“Rischio infiltrazioni mafiose”, ecco perché la Lg Costruzioni fu esclusa dalla White list
Dagli approfondimenti scaturiti dalla richiesta dell’impresa di restare nell’elenco delle ditte “pulite” della Prefettura, sono poi emersi elementi non chiari agli investigatori
REGGIO EMILIA – “Dalle risultanze istruttorie acquisite sono emersi elementi per ritenere sussistente il pericolo di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della societa’”. E’ la motivazione con cui la Prefettura di Reggio Emilia, il 15 maggio scorso, ha respinto la richiesta di iscrizione nella white list della LG costruzioni srl, azienda di Reggio Emilia sottoposta ieri (primo caso nazionale) alla misura del controllo giudiziario per un anno.
Il passaggio e’ contenuto nelle 45 pagine del decreto del Tribunale di Bologna firmato dal suo presidente Francesco Maria Caruso, dove si certifica anche la saldatura in terra reggiana degli interessi economici criminali della cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri di Cutro, messa alla sbarra nel maxiprocesso Aemilia, e gli esponenti della mafia siciliana. Ai vertici della LG (che in forza del provvedimento emesso per salvare l’occupazione potra’ continuare l’attivita’ ma sara’ costantemente sorvegliata da un amministratore del tribunale) siedono infatti i figli e la vedova di Ignazio Salvo, boss di “cosa nostra” ucciso nel 1992.
L’impresa, nata nel 2009 con un capitale di 10.000 euro si occupa di “servizi di progettazione e ristrutturazione di unita’ residenziali di alta qualita’ rivolti a una clientela di fascia economica elevata”, ville di lusso con la formula “chiavi in mano” cioe’ dalla progettazione fino alla realizzazione dell’immobile. L’83% delle quote societarie e’ detenuta dalla vedova di Salvo, Giuseppa Puma e il 17% dal figlio Luigi che e’ il presidente della societa’, mentre la sorella Maria, prima amministratore unico e ora vicepresidente, non risulta intestataria di nessuna quota sociale.
Dagli approfondimenti scaturiti dalla richiesta dell’impresa di restare nell’elenco delle ditte “pulite” della Prefettura, sono poi emersi elementi non chiari agli investigatori, come “il numero insolitamente basso di dipendenti rispetto ai cantieri aperti” e “l’iperattivita’” anche fra il 2010 e il 2018, quando notoriamente il mercato delle costruzioni ristagnava. A settembre del 2019 la divisione anticrimine della Questura di Reggio – emerge sempre dal decreto – effettuo’ quindi alcuni sopralluoghi “per saggiare l’operativita’ dell’impresa”.
In dettaglio, nella sede principale in citta’, in una via secondaria sul lungo Crostolo che apparve “inutilizzata e non da poco tempo” e concentrando infine le sue attenzioni su 24 cantieri in cui la LG aveva lavorato. In nove di questi sono emersi “elementi di interesse”, vale a dire aziende operanti “in affidamento o subappalto risultate contigue alla criminalita’ organizzata e in cui i ruoli apicali sarebbero ricoperti da soggetti pluripregiudicati o comunque stabilmente inseriti anche per via di legami parentali nell’ambiente ndranghetistico”.
Anche per la Procura antimafia bolognese “sussiste un concreto pericolo che lasciando alla LG costruzioni piena liberta’ nelle mani dell’attuale compagine sociale la stessa possa fungere da strumento per l’esercizio di attivita’ illegali”. E ancora: “Detto pericolo e’ duplice e viene desunto da un lato dal contesto familiare di provenienza dei Salvo, odierni amministratori della societa’ i quali hanno avuto legami con cosa nostra e dall’altro lato dai contatti che LG costruzioni ha intessuto nella realizzazione dei suoi cantieri immobiliari con altre imprese e societa’ riconducibili ad affiliati ai clan della ‘ndrangheta impiantati nel territorio emiliano”.
Nel decreto ritornano infatti i nomi di noti imputati di Aemilia come Alfonso Mendicino, Alfonso Paolini e i fratelli Vertinelli. Nelle memorie difensive presentate l’azienda ha pero’ contestato le accuse, motivate a suo dire dalla “sfortuna” degli amministratori di appartenere al clan Salvo. Poi ha spiegato che il numero esiguo di dipendenti dipende dalla struttura “leggera” della societa’ e per ultimo ha presentato anche un piano di prevenzione per la legalita’ realizzato da gruppo di lavoro accademico delle universita’ Cattolica di Milano e di Palermo.
Il Tribunale di Bologna specifica comunque che la misura del controllo giudiziario, piu’ “leggera” di quella dell’amministrazione giudiziaria, potra’ essere revocata e sostituita con quella piu’ pesante se la LG non rispettera’ una serie di prescrizioni, tra cui “obblighi informativi” al Tribunale e il divieto di cambiare sede o ragione sociale (fonte Dire).