Rubavano merce nei negozi e la spedivano in Marocco: denunciati
Nei guai, per ricettazione, due famiglie magrebine composte da sei persone. Trovata merce per 100mila euro nelle loro cantine e garage
REGGIO EMILIA – Colpivano sistematicamente supermercati e negozi della citta’, razziando beni tra i piu’ disparati: dagli alimentari ai cosmetici, passando per medicine, abbigliamento, e persino un televisore. Poi una volta al mese, almeno dalla scorsa estate, trasportavano tutto via nave a Tangeri, in Marocco, in container che partivano da Genova.
Ad incastrare la banda e’ stato il nucleo speciale “antidegrado” della Polizia municipale di Reggio Emilia (che da marzo dell’anno scorso affianca la squadra antidroga) che ha denunciato a piede libero per ricettazione sei persone, tutte marocchine, residenti nella zona sud ovest di Reggio e “ben integrate” in citta’. Si tratta nello specifico di due uomini e quattro donne, alcuni con piccoli precedenti, appartenenti a due nuclei familiari.
A capo del primo – composto da padre, madre e figlio – c’e’ un imprenditore di 62 anni che integrava i guadagni della sua attivita’ lavorativa con il traffico illecito. Il nome dell’uomo non e’ stato diffuso “perche’ facilmente riconoscibile”, ma la sua azienda non opera nella grande distribuzione o nel campo della ristorazione. Della seconda famiglia denunciata fanno invece parte due sorelle e la loro madre.
Le indagini condotte dalla Polizia municipale, su delega della Procura reggiana, sono partite ad ottobre ed hanno portato a cinque perquisizioni nelle cantine e nei garage delle case degli indagati. Ne e’ emersa una quantita’ “incredibile” di merce sequestrata, del valore stimato di circa 100.000 euro, tale da riempire nei magazzini comunali dove e’ custodita, 15 bancali e 7000 euro in contanti.
“Al momento – commenta il comandante dei vigili Stefano Poma – stiamo faticosamente cercando di restituire la refurtiva ai legittimi proprietari. Ci siamo riusciti per una parte”. La banda e’ stata fermata nei giorni scorsi il giorno prima di imbarcarsi per il Marocco con l’ultimo carico, ora requisito.
“Probabilmente questa inchiesta non finira’ qua”, aggiunge Poma. Tra i punti da chiarire, infatti, se la merce rubata fosse destinata ad altre strutture di vendita oltremare e se le persone denunciate procedessero di persona ai taccheggi nei negozi. Alcuni oggetti sequestrati inoltre, ad esempio una cassa di shampoo ancora imballata, fanno pensare al possibile coinvolgimento di dipendenti infedeli della grande distribuzione organizzata, magari addetti ai magazzini.