Secondo l’accusa il capogruppo Pd ha autenticato delle firme false per la lista Centro Democratico in vista delle elezioni regionali del novembre 2014. La difesa: “Era in buona fede”. A fine marzo la sentenza
REGGIO EMILIA – La procura ha chiesto un anno di condanna, ridotta a otto mesi per effetto del giudizio abbreviato, per il capogruppo del Pd Andrea Capelli, imputato in un processo perché, secondo l’accusa, ha autenticato delle firme false per la lista Centro Democratico in vista delle elezioni regionali del novembre 2014.
Alcune firme sono palesemente fasulle, una anche di un deceduto, altre, secondo l’accusa, non autenticate di persona. Capelli, difeso dagli avvocati Nicola Tria e Giulio Cesare Bonazzi, si è sempre difeso sostenendo che era inconsapevole che quelle firme fossero false e ha aggiunto che non aveva alcun interesse ad autenticare delle firme fasulle. Una leggerezza, insomma. Senza dolo. I suoi avvocati chiedono dunque la piena assoluzione di Capelli e, in caso di eventuale condanna, l’applicazione delle attenuanti generiche.
Questo per restare sotto ai sei mesi di condanna e scongiurare gli effetti della legge Severino che, solo in caso di sentenza definitiva, quindi dopo le amministrative 2019, potrebbe eventualmente portare all’incandidabilità, ma non alla sospensione, prevista da reati più consistenti.
A fine marzo la sentenza del giudice Sarah Iusto. Capelli nel rito abbreviato è coimputato insieme a Rita Manfredi.La terza imputata, Ramona Nadia Cretulescu, prosegue invece con il rito ordinario.