La chirurgia mininvasiva della stenosi carotidea

5 aprile 2019 | 12:22
Share0
La chirurgia mininvasiva della stenosi carotidea

L’Angioplastica carotidea con stent: intervento in anestesia locale ideale per pazienti che non possono sottoporsi a chirurgia

REGGIO EMILIA – Le carotidi sono le due principali arterie del collo che portano il sangue dal cuore al cervello. Questi due vasi arteriosi sono flessibili e dotati di pareti interne lisce; queste possono tuttavia andare incontro ad un progressivo irrigidimento accompagnato dalla riduzione del lume interno (stenosi), principalmente a causa dell’aterosclerosi. Questa patologia si caratterizza dall’accumulo di placche di grasso che, riducendo o interrompendo del tutto il flusso del sangue al cervello, limitano il flusso sanguigno. Spesso si considera l’aterosclerosi come un problema esclusivamente cardiaco, quando in realtà può colpire le arterie in qualsiasi zona dell’organismo.

Il professor Gioachino Coppi, responsabile del Dipartimento di Angiologia e Chirurgia Vascolare del Salus Hospital di Reggio Emilia, spiega come si manifesta questa patologia e come viene trattata all’interno della struttura ospedaliera reggiana.

Che cos’è l’aterosclerosi
Per malattia arteriosclerotica si intende un generico indurimento e perdita di elasticità delle pareti delle arterie per la formazione di placche, dette ateromi o placche aterosclerotiche, inizialmente costituite da lipidi presenti nel sangue, tra cui il colesterolo. Queste placche si depositano nello strato più interno delle arterie e, con il tempo, tendono a diventare sempre più grandi. I rischi sono la rottura, con conseguente arrivo dei frammenti al cervello, oppure la trombosi del vaso, con rischio di disabilità per danno irreparabile del cervello – ictus – o morte.

Angioplastica carotidea e stenting
Il trattamento prevede la rimozione della placca attraverso endoarterectomia carotidea (Cea), in chirurgia aperta, o con angioplastica carotidea con stent (Cas). Nel primo caso si pratica una incisione del collo in anestesia generale o locoregionale per raggiungere la carotide. Il flusso sanguigno viene interrotto temporaneamente ponendo delle pinze, o clamp, sull’arteria, così che essa possa essere aperta e la placca estratta. In alcuni casi, a mantenere il flusso al cervello attraverso l’utilizzo di un tubicino temporaneo, detto shunt. Il vaso viene poi richiuso applicando solitamente un’apposita pezza di allargamento, chiamata patch, per evitare restringimenti.
L’alternativa all’intervento di chirurgia carotidea aperta è l’angioplastica carotidea con stent (Cas). Si tratta di una procedura non invasiva, nata negli anni ’80, che permette di pulire e liberare le arterie carotidi dalle placche aterosclerotiche. Questa particolare tecnica, attraverso un’accurata preparazione, selezione, strumentazione ed esperienza, dà risultati pari o migliore rispetto alla Cea e, soprattutto, una minore mortalità.

Come si svolge l’intervento
“L’intervento si esegue in anestesia locale, il paziente resta sveglio durante tutta la procedura e ha la possibilità di comunicare ogni sua sensazione allo staff sanitario – spiega il prof. Coppi. – L’accesso arterioso è praticato di norma dall’inguine del paziente. Viene poi posto un introduttore e, con cateteri guida o con un apposito catetere “Piton GC” di mia progettazione, si porta una guida flessibile in carotide esterna.”

Salus

“Sostituito il catetere con una guida sostenuta (Supracore), su questa si porta in posizione il MoMa e si blocca il flusso carotideo gonfiando i palloni, per evitare emboli nelle fasi successive della procedura – continua il prof. Coppi. – A questo punto, si porta una guida in carotide interna, oltre la placca, si toglie la Supracore e viene rilasciato lo stent, una piccola rete metallica, nella parte del vaso sanguigno soggetta a restringimento, per proteggere le pareti delle arterie ed evitare che tornino a chiudersi (restenosi)”.

Salus

Vengono infine aspirati 60 cc. di sangue per estrarre eventuali frammenti dovuti alla dilatazione. Se il sangue al passaggio nei filtri esterni risulta pulito, si ripristina il flusso sgonfiando il pallone, altrimenti si procede di nuovo aspirando 20-40 cc. Questa procedura di filtraggio è molto veloce, richiede 3-6 minuti, adeguati ad evitare danni cerebrali.

I vantaggi della procedura
Si tratta di una procedura mininvasiva alternativa nei casi in cui i pazienti non vogliano o possano sottoporsi alla chirurgia. I vantaggi dello stent sono molto evidenti nei pazienti a rischio cardiologico e respiratorio, a collo taurino o corto e nei casi di stenosi alte della carotide interna. La Cas, rispetto alla Cea, non danneggia i glomi carotidei che regolano la pressione arteriosa, non lede nervi del collo con fastidiose parestesie e non corre il rischio di danneggiare i nervi laringei con paresi delle corde vocali. La Cas, inoltre, evita i patch con possibili cedimenti, trombi e rischio, seppure piccolo, di infezione. Per entrambe le tecniche vi è un basso rischio di restenosi – il vaso che torna a restringersi – di solitamente asintomatico, almeno per lo stent.

Il follow-up
Dopo l’angioplastica il paziente deve restare a letto e a riposo per  12-24 ore, nel corso delle quali vengono costantemente monitorate le sue condizioni di salute. È prevista una prima ecografia a 3-6 mesi, dopodiché con cadenza annuale.

L’Equipe di Angiologia e Chirurgia Vascolare del Salus Hospital
Nella Chirurgia Vascolare, settore in continua evoluzione, Salus Hospital offre un’équipe medica rappresentata dal Prof. Gioachino Coppi, dal Dott. Enrico Vecchiati e dalla Dott.ssa Elena Righi, coadiuvati nella degenza dall’equipe di Cardiologia e Cardiochirurgia con una Terapia Intensiva di altissimo livello. Si tratta di professionisti di grande esperienza professionale nel campo arterioso e venoso, che sanno affrontare con le tecniche più moderne e meno invasive le maggiori patologie vascolari.

Salus

Il professor Coppi ed il dottor Vecchiati sono stati promotori del trattamento endovascolare mininvasivo in Italia e in Europa, dove hanno le casistiche più vaste nel mondo, in particolare per le malattie occlusive ed aneurismatiche arteriose. Si sono messi in luce anche nella sperimentazione e utilizzazione clinica di un catetere, chiamato Moma e ideato dal professo Coppi, che è risultato il migliore sistema di protezione per lo stenting carotideo nel mondo, ed è utilizzato normalmente nelle cliniche che fanno capo a Gvm Care & Research.