Concussione, truffa e peculato: nei guai due vigili

17 luglio 2018 | 07:03
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Concussione, truffa e peculato: nei guai due vigili

Arrestato, ai domiciliari, Tito Fabbiani, vicecomandante della polizia municipale della Val d’Enza e sospesa dal servizio per sei mesi Annalisa Pallai. Burani: “Collocati a riposo dallo scorso aprile. Al vicecomandante già revocata la nomina. Si valuta il licenziamento”

REGGIO EMILIA – I carabinieri di Castelnovo Monti hanno arrestato (ai domiciliari) un vigile e sospeso dal servizio un altro componente del corpo di Polizia Municipale della Val d’Enza. L’indagine, avviata sin da novembre 2017 a seguito di un esposto anonimo giunto alla Procura ed ad altri enti istituzionali della provincia, ha portato alla luce un vero e proprio “sistema di potere” che sarebbe stato messo in atto dagli indagati che sono accusati di abuso d’ufficio, peculato, omessa denuncia, truffa aggravata ai danni dello Stato e mobbing.

I militari hanno raccolto numerose prove, anche grazie a intercettazioni telefoniche ed ambientali. Nel corso dell’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Valentina Salvi, sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico del vice comandante Tito Fabbiani, originario di Felina e della sua compagna, un ispettore capo del corpo della Polizia Municipale dell’Unione Val d’Enza, Annalisa Pallai, originaria di Collagna, che ora sono accusati di abuso d’ufficio, peculato, omessa denuncia, truffa aggravata ai danni dello stato e “mobbing”.

In particolare è emerso che gli indagati, abusando della loro qualità di pubblici ufficiali, avrebbero indotto un noto imprenditore della Val d’Enza a concedere loro in comodato gratuito (utenze comprese) un’abitazione a San Polo. Secondo i carabinieri il vicecomandante avrebbe utilizzato una Mazda Cx3, acquistata dall’Unione come mezzo di servizio, per scopi personali, in modo esclusivo e continuativo, con ingente danno patrimoniale arrecato alla Pubblica amministrazione. Sarebbe inoltre emerso un consolidato quadro di comportamenti illeciti posti in essere durante il servizio quali pause non autorizzate, accudimento di figli minori anche nel luogo di lavoro e assenze ingiustificate.

Sarebbe stato documentato anche “un massiccio ricorso” del vicecomandante Tito Fabbiani alle pratiche di mobbing e bossing nei confronti di dipendenti e collaboratori, che si sarebbero estrinsecate in una serie estenuante di vessazioni psicologiche e maltrattamenti con aggressioni verbali, obblighi di prestazioni non rientranti nelle mansioni di servizio, richieste di delazione nei confronti di colleghi, sotto la costante minaccia, se non avessero ottemperato alle sue richieste, di essere assegnati a turni di lavoro meno favorevoli o sottoposti a procedimenti disciplinari o ancora di vedere negate le proprie richieste in materia di ferie, permessi e orari di servizio. Un vero e proprio “sistema di potere” basato su minacce, umiliazioni e demansionamenti che si perpetuava sin dal 2010.

Sulla base della notevole mole di prove acquisite il Gip del Tribunale di Reggio Emilia, Luca Ramponi, su richiesta del pm Valentina Salvi, ha disposto gli arresti domiciliari per il vicecomandante Tito Fabbiani e la sospensione dal servizio per sei mesi per Annalisa Pallai dato che è madre di un bambino piccolo.

Burani: “Fabbiani e Pallai a riposo dallo scorso aprile. Al vicecomandante già revocata la nomina. Si valuta il licenziamento”
Sulla vicenda interviene Paolo Burani, presidente dell’Unione Val d’Enza che, a nome di tutti i sindaci del territorio dà “il pieno sostegno all’operato delle forze dell’Ordine e della magistratura”. Scrive Burani: “Siamo indignati nell’apprendere i capi d’accusa a carico degli operatori Fabbiani e Pallai componenti del nostro comando di Polizia municipale. La gravità delle accuse ci porta ad essere fermi nel dire che ci auguriamo che sia fatta luce su tutto, e che si proceda in modo rapido e senza sconti a nessuno.
È nell’interesse dell’ente e della comunità fare assoluta chiarezza sull’operato delle persone coinvolte, al fine di salvaguardare il lavoro di tanti altri dipendenti pubblici dei Comuni e dell’Unione, in primo luogo gli agenti della Polizia municipale, che ogni giorno operano sul territorio con impegno e dedizione per la sicurezza delle persone, lavorando con diligenza, rispetto dei cittadini e delle Istituzioni, e in piena osservanza delle norme. Fatti come questo rischiano di porre in cattiva luce gli importanti servizi ogni giorno messi a disposizione della Comunità, ed è assolutamente necessario allontanare tutti quelli che non vivono il servizio pubblico come servizio alla Comunità, ma lo usano per secondi fini”.

E aggiunge: “Pur non essendo al corrente nel dettaglio dei capi d’accusa , gli Uffici dell’Unione hanno fornito nei mesi scorsi il massimo supporto agli organi inquirenti, al fine di fare luce su eventuali illeciti. A partire dalla fine del 2017 sono stati forniti copie di atti, fascicoli, tabulati sulle presenze, atti amministrativi, ed ogni altro documento utile a fare luce in generale sull’organizzazione del servizio ed in particolare sul comportamento dei dipendenti in questione. Dallo scorso aprile, pur non avendo informazioni in merito alle indagini né elementi giuridicamente rilevanti per sospendere dal servizio gli agenti in questione, ma volendo comunque adottare possibili misure cautelari, la comandante, Cristina Caggiati, ha provveduto collocandoli a riposo in attesa degli sviluppi”.

Successivamente, nel mese di maggio, è pervenuta la richiesta di revocare ad entrambi i dipendenti l’arma d’ordinanza. Sempre a scopo cautelativo, non essendo il dipendente in servizio in quanto collocato a riposo come sopra esposto, la comandante – oltre a revocare l’arma come disposto – ha predisposto nei confronti di Fabbiani la revoca di nomina quale vicecomandante. La notizia di reato appresa in mattinata consentirà di provvedere con atti di maggiore forza per sanzionare le condotte illecite molto gravi che hanno portato all’arresto, secondo le modalità previste dal Contratto di lavoro degli Enti locali, fino al possibile licenziamento”.

Conclude Burani: “Valuteremo inoltre la possibilità di costituirci parte civile per i danni ricevuti dall’Ente a seguito dei comportamenti illeciti perpetrati dai due dipendenti. L’approfondita indagine svolta dalla Magistratura e dai Carabinieri, se da un lato evidenzia condotte individuali riprovevoli, dall’altro evidenzia il funzionamento regolare di tutti i servizi ed il corretto comportamento di tutti gli altri dipendenti, ai quali va il sostegno dell’Amministrazione e l’incoraggiamento a proseguire nell’importante lavoro quotidiano a servizio della comunità”.