Appalti Comune, Di Matteo: “Vecchi è indagato”
Il relatore della prima commissione del Csm lo ha detto ben due volte nel suo intervento ieri a plenum. Il sindaco: “Mai ricevuto comunicazioni”. La notizia è stata confermata da fonti giudiziarie qualificate
REGGIO EMILIA – “Anche il sindaco Vecchi, indagato in quell’indagine in cui erano state ritardate le perquisizioni, l’inchiesta sui bandi di gara del Comune, aveva pubblicamente esternato la sua solidarietà al procuratore Mescolini. La collega Salvi (Valentina Salvi, il sostituto procuratore titolare delle indagini sui bandi del Comune e sui fatti di Bibbiano, ndr) arrivava a dire che, d’ora in avanti, qualsiasi tipo di indagine fatta da questa procura sicuramente avrebbe suscitato, in un senso o nell’altro, il sospetto di essere conniventi con una parte politica”.
E’ quello che ha detto ieri di fronte al plenum del Csm il pm Antonino Di Matteo, cittadino onorario di Reggio, firmatario della delibera della prima commissione del Csm che ha votato, all’unanimità, il trasferimento del procuratore di Reggio Marco Mescolini. La richiesta è stata accolta ieri dal Csm che, sempre all’unanimità, ha disposto il trasferimento fuori Regione di Mescolini per incompatibilità funzionale e ambientale.
Le dichiarazioni di Di Matteo, nonostante il nome di Vecchi non compaia tra quelli delle 26 persone che hanno ricevuto un avviso di fine indagine, sono state poi confermate questa mattina, secondo quanto riporta la Dire, da fonti giudiziarie qualificate a palazzo di Giustizia. Il primo cittadino resta dunque indagato nell’inchiesta della Procura sui bandi “pilotati” delle gare d’appalto in Comune, partita nel 2016 e chiusa la scorsa estate.
L’intervento in cui Di Matteo sostiene che il sindaco Vecchi è indagato nell’inchiesta sugli appalti del Comune (la notizia non era mai uscita, ndr) lo potete ascoltare a partire dal 29′ minuto nel link che pubblichiamo sotto tratto dalla diretta di Radio Radicale.
Ma non basta. Al 54′ minuto (come potete ascoltare sotto) Di Matteo dice: “Molti articoli di stampa hanno ipotizzato un collegamento, che poi è stato sospettato dagli attuali sostituti procuratori, fra la nomina del dottor Mescolini e una ritenuta vicinanza al Pd alimentata dal fatto che, nel 2006, aveva svolto un incarico fuori ruolo come capoufficio del vice ministro dell’Economia che apparteneva quel partito. Tutti questi avvenimenti hanno determinato, non solo nei quattro sostituti procuratori (quelli che hanno fatto l’esposto contro Mescolini, ndr), ma all’interno della procura, come tutti hanno riferito, un sentimento di disagio e di compromissione del loro lavoro. Avere imposto la postiticipazione delle perquisizioni nelle indagini sui bandi è stato visto come un tentatvo di non pregiudicare la candidatura del sindaco uscente del Pd. Avere fatto una conferenza stampa, in cui si dava atto della scelta investigativa del rinvio della misura per non influenzare il ballottaggio, è stata vista come una sorta di captatio benevolentiae nei confronti del Pd e del sindaco”.
Infine al 58′ minuto Di Matteo ribadisce: “Il sindaco di Reggio Emilia indagato e ora credo imputato, visto che l’avviso di conclusione indagini è stato sottoscritto ad agosto e quindi sappiamo che prelude a una richiesta di rinvio a giudizio, si è sentito in dovere di manifestare pubblicamente la sua solidarietà al procuratore”. Di questa notifica, tuttavia, non si è mai saputo nulla e, d’altronde, il nome del sindaco Luca Vecchi non è mai comparso fra i 26 indagati nell’inchiesta sui bandi. A questo proposito il primo cittadino ha detto stamattina alla Gazzetta di Reggio: “Ho appreso con sorpresa di queste dichiarazioni. Confermo che io non ho mai ricevuto nessuna formale comunicazione su questo procedimento”
L’intervento di Di Matteo
La replica di Mescolini: “Risparmiatemi quest’onta che non merito”
La replica integrale di Mescolini la potete leggere qua sotto, sempre presa da Radio Radicale. All’ora e 39 minuti l’oramai ex procuratore di Reggio Emilia conclude così: “Io chiedo che venga fatta un’istruttoria serenissima che non lasci nulla di intentato. Penso di non fare male il procuratore, ma mi rimetto alla vostra volontà. Non posso tollerare che si affermi che io faccia il magistrato guardando i bianchi e i rossi. Penso che nelle carte ci siano gli elementi per sostenere quanto dico io. Vi chiedo, con tutto me stesso, di risparmiarmi quest’onta che non merito. Di essere allontanato sine die e sine luogo come penso non sia mai successo dall’inizio della storia della magistratura e su presupposti di questo genere”.
Ora ha 60 giorni di tempo per fare ricorso al Tar contro la sentenza, mentre a capo dei magistrati reggiani sara’ ad interim il sostituto procuratore Isabella Chiesi.