Carcere, muffe e gelo: digiuno degli agenti per protesta
il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria racconta le difficili condizioni in cui i detenuti si trovano a vivere e gli agenti a lavorare
REGGIO EMILIA – “I colleghi in turno si sono astenuti dalla mensa e hanno deciso di digiunare. È impensabile che si preparino e si cucinino i pasti in locali dove soffitto e pareti sono ricoperti di muffa. Senza dimenticare le temperature bassissime: nella mensa degli agenti ci sono otto gradi”. Anna La Marca, agente penitenziaria alla sezione femminile della casa circondariale reggiana e vicesegretario regionale del Sinappe, il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria, racconta cosi’ le condizioni in cui i detenuti si trovano a vivere e gli agenti a lavorare.
“La situazione rasenta il sopportabile: stiamo tutti al freddo. Anche gli accasermati, pur pagando una sorta di affitto al ministero, non hanno riscaldamento. L’acqua delle docce e’ appena tiepida. Nella mensa degli agenti si muore di freddo, il momento del pasto e’ diventato fonte di tensione e stress. Le cuoche cucinano e servono con giacconi, cappelli e sciarpe. Va avanti cosi’ da anni, ogni ottobre e’ la stessa storia. Per ovviare a questo disagio, qualche anno fa abbiamo ricevuto in prestito dalla Protezione civile dei ‘cannoni’ che sparano aria calda, ma non sono sufficienti per tutto l’istituto. Peraltro, molti non sono adatti agli interni: ci sono vani in cui non si respira per la puzza di benzina e cherosene”.
Oltre 400 i detenuti a oggi accolti nella casa circondariale reggiana, quasi completamente non riscaldata adeguatamente. Niente doccia calda, ne’ nella sezione maschile, ne’ in quella femminile. “Per fortuna – dice La Marca la neve e le notti di gelo sono state ancora poche, ma siamo solo all’inizio di gennaio. In carcere fa freddo: anche i detenuti cominciano a essere nervosi, e hanno ragione. Cosi’ si rischia di far esplodere una situazione gia’ estremamente delicata. Noi dobbiamo lavorare, loro stanno scontando una pena: perche’ non si decide di intervenire?”.
L’insofferenza dei detenuti si somma allo scoraggiamento degli agenti penitenziari: “In molti hanno scelto di adire le vie legali. C’e’ chi soffre di alcune patologie e ha cominciato a sentirsi male: asma, allergie. Per non parlare del logoramento nervoso”. Nei giorni scorsi, il Sinappe ha inviato una lettera al Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, al Servizio igiene degli alimenti e nutrizione, al Servizio igiene pubblica e ai Nas per denunciare le condizioni in cui versa il carcere. Si parla di “estrema insalubrita’ del locale ove vengono preparati i pasti per il personale in servizio che presentano rilevanti infiltrazioni d’acqua e vistose chiazze di muffa.
La sala dove si consumano i pasti e’ in condizioni ancora peggiori perche’, oltre alla muffa, il locale registrerebbe temperature polari a causa della rottura dell’impianto di riscaldamento”. Il Sinappe chiede il controllo dei locali e l’eventuale chiusura per il loro risanamento. Oggi e’ arrivata la risposta di Gianluca Candiano, direttore dell’istituto, che annuncia un incontro con il responsabile del servizio mensa il 7 gennaio: “Nell’immediatezza assicuro degli interventi di prime cure presso i locali Mos (mensa obbligatoria di servizio, ndr) e il laboratorio cucina da parte della Mof (manutenzione ordine prefabbricati, presso la quale lavorano alcuni detenuti, ndr). Questo almeno per un primo intervento di rifacimento manutentivo della soffittatura e dei muri laddove sono presenti chiazze di muffa”.
Ma “per noi non e’ sufficiente – ammonisce La Marca – la muffa va trattata in un determinato modo, gli ambienti devono essere risanati, non basta ripitturare per nascondere la chiazza. È necessario e urgente un intervento drastico e profondo, non un susseguirsi di lavori di rattoppo. Cosi’ si crede di risparmiare, ma e’ esattamente il contrario”.