“Sex & Revolution”, la mostra a luci rosse di Fotografia europea
A Palazzo Magnani l’esposizione che indaga la genesi delle trasformazioni nel modo di concepire e vivere la sessualità tra gli anni ’60 e ’70
REGGIO EMILIA – “A che serve la rivoluzione se non c’è copulazione?”. E’ la provocatoria domanda che emerge dal film Marat-Sade di Peter Brook, ispirato al dramma di Peter Weiss. La domanda se la devono essere posta in tanti, tra gli anni ’60 e ’70 e una risposta, forse, potreste trovarla nella bella mostra “Sex & Revolution, immaginario, utopia, liberazione”, a Palazzo Magnani, curata da Pier Giorgio Carizzoni, sotto la direzione scientifica di Pietro Adamo, docente di sociologia all’Università di Torino, che indaga la genesi delle trasformazioni nel modo di concepire e vivere la sessualità tra gli anni ’60 e ’70.
In quella che, c’è da scommetterci, sarà la mostra più visitata e iconica di Fotografia europea 2018, si affronta il tema della sessualità in quegli anni attraverso oltre 300 reperti d’epoca: sequenze cinematografiche, fotografie d’autore, fumetti, rotocalchi, libri, locandine di film, installazioni multimediali, ambientazioni con oggetti di design, musica e molto altro. Un percorso che presenta materiali poliedrici e alcuni scatti di importanti fotografi tra cui Angelo Frontoni e Paola Mattioli, compiendo, in cinque ricche sezioni, una puntuale analisi socio-culturale di un pezzo di storia dirompente e rivoluzionaria.
Reggio Sera ha visto la mostra in anteprima, rigorosamente vietata ai minori di diciotto anni, anche se, viste oggi, quelle immagini fanno quasi sorridere a noi, abituati a ben altro. Eppure, all’epoca, la pornografia non veniva considerata come qualcosa da consumare in modo solitario davanti a un computer o a un cellulare, come accade, oggi, ma diventava un modo per contestare la società e minare il “sistema”. Il sesso come strumento per sovvertire gli schemi e per rivoluzionare i rapporti sociali in una società che era ancora molto indietro su questi temi. Ecco quindi che ciò che può sembrare ingenuo oggi, perché acquisito, allora era dirompente.
D’altronde, in quell’epoca, in cui il “privato era pubblico”, la sessualità non poteva certo restare qualcosa di racchiuso nelle quattro mura della propria vita privata. I Beatles, addirittura, nel ’68 cantavano “Why don’t we do it on the road” (perché non lo facciamo per strada?). Passa un anno e nell’agosto del ’69, a Woodstock, mezzo milione di americani nudi “lo fanno” direttamente in un campo in uno dei più famosi concerti della storia del rock.
La mostra “Sex & Revolution” ci parla di questo: ci sono, ovviamente, le immagini di Woodstock, ma anche le prime pillole anticoncezionali, i primi vibratori, i film porno dell’epoca, le prime riviste porno e i fumetti porno. C’è pure una sala proiezioni in cui, fra i tanti film a luci rosse dell’epoca, si vede un uomo al Cremlino, ipotizziamo Breznev, che con la Pravda sul tavolo, amabilmente intrattenuto da una ragazza, all’apice del piacere pigia il famigerato pulsante rosso e fa partire il missile che scatenerà la terza guerra mondiale. A pensarci a modo, anche alla luce di recenti vicende, l’immaginario erotico dei leader politici non sembra essersi più di tanto evoluto.