Oltre 9980 aziende condotte da donne a Reggio e provincia
Il tessuto imprenditoriale femminile è molto presente nei servizi e si distingue per la dimensione “micro”
REGGIO EMILIA – La presenza delle donne nel tessuto imprenditoriale della provincia di Reggio Emilia ha raggiunto, a giugno 2019, le 9.985 imprese, il 18,4% sul totale delle aziende presenti nel territorio reggiano.
Un universo che si allarga e – come emerge dall’analisi di genere sull’imprenditoria reggiana effettuata dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio – presenta caratteristiche che la differenziano, a volte in modo molto evidente, da quella maschile.
L’imprenditoria rosa, innanzitutto, si caratterizza per una maggiore concentrazione nel settore dei servizi, dove operano oltre 6.700 aziende condotte da donne, più dei due terzi del totale, contro il 46,7% nel caso delle imprese maschili. Contemporaneamente, quello femminile risulta un segmento imprenditoriale poco “industrializzato”, poiché solo 13 imprese su 100 costituite da donne operano nell’industria, compreso il settore edile, a fronte di quasi 40 su 100 per quelle maschili.
Una minore presenza nel settore industriale fa sì che l’imprenditoria femminile sia anche un po’ meno “artigiana” di quella maschile: un quarto delle imprese guidate da donne sono artigiane (2.533), mentre quelle maschili, con 7.452 aziende, rappresentano il 35,7% del totale.
Il tessuto imprenditoriale femminile della provincia di Reggio Emilia si distingue anche per la sua spiccata dimensione “micro”. Il numero medio di addetti per impresa raggiunge le 3 unità contro le 4,8 di quelle maschili; oltre a ciò, poco più di 92 imprese su 100 guidate da donne non hanno oltre i 5 addetti, di cui quasi 46 su 100 hanno solo un addetto (4.568).
La forma giuridica adottata dalle “capitane d’impresa” riflette quindi tale configurazione dimensionale: le imprese femminili, più frequentemente di quelle maschili, sono costituite come ditta individuale (63,7% contro 49,5%), scontando un gap proprio sulle forme più strutturate, che vanno da quella di società di persone (15,5 contro 20,4%) a quella di società di capitali (18,9 contro 26,5%). Negli ultimi anni, però, anche l’imprenditoria femminile si sta irrobustendo alla luce di una crescita proprio delle società di capitali rispetto alla dinamica delle ditte individuali e delle società di persone: considerando gli ultimi cinque anni, la quota di società di capitali è cresciuta di oltre due punti e mezzo percentuali (da 16,3% a 18,9%) a fronte di un calo della quota delle imprese individuali (da 64,4% a 63,7%) e delle società di persone (da 17,5% a 15,5%).
Negli ultimi anni, poi, anche il fare impresa al femminile si sta trasformando e l’avventura imprenditoriale è vista come un’opportunità, non solo come semplice autoimpiego ma anche come piena affermazione professionale post formativa.
Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui la presenza giovanile è maggiore tra le imprese femminili: quasi 11 imprese rosa su 100, ovvero 1.090 su 9.985, sono guidate da under 35, mentre quelle a conduzione maschile si fermano al 7,5% (3.312 su 44.143).
Oltre all’età delle imprenditrici, anche l’età dell’impresa è inferiore rispetto a quella delle aziende a guida maschile, infatti quasi un terzo delle imprese femminili registrate a fine giugno 2019 è stata iscritta dal 2015 in poi (quota che scende al 22% per quelle maschili).
Leggermente superiore rispetto a quanto avviene per le imprese maschili è la partecipazione straniera: sono infatti il 16,5% delle femminili totali le imprese straniere gestite da donne (1.643), mentre per quelle a conduzione maschile la quota scende al 14,9%, effetto di una forte presenza femminile nei settori ad alta intensità di imprenditorialità straniera quali il sistema moda e il commercio.