Reggio Emilia, viaggio in una città fantasma svuotata dal virus
Parcheggi vuoti, strade deserte e negozi chiusi. Pochi passanti. Molti indossano la mascherina e camminano di fretta, come se volessero stare all’aperto il meno possibile
REGGIO EMILIA – Parcheggi vuoti, strade deserte e negozi chiusi. Pochi passanti. Molti indossano la mascherina e camminano di fretta, come se volessero stare all’aperto il meno possibile. Abbiamo deciso di fare una passeggiata nel centro questa mattina. Siamo partiti da piazzale Fiume, di solito gremito di auto, e oggi quasi vuoto. Poi siamo passati da via Panciroli, una delle vie più vive di Reggio. Oggi c’era il deserto.
Poi siamo passati su Corso Garibaldi, pure lui complemente desolato e abbiamo imboccato via Farini. Bar e negozi chiusi, come vuole il decreto ministeriale. Ci sono solo alcune tabaccherie che, infatti, possono tenere aperto. Arriviamo in piazza Prampolini e ci si stringe il cuore. Non c’è praticamente nessuno. Solo l’edicola, come da decreto, è aperta. L’unico rumore che si sente è il fruscio delle ali dei piccioni che si spostano da una parte all’altra.
In piazza del Monte stesso copione. Gli unici che vediamo sfrecciare in bicicletta sono i ragazzi delle consegne a domicilio. Via Crispi è desolante. Arriviamo in piazza Martiri del 7 Luglio e il silenzio è tale che si può perfino sentire lo zampillo della fontana davanti al teatro Valli. Piazza Cavour è una landa desolata di pietra grigia.
Ci dirigiamo verso piazza San Prospero. C’è un bambino che la sta attraversando con un triciclo. Sarebbe una bella immagine, se il clima, intorno, non fosse opprimente. Il trafficatissimo Broletto è deserto. Possiamo sentire il rumore dei nostri passi mentre lo attraversiamo.
Torniamo indietro e, mentre passiamo da via Panciroli, vediamo un cartello, con un cuoricino, appeso di fronte a un negozio. “Andrà tutto bene”, recita. Speriamo.