione del proletariato, fuori dal Pd e da questo Pd c’è l’Afd in Germania, la Le Pen in Francia, Farage in Inghilterra e in Italia il qualunquismo e la demagogia in camicia verde”.
Renzi ha citato anche il match con Carlo Smuraglia che si terra’ a Bologna il 15 settembre. Il segretario-premier e’ partito dalla discussione nel partito sulla scelta di schierare le feste dell’Unita’ per il si’ al referendum. “Ho visto la polemica di una parte dei nostri amici che dicono: non dobbiamo dire che queste Feste sono per il si’ al referendum. Perche’ cosa dobbiamo essere allora? – chiede Renzi alla platea dem – un partito non e’ che puo’ essere per il ”boh”, per il ”mah” o il ”non lo so”. Un partito deve indicare una direzione e deve dire che per l’Italia c’e’ bisogno di cambiare”.
Questo pero’, avverte ancora Renzi, “non vuol dire non rispettare quelli che non la pensano come noi, non confrontarsi. Io per il rispetto che porto ad una persona come Carlo Smuraglia, presidente di un’associazione di cui non condivido la scelta, cioe’ l’Anpi schierata per il ”no”, “gli ho chiesto ”per piacere vieni ad una festa dell’Unita’ e discutiamo insieme”. Perche’ per noi le porte sempre saranno aperte al confronto e al dialogo. Ma non rinuncio alla nostra identita’, questo paese non ne puo’ piu’ di vent’anni in cui si e’ discusso ma non si sono risolti i problemi”.
Il presidente del Consiglio, fra l’altro, aveva visitato lo stand dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) al suo arrivo alla festa dell’Unità di Reggio Emilia. Ad accoglierlo c’era il presidente reggiano dell’ associazione, Ermete Fiaccadori. Durante la visita allo stand è stata regalata a Renzi una maglietta rossa con la scritta Partigiano Reggiano.
Il premier ha chiuso il suo discorso sventolando il Tricolore nella città in cui nacque come bandiera nazionale nel 1797, per rilanciare il “sì” al referendum costituzionale di autunno e dicendo: “Non credo alla logica dei muri, ma al confronto delle piazze. Vi chiedo questo per il referendum e per i prossimi mesi: non c’è in ballo semplicemente la risposta a un quesito, c’è una distinzione profonda tra un’Italia che è capace di dire sì al futuro e un’Italia che impaurita vuole fermarsi al livello di oggi. È un’Italia che dice che non cresceremo più, staremo fermi e rinchiudiamoci nei nostri confini”.