Frode fiscale, bancarotta e riciclaggio: 22 arresti
Sgominata da Polizia e Finanza organizzazione criminale che aveva base a Reggio Emilia. Sequestri per 24 milioni: alcuni degli indagati prendevano pure il reddito di cittadinanza
REGGIO EMILIA – Movimentavano un fiume di denaro sporco – stimato in almeno 250 milioni – ma dichiaravano di essere disoccupati e nullatenenti, incassando cosi’ oltre 80.000 euro di reddito o pensione di cittadinanza. Sono nove delle 49 persone coinvolte nell’indagine “Billions” e ritenute da Polizia e Guardia di finanza di Reggio Emilia ai vertici di un’associazione criminale specializzata in reati in ambito finanziario e soprattutto nell’offerta (dietro compenso) di false fatture, richieste da imprenditori disonesti per evadere il fisco.
Un’organizzazione che, come emerso dalla conferenza stampa congiunta a cui hanno partecipato tra gli altri il procuratore capo di Reggio Marco Mescolini, il Questore Giuseppe Ferrari e il dirigente nazionale della Polizia Francesco Messina, a capo della direzione Anticrimine, era vasta, potente e molto ben strutturata. Operava infatti da nord a sud in 14 regioni italiane e all’estero, suddivisa in una decina di “cellule” (tra cui una reggiana e una radicata nel mantovano) e vantava agganci con le cosche della ‘ndrangheta emiliana.
Al vertice della presunta organizzazione criminale ci sarebbero Luigi Brugnano e Giuseppe Striparo (entrambi di Cadelbosco), Salvatore Mendicino (Reggio), Pietro Arabia (Campegine), Nicola Lombardo (Oristano), tutti finiti in ora in carcere. Oltre a loro gli altri 5 vertici (finiti però ai domiciliari) sono Giuseppe Gareri (Guastalla, cugino di Vasapollo), Antonio Sestito (Cadelbosco), Michele Caccia (Reggio), Luca Bonacini (Quattro Castella) e Giorgio Bellini (Cremona).
Da quanto trapela infatti, a sovraintendere alle cupole sarebbe un parente dei boss Grande Aracri. Oltre alle 49 figure apicali sono indagate piu’ di 300 persone, per altrettanti capi di imputazione, tra prestanome e “prelevatori” che ritiravano il denaro contante da bancomat per poterlo poi riciclare. E’ coinvolto anche un commercialista, allo stato non raggiunto da misure cautelari, a cui si contesta di non aver denunciato alcune operazioni sospette di cui era venuto a conoscenza.
“L’operazione conclusa oggi – dice il Questore Ferrari – e’ molto importante perche’ ha perseguito su scala nazionale reati economici come la bancarotta, le false fatturazioni, le truffe in danno a istituti bancari il riciclaggio e l’autoriciclaggio, che ritengo tra le principali forme di criminalita’ di questa provincia”. Nell’indagine Ferrari nota anche un elemento di novita’, ritenendo che, secondo quanto sta emergendo, “l’erogazione di servizi finanziari illegali non e’ un fatto estemporaneo, ma anzi un fenomeno criminale strutturato, consolidato e radicato”.
Il Questore considera quindi l’operazione come “non come un punto di arrivo ma una tappa intermedia, a significare un salto di qualita’ nella lotta all’illegalita’ a Reggio Emilia”. Il direttore dell’Anticrimine Messina parla di un’operazione “pionieristica” perche’ “il metodo investigativo utilizzato in questo caso e’ un metodo innovativo. Cioe’ l’azione di contrasto non e’ piu’ finalizzata soltanto a contrastare l’apparato militare delle organizzazioni criminali ma monitora anche gli effetti e le conseguenze delle attivita’ di queste organizzazioni in certi territori dove ormai sono stanziali, rivelando cosi’ anche altri profili ad esse collegati”.
Fra i beni sequestrati orologi e macchine di lusso, un’arma e poi soldi, molti soldi, piu’ di quanti per ammissione degli stessi investigatori vengono di solito ritrovati nelle perquisizioni ai sodali delle organizzazioni criminali. Nello specifico sono stati rinvenuti e sequestrati circa 500.000 euro in contanti e una trentina di macchine di lusso tra cui una Ferrari. Trovata anche un’arma di calibro leggero con la matricola abrasa, di cui si indaga sulla provenienza. Il totale dei beni sequestrati ammonta a circa 24 milioni, equivalente delle tasse evase dagli imprenditori che usufruivano del “servizio” di false fatturazioni messo a disposizione dall’organizzazione, per un giro di affari illeciti complessivo di 80 milioni.
Il plauso del prefetto
L’operazione ha incassato anche il plauso del prefetto, Iolanda Rolli, che scrive: “Plaudo all’encomiabile lavoro delle forze dell’ordine, quotidianamente impegnate in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata e al significativo esempio di collaborazione espresso in questa circostanza. Operazioni come questa, portata avanti dalla Squadra Mobile e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza con competenza e professionalità – ha evidenziato il prefetto – sono la dimostrazione palese di come l’attività di prevenzione e repressione di tutti i fenomeni criminali, ed in particolare quelli legati al mondo dell’economia e della finanza, sia fondamentale soprattutto nel momento attuale. L’esigenza di rafforzare la tutela dell’economia legale, precludendo spazi di agibilità che potrebbero aprirsi in questo contesto difficile, richiede un forte e deciso impegno per garantire una sana ripresa dell’economia. La presenza autorevole e rassicurante che lo Stato garantisce, rafforza nei cittadini la fiducia verso le istituzioni”.