Bibbiano, Andrea Bedotti: l’ingegnere con il vizio del gol
Intervista alla punta ex Parma, Mantova e Traversetolo. Alla sua terza stagione a Bibbiano. L’attaccante: “Non potevo andarmene dopo una retrocessione, voglio rivedere la squadra in Eccellenza. Il mio consiglio? Lavoro e carriera accademica sono più importanti del calcio: ai ragazzi consiglio di studiare”
BIBBIANO (Reggio Emilia) – Dieci anni in Eccellenza, dopo aver fatto la gavetta con Parma (settore giovanile) e Mantova (Primavera). Oggi, Andrea Bedotti, è una delle punte più forti della zona. A 26 anni ha freschezza e esperienza per dare il massimo. Una punta che ha sempre militato in Eccellenza ma che, per una questione di principio (raro ma vero) ha rifiutato diverse offerte da campionati più importanti perché non accettava il fatto di dover salutare Bibbiano dopo una retrocessione.
Terzo anno consecutivo a Bibbiano. Giusto?
Sì, certo. Tre anni molto intensi che mi hanno insegnato moltissimo. Nella prima stagione abbiamo dato il massimo, arrivando al settimo posto. L’anno successivo, per via di qualche partenza illustre e di qualche infortunio di troppo siamo retrocessi. Mai mi sarei aspettato di vedere quella squadra retrocedere, avevamo la qualità per salvarci ma purtroppo è andato tutto storto. Oggi siamo in Promozione, non siamo la squadra più forte sulla carta ma stiamo dimostrando di avere le carte in regola per correre per il primoposto.
Elegante la tua decisione di restare dopo la retrocessione. Complimenti
Sono molto legato al direttore Ivan Galaverna e a tutti i dirigenti. Mi hanno cercato per diversi anni, fino a convincermi a salire a bordo. Sono persone meravigliose che danno tantissimo al calcio. Non volevo lasciarli dopo una così severa sconfitta. Nulla di drammatico: la Promozione non è così male, ma credo sia importante dare peso ai rapporti personali. Voglio riportare il Bibbiano dove merita di stare”
Come giudichi la qualità del campionato?
Non è male, ma l’Eccellenza è molto più competitiva e stimolante. Questo è il mio primo anno in Promozione, è una sorta di nuova esperienza, ma preferisco l’Eccellenza. Il livello più alto ti aiuta a dare di più”
Parliamo della squadra, come ti sembra?
Mi sembra una Juniores (sorride). A 26 anni sono considerato uno dei più esperti. La squadra è di grande qualità, ci sono giovani pronti per fare bene, ragazzi seri che stanno dando continuità. Inoltre ci sono dei ragazzi più esperti che stanno dimostrando di essere abbastanza maturi per guidare uno spogliatoio., Il giusto mix tra giovani e meno giovani.
Come ti trovi con mister Beretti?
Allenatore visionario. Nei dilettanti è unico. A volte schiera 8-9 giovani. Non rinuncia mai al gioco, professa la tattica e la tecnica, ha idee molto raffinate ed è unico nella valorizzazione dei giovani. La società ha scelto bene.
Punta di pregio ma anche studente di successo
Mi sono laureato da poco in ingegneria meccanica. Cerco di dare il massimo sia al lavoro che in campo, dando però priorità allo studio e alla carriera professionale.
Non hai mai trascurato i libri, anche quando alla tua porta bussavano club importanti
Fortunatamente non ho mai pensato di poter vivere giocando a pallone. Oggi lavoro per una nota azienda di Parma, mi sono laureato e nonostante tutto gioco sempre in squadre di primo livello. A volte è facile trascurare la carriera accademica o quella professionale sognando di arrivare in Serie A. Io sono sempre rimasto molto coi piedi per terra, nonostante le chiamate importanti e le esperienze a Parma e Mantova. Quello che consiglio è di impegnarsi nello sport con serietà ma di utilizzare il calcio come valvola di sfogo. Allenarsi e giocare a pallone è bellissimo, ma serve serenità e soprattutto serve una professione da svolgere tutti i giorni, per tutta la vita.