Sicurezza grandi eventi affidata a profughi, arresti e perquisizioni
Richiedenti asilo, nomadi e pregiudicati gestivano la sicurezza dei concerti di Rolling Stones, Depeche Mode e di Vasco Rossi. In carcere due pregiudicati campani di Reggio, un 30enne e la madre 50enne. Indagati anche un 38enne modenese e un 63enne bolognese. Gli immigrati, molti dei quali sono ospitati in un noto centro di accoglienza reggiano, venivano sfruttati. Uno di loro: “Se fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa”
REGGIO EMILIA – Dalle coste libiche alla security. Con falsi decreti prefettizi utilizzavano “in nero” anche profughi richiedenti asilo, nomadi e pregiudicati per gestire la sicurezza dei “grandi eventi” tra cui i concerti dei Rolling Stones, Depeche Mode e di Vasco Rossi. Un meccanismo illecito che avrebbe fruttato ai suoi organizzatori almeno 100mila euro.
Sfruttando i richiedenti asilo, sottopagati e impreparati, dotati di falso decreto prefettizio, hanno messo a rischio l’incolumità di centinaia di migliaia di persone. I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Reggio Emilia, coordinati dal sostituto procuratore Valentina Salvi, dalle prime ore di questa mattina sono impegnati tra l’Emilia e la Lombardia e stanno eseguendo varie perquisizioni domiciliari e quattro ordinanze cautelari nei confronti di altrettanti indagati che dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, false attestazione a pubblico ufficiale e falso materiale in autorizzazioni amministrative.
Gli indagati
I provvedimenti cautelari, relativamente ai quali sono tuttora in corso perquisizioni domiciliari e societarie, sono stati emessi nei confronti di un 38enne modenese e un 63enne abitante a Bologna, titolari di 2 importanti società di sicurezza operanti sul territorio nazionale, a cui è stato interdetto l’esercizio di attività imprenditoriali, nonché di due pregiudicati campani con base nel reggiano, Damiano Leone, 31 anni, e la madre Francesca Ceglia, 51 anni, finiti in carcere.
I concerti
Nel corso delle indagini i carabinieri hanno monitorato numerosi grandi eventi tenutisi in diverse province del nord Italia nell’anno 2017, tra i quali il concerto dei Guns’N Roses di Imola del 10 giugno 2017, dei Depeche Mode di Milano del 28 giugno 2017, di Vasco Rossi di Modena dell’1 luglio 2017, di David Guetta di Padova del 28 luglio 2017, del DJ Salmo del 09 settembre 2017 e dei Rolling Stones di Lucca del 23 settembre 2017.
Come venivano reclutati
Secondo le indagini condotte dai militari i due arrestati, grazie a una ditta falsamente operante nel settore di “portierato”, con la complicità di almeno due società di sicurezza – formalmente titolari dei contratti di appalto o subappalto stipulati con gli organizzatori degli eventi -, hanno reclutato un centinaio di persone, tra cui profughi richiedenti asilo, sbarcati in Italia dalla Libia da pochi mesi dopo essere stati salvati in mare, nonché nomadi e pregiudicati, privi di alcun titolo autorizzatorio, dotandoli, a poche ore dai singoli eventi, di tesserini di riconoscimento che riportavano iscrizioni prefettizie della Prefettura di Napoli che attestavano, falsamente, la pubblica certificazione di addetti alla sicurezza di cui alla L. 94/2009, su cui, solo al momento dell’inizio dell’evento musicale, incollavano le fototessere degli interessati.
Con questa dotazione gli “addetti alla sicurezza”, senza essere sottoposti ad alcuna forma di controllo, venivano fatti accedere nell’area dei concerti, alcuni anche fin sotto il palco per svolgere il filtraggio del pubblico, il controllo degli effetti personali (borse, marsupi, zaini etc..) e dei biglietti, la vigilanza degli ingressi nonché di quelli riservati all’accesso delle Forze di Polizia e dei mezzi di soccorso.
Il tutto, evidentemente, secondo un meccanismo collaudato e reiterato che, di fatto, ha esposto decine di migliaia di persone ad un rischio notevole in termini di sicurezza e ciò, fra l’altro, in un periodo di elevata sensibilità ed attenzione in tema di potenziali attentati terroristici e soprattutto nonostante i dettami normativi in tema di gestione di sicurezza in occasione dei cosiddetti “grandi eventi” adottati dopo pochi giorni dai tragici fatti di Piazza San Carlo a Torino del 03 giugno 2017.
L’inizio delle indagini
Le attività investigative, durate diversi mesi, sono state avviate dopo una perquisizione domiciliare, eseguita nel corso di un’inchiesta sulla compravendita on line di case fantasma in cui sono coinvolti i due congiunti arrestati, che ha portato al rinvenimento di numerosi tesserini di riconoscimento plastificati che riportavano le generalità di cittadini stranieri. Questi sono stati poi identificati in profughi richiedenti asilo, attualmente ospitati alla Dimora D’Abramo (la società cooperativa capofila della rete di accoglienza dei migranti nella nostra provincia che non è in alcun modo coinvolta con l’inchiesta, ndr). I tesserini riportavano l’avvenuta attestazione della relativa decretazione rilasciata dal Prefetto di Napoli quali “addetti ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi” di cui alla L. 94 del 15 luglio 2009.
I due arrestati
I tesserini, come tutti quelli poi rintracciati dai carabinieri, sono risultati completamente falsi. L’approfondimento della normativa di settore ha consentito di verificare che, in assenza di appositi protocolli tra le competenti Prefetture e le associazioni di categoria, gli unici soggetti a poter essere utilizzati quali addetti alla sicurezza da parte delle relative società in occasione dei cosiddetti “grandi eventi” erano appunto solo quelli cosiddetti “decretati” ossia titolari dell’iscrizione prefettizia rilasciata a seguito della rigorosa verifica dei requisiti soggettivi nonché a seguito della frequentazione di apposito corso di formazione.
In tutti gli eventi musicali, ed in particolare nel concerto di Vasco Rossi, tenutosi al Modena Park di Modena, il primo luglio 2017, a cui parteciparono ben 220 mila persone, furono utilizzati numerosi soggetti privi di alcuna decretazione nonché quelli appositamente reclutati da e madre e figlio in possesso di falsa iscrizione. I carabinieri hanno accertato che l’utilizzo di queste persone, quasi tutte provenienti dal Senegal e sbarcate in Italia come richiedenti asilo, è dunque “sfuggito” sia ai controlli preliminari rispetto agli eventi (ossia le comunicazioni effettuate dalle due compiacenti società che comunicarono alle competenti Questure e Prefetture i falsi codici prefettizi dei relativi addetti) sia, evidentemente, anche in occasione dello svolgimento del singolo evento musicale.
La testimonianza: “Se fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa”
Questa una delle dichiarazioni maggiormente significative raccolte durante le indagini da parte di uno dei tanti richiedenti asilo reclutati ed utilizzati dagli indagati: “Sono arrivato in Italia clandestinamente nel giugno 2016 dopo essere stato salvato in mare da una nave Ong durante il mio trasporto, su uno dei tanti barconi, proveniente dalla Libia….. Una volta a Modena, da quando abbiamo cominciato il lavoro a quando lo abbiamo terminato, nessuno, né di alcuna società né delle forze dell’ordine, mi ha mai chiesto alcun documento, ovvero effettuato alcun controllo sul mio cartellino, né tanto meno sono stato oggetto di filtraggio con metal detector o di altro tipo, nemmeno visivo o sul contenuto delle mie tasche o degli effetti che portavo con me. Io mi ritengo una brava persona, ma, di fatto, trovai strana l’assenza di controllo, perché, se io fossi stato un terrorista, avrei potuto fare qualsiasi cosa”.
Tutti gli “addetti alla sicurezza” stranieri, incapaci di parlare e comprendere la lingua italiana, dopo essere stati “adescati” tramite annunci online pubblicati dagli indagati, andavano, di volta in volta, nell’abitazione dei due congiunti dove portavano una propria fototessera che la sera del concerto gli indagati incollavano sui tesserini frattanto predisposti dalle due compiacenti società.
Uno sfruttamento bestiale
Le persone così reclutate, tramite dei furgoncini, venivano quindi accompagnate sui luoghi dei singoli concerti e “affidati” a ignari referenti delle citate società per il relativo impiego. La dotazione del semplice tesserino bastava quindi per consentire agli interessati di accedere all’area del concerto per poi essere collocati nel punto prescelto per la relativa attività “di sicurezza”. Consapevoli delle disagiate situazioni economiche dei profughi, a questi ultimi venivano inoltre imposti turni di lavoro massacranti anche di 15 ore giornaliere, privi di pause e/o cambi di alcun tipo, senza poter assentarsi per il pranzo o per la cena. In molte situazioni neanche la paga concordata di soli 6 euro all’ora gli veniva corrisposta costringendoli così ad accettare un ulteriore lavoro per un secondo concerto nella speranza di vedersi versare anche la modesta somma concordata e già maturata.
Il colonnello Cristiano Desideri
Le indagini hanno quindi rivelato il sistematico reclutamento e successivo impiego di soggetti in precarie situazioni economiche, lavorative e sociali, pronti ad accettare per pochi euro, tra l’altro spesso nemmeno percepiti, di svolgere anche sino a 15 ore in piedi, per quanto attiene i profughi richiedenti asilo in un contesto linguistico a loro completamente sconosciuto, senza alcuna pausa, senza usufruire di un pasto ed esposti, in quanto privi di alcuna preparazione e formazione specifica (stante la falsità dell’iscrizione prefettizia) ai concreti pericoli in tema di ordine pubblico.
I medesimi soggetti inoltre, privi di alcuna formazione e preparazione e sempre attraverso le false decretazioni apparentemente emesse dalla Prefettura di Napoli, venivano utilizzati da D.L. e dalla madre F.C. anche come buttafuori in numerose discoteche del nord Italia. Ciò con tutti i potenziali rischi conseguenti, come purtroppo documentano i recentissimi fatti di cronaca.
Il comandante dei carabinieri reggiani Cristiano Desideri ha voluto sottolineare, in particolare, “lo stato di forte soggezione psicologica e morale degli stranieri, che volevano lavorare e proprio con questa promessa venivano attirati nella trappola”.