Guerra di mafia, tre arresti per gli omicidi Ruggiero-Vasapollo

19 ottobre 2017 | 06:17
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Guerra di mafia, tre arresti per gli omicidi Ruggiero-Vasapollo

Grazie alle dichiarazioni del pentito Valerio, Nicolino Grande Aracri, Nicolino Sarcone e Angelo Greco sono stati accusati del duplice omicidio

REGGIO EMILIA – Anche grazie alle dichiarazioni rese al processo Aemilia dal pentito Antonio Valerio, e’ oggi completo il quadro dei due omicidi di ā€˜ndrangheta che nell’autunno del 1992 sconvolsero le comunita’ della citta’ e della provincia di Reggio Emilia. Per gli attentati in cui furono freddati Nicola Vasapollo (crivellato di proiettili nella sua casa di Reggio in via Pistelli mentre era ai domiciliari il 21 settembre del 1992) e Giuseppe Ruggiero (ucciso il 22 ottobre seguente a Brescello da un ā€œcommandoā€ di uomini travestiti da Carabinieri) sono stati individuati dalla Polizia, oltre ai mandanti, anche gli esecutori materiali dei fatti di sangue.

I loro nomi sono scritti nelle tre ordinanze di misure cautelari – emesse dal Gip di Bologna al termine di un’articolata inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia – eseguite oggi dagli agenti della Questura reggiana che hanno svolto le indagini con i colleghi di Bologna. Destinatari dei provvedimenti, giĆ  in carcere, sono Nicolino Grande Aracri, capo dell’omonima cosca di Cutro che operava in Emilia, Nicolino Sarcone suo braccio destro e Angelo Greco detto ā€œLinoā€, capo della ā€˜ndrina radicata nel torinese.

Tutti e tre gli esponenti apicali del sodalizio malavitoso sono gia’ detenuti per altra causa, rispettivamente nelle carceri di Opera, Roma e Torino. Sono invece indagati a piede libero, sempre in relazione ai due omicidi, Antonio Le Rose detto ā€œRene'ā€, classe 1966, Antonio Ciampa’ detto ā€œil coniglioā€, classe 1958 e lo stesso pentito Antonio Valerio che in aula ha raccontato di aver preso parte ad uno degli episodi, ma senza aver sparato. Nei confronti dei tre indagati sono in corso perquisizioni.

Per i due omicidi, che si inseriscono nel quadro della lotta per il predominio tra l’allora cosca dominante delle famiglie Grande Aracri, Dragone e Arena e gli ā€œscissionistiā€ Ruggiero e Vasapollo, sono stati condannati in via definitiva come mandanti nel 1997 Raffaele Dragone, tutt’ora detenuto e Domenico Lucente, suicida in carcere.

Le indagini della Polizia (le due squadre Mobili di Bologna e Reggio Emilia e il servizio investigativo centrale) per risolvere i due ā€œcold caseā€ sono durate all’incirca quattro mesi, con un lavoro certosino di esame dei tabulati Sip di 25 anni fa, di incartamenti processuali riguardanti altri episodi riconducibili alla stessa guerra di mafia, di multe stradali, fino all’individuazione delle amanti degli uomini del clan. Tra i risultati, ad esempio, la ricostruzione del percorso fatto dai killer per uccidere Ruggiero, transitando su un ponte che oggi non esiste piu’.

Il questore: ā€œLavoro meticoloso, trovati riscontri a dichiarazioni pentitiā€
ā€œSe fosse un film – commenta il questore reggiano Isabella Fusiello – potremmo parlare di ā€˜ritorno al passato’: gli investigatori si sono ritrovati a vivere quegli anni per ricostruire alcune vicende che non erano emerse e su cui oggi e’ stata fatta piena luceā€. E’ ā€œstato fatto un lavoro davvero meticoloso e la verita’ su questi delitti e’ stata possibile anche grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti che hanno trovato subito e in tempi anche abbastanza brevi un riscontroā€, aggiunge Fusiello.

Lo conferma anche il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato che evidenzia ā€œla collaborazione di Antonio Valerio che e’ attualmente sub iudice nel dibattimento di Reggio Emiliaā€ e il lavoro fatto ā€œintrecciando le sue dichiarazioni con quelle fatte in passato dall’altro collaboratore Angelo Corteseā€. E’ ovvio, spiega Amato, ā€œche non ci si poteva solo affidare a questa volonta’ di collaborazioneā€, ma si dimostra ā€œl’importanza dell’accertamento giudiziario che si sta portando avanti nel processo Aemilia, che e’ la molla scatenante rispetto a queste intenzioni collaborativeā€.

In merito ai pentiti il procuratore ribadisce infatti: ā€œNon pretendiamo che alla base di questa scelta di tagliare i legami con la societa’ criminale ci sia una metamorfosi morale. Non ci accontenteremo mai solo delle dichiarazioni, ma faremo un’attivita’ di riscontro fino a fornire elementi incontrovertibiliā€. Amato infine prende atto della positiva volonta’ ā€œdi tutta la societa’ di ripulirsi da questi anticorpi negativiā€ e si dice ā€œfiducioso del buon esito del processo Aemilia che ha avuto gia’ riscontri importanti nell’abbreviato di appelloā€.