Parco innovazione, quando la ricerca scientifica incontra le imprese
Qui si studia di tutto: larve di mosche soldato per produrre bioplastica, Parmigiano Reggiano iposodico con poco sale, impianti a biogas che riciclano elementi naturali per trasformarli in energia e microvespe “Alien” che distruggono le cimici
REGGIO EMILIA – Larve di mosche soldato per produrre bioplastica, Parmigiano Reggiano iposodico con poco sale, impianti a biogas che riciclano elementi naturali per trasformarli in energia, microvespe “Alien” che distruggono le cimici. L’innovazione tecnologica, quella più vicina alle applicazioni reali, alle necessità delle aziende, allo sviluppo economico del territorio trova e troverà nel Parco innovazione la sua massima espressione.
E’ qui il fiore all’occhiello della ricerca made in Reggio che favorisce il trasferimento tecnologico e porta la ricerca sull’innovazione e le nuove tecnologie ad un livello applicativo utile alle imprese.
Qui lavorano, fianco a fianco, ricercatori nei settori meccanica avanzata\meccatronica, ambiente ed energia ed agroalimentare. Abbiamo incontrato alcuni dei nuovi lavoratori delle Reggiane Parco Innovazione che fanno ricerca industriale nell’ambito agrifood ed energie rinnovabili nei laboratori di Crpa Lab (una divisione del Centro Ricerche Produzioni Animali), una delle prime realtà ad insediarsi al Tecnopolo con i laboratori di analisi sensoriale e quelli lattiero caseari, e di Biogest Siteia dell’Università di Modena e Reggio.
Si studia come rendere sostenibile, e nello stesso tempo innovare, la filiera vitivinicola. Ma anche il biogas che può servire per illuminare le città e il biometano far andare gli autobus. Per non parlare del lavoro di chi studia gli insetti, cercando di capire come debellare il flagello delle cimici in agricoltura. Attività che, anche grazie alla collaborazione di Fondazione REI cui è affidata la gestione del Tecnopolo di Reggio Emilia, sono cofinanziate dalla Regione Emilia-Romagna con risorse europee (Por Fesr). Abbiamo incontrato alcuni dei lavoratori del Parco innovazione.
Lara Maistrello, di Biogest Siteia, entomologa, lavora come ricercatrice all’università di Modena e Reggio. Racconta: “Mi occupo di insetti, in particolare delle cimici che d’estate devastano i propdotti nei campi. Stiamo studiando strategie sostenibili e degli antagonisti naturali efficaci per tenerle sotto controllo, fra cui il lancio nei campi di microvespe ‘Alien’, un tipo di insetto parassita delle uova delle cimici. Per quel che riguarda le mosche soldato, invece, ci interessano le larve. Le maciniamo e otteniamo delle bioplastiche che si possono utilizzare sul terreno come teli di pacciamatura che poi sono biodegradabili. Cosa penso del Parco innovazione? E’ un’idea geniale con strutture nuove per poter coinvolgere ricercatori e imprese”.
Poco più in là lavora Mirco Garuti, biotecnologo del Crpa Lab. Ci dice: “Noi qui studiamo la digestione anaerobica e come fare per ottenere energia elettrica o biometano dagli scarti industriali delle aziende agricole. Inoltre offriamo servizi alle aziende che hanno impianti a biometano. Il Parco Innovazione? Mi aspetto che, giorno dopo giorno, possa continuare a crescere e ad attirare talenti nazionli e internazionali”.
Di fianco a lui c’è Anna Garavaldi, pure lei ricercatrice del Crpa Lab, ma della sezione alimentare. Racconta: “Io mi occupo di analisi sensoriale e lattiero casearia. Lavoriamo su progetti europei e ministeriali. Adesso stiamo cercando di realizzare un Parmigiano Reggiano iposodico con poco sale. Il Parco innovazione? Mi aspetto che diventi sempre più grande con la possibilità di sinergie fra i centri che si trovano all’interno”.
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