Omicidio di San Martino in Rio, tutte “le contraddizioni” di Marco Eletti
Al 33enne è stata contestata anche la premeditazione. Gli schizzi di sangue sulla sua maglia. La telefonata: “Guardi, se li ho anche ammazzati non lo so”. La ricerca su internet su come uccidere una persona a martellate
REGGIO EMILIA – Il sostituto procuratore Piera Cristina Giannusa contesta a Marco Eletti, relativamente all’omicidio del padre, Paolo e al tentato omicidio della madre, Sabrina Guidetti, “la premeditazione e i futili motivi” aggravanti, queste, che “sono state ritenute sussistenti anche dal giudice in sede di convalida e applicazione di misura custodiale in carcere”. E’ quanto si legge in un comunicato stampa della procura, firmato anche dal procuratore reggente Isabella Chiesi, che riporta i passaggi salienti dell’ordinanza firmata dal Gip Dario De Luca che ha disposto il carcere per i gravi indizi per il 33enne che attualmente si trova nel penitenziario di Modena.
La telefonata
Nel comunicato vengono ripercorsi gli eventi di sabato 24 aprile quando Marco Eletti, alle 17,01, chiamò i carabinieri che lo misero in contatto con il 118. Il giovane richiese l’intervento di una ambulanza nella casa dei suoi genitori di San Martino in Rio in cui, a suo dire, aveva fatto rientro poco dopo essersi allontanato. Il giovane, nella telefonata, aveva riferito di “aver trovato il corpo del padre riverso supino sul pavimento della sala con il sangue tutto attorno alla testa e un martello al fianco e la madre con le vene tagliate e un coltello in mano”. Eletti ha anche detto all’operatore di averli lasciati poco prima “mentre stavano dormendo, aggiungendo che forse avevano bevuto del vino, ma che lui non aveva bevuto e che avevano litigato per questioni inerenti alla casa”. Alla richiesta dell’operatore del 118, aveva detto che la madre respirava ancora, mentre del padre non riusciva a dire altrettanto.
“Guardi, se li ho anche ammazzati non lo so”
Le chiamate di Eletti al 118 sono state due. Una alle 16,57 e una alle 17,01 e si sono interrotte entrambe dopo pochi secondi. Poi il 112, i carabinieri, riescono a mettere in contatto l’uomo con il 118. Nella prima telefonata, secondo quanto riporta il comunicato, l’operatore, dopo il suo “pronto”, percepisce una frase, pronunciata da un ansimante Eletti, in cui il 33enne dice: “Guardi se li ho anche ammazzati non lo so”. Mentre nell’ultima, durata circa otto minuti, il 33enne, urlando e con fare concitato e polemico, ripete più volte all’operatore la frase “lei mi sta prendendo per il culo”. L’operatore, a un certo punto, chiede a Eletti di praticare al padre il massaggio cardiaco.
L’intervento degli operatori del 118 e il medico legale
All’arrivo del personale del 118, secondo quanto si legge nella nota, Eletti ha aspettato il personale fuori dalla casa, sporco di sangue sugli indumenti e ha preceduto nell’ingresso il soccorritore intervenuto per primo, mostrandogli immediatamente il coltello che, a suo dire, la madre aveva usato per ferire sé e il marito e poi lo ha appoggiato sul tavolo della cucina. Per quel che riguarda la posizione dei corpi il 33enne ha detto ai soccorritori di aver spostato il corpo del padre dal divano alla posizione in cui si trovava in quel momento, giustificando in questo modo la presenza di numerose tracce di sangue sui suoi abiti e sulle sue scarpe.
Quando gli operatori del 118 hanno spostato il corpo del padre, per cercare di rianimarlo, hanno visto il martello che, fino a quel momento, non aveva notato nessuno, all’altezza della spalla sinistra dell’uomo ucciso. Relativamente al corpo dell’uomo i soccorritori hanno detto di aver notato che il viso dell’uomo non presentava rivoli di sangue tali da fare pensare ad una fuoriuscita di sangue dalla bocca. Hanno visto che Paolo Eletti aveva ematomi sul volto e, dopo averlo girato, hanno visto gli squarci sul capo (ritenuti compatibili con l’utilizzo del martello trovato) e un taglio sul polso.
La madre intossicata da benzodiazepine
I soccorritori hanno poi riferito che la madre, Sabrina Guidetti, era sul divano incosciente con un respiro “russante” come se dormisse. Tanto che, subito, hanno capito che poteva trattarsi di una intossicazione da farmaci. Gli operatori del 118, a quel punto, hanno chiesto al 33enne di mostrare i farmaci che erano presenti in casa. Marco Eletti ha portato loro solo medicine non idonee a creare l’intossicazione, ma avrebbe omesso di dire che il padre, a suo dire, faceva uso di medicine per presunte difficoltà ad addormentarsi e che lui stesso gli aveva acquistato e consegnato, su richiesta del padre, in almeno tre occasioni, delle bustine contenenti delle benzodiazepine acquistate on line.
L’infermiera a quel punto, dietro indicazione del medico ha somministrato vari antidoti alla madre, tra cui uno utilizzato per overdose da benzodiazepine, a cui la donna ha reagito positivamente, tanto da comunicare al medico il suo nome e la sua data di nascita. Si legge nell’ordinanza: “La donna presentava un taglio orizzontale all’altezza di metà braccio sinistro e un livido circolare da contenzione al polso destro”. Gli operatori del 118, ascoltati come testimoni, hanno detto che il 33enne era molto agitato e chiedeva delle condizioni del padre e, dopo aver appreso del decesso, domandava se la madre fosse ancora viva.
Cinque colpi che hanno fracassato la scatola cranica del padre
Il medico legale, arrivato verso le 21, ha accertato che Paolo Eletti è stato colpito da cinque colpi di martello che gli hanno provocato la frattura della scatola cranica e ha detto che l’orario del decesso sarebbe avvenuto cinque ore prima, ovvero intorno alle 16. Una volta portata in ospedale, si è accertato che la madre aveva un’intossicazione da benzodiazepine. Nessuna traccia però di questo farmaco è stata trovata, né all’interno della abitazione delle vittime, né nella casa dell’indagato. La nota stampa riporta che il 33enne, peraltro, durante l’interrogatorio a cui è stato sottoposto, ha detto di aver acquistato lui stesso per il padre, in almeno tre occasioni, delle benzodiazepine su un sito on line.
Ha aggiunto che i farmaci erano stati consegnati al suo indirizzo, perché il padre poteva non essere in casa o impegnato con la nonna anziana e quindi avrebbe potuto avere difficoltà a ricevere il pacco. Ha anche detto di non sapere se il padre le utilizzasse e dove le tenesse e che, in tutte e tre le occasioni, era stato il padre a chiedergli i medicinali.
Il 33enne ha detto anche, nel corso dell’interrogatorio, di aver fatto ricerche su come stordire con le benzodiazepine. Si legge nel comunicato: “L’interesse per i veleni e per le sostanze utilizzate per assopire e stordire appare confermato dal rinvenimento fatto all’interno del suo portafoglio e del comodino della sua camera da letto, da parte della compagna”.
La lite sulla casa
Marco Eletti sarebbe andato nell’abitazione dei suoi genitori alle 11,30-12, portando con sé un vassoio di dolci acquistato in una pasticceria di Reggio Emilia, due bignè che aveva preparato la sua fidanzata e una bottiglia di liquore Brugnolino (liquore dentro cui potrebbe aver sciolto bustine di benzodiazepina con cui stordire i genitori) fatto in casa che gli avrebbe regalato un collega. Il pranzo era iniziato intorno alle 13 ed era finito verso le 13,30-13,45. Alla fine tutti e tre avevano bevuto il liquore e la madre aveva bevuto anche due bicchieri di vino, senza però assumere farmaci. Poi la donna si era messa sul divano a riposare e lui e il padre avevano lavato i piatti e per terra. Verso le 14.30 avevano chiamato la madre per parlare della questione della casa. Questo perchè, secondo quanto riporta la nota stampa, Marco Eletti, da tempo, stava cercando “di convincere il padre a vendere la casa, perché ritenuta da lui troppo grande per i genitori” e avrebbe aggiunto che la madre lo avrebbe appoggiato in questa decisione diversamente dal padre che non voleva vendere la casa.
La ricerca su internet su come uccidere una persona a martellate
Secondo quanto ha raccontato Eletti durante l’interrogatorio, durante questa discussione il padre si sarebbe alterato e ne sarebbe nato un battibecco. La discussione sarebbe durata un’ora e dopo, di essa, il 33enne sarebbe andato in bagno, per circa mezz’ora, facendo le parole crociate e una ricerca su internet, per un suo libro, relativa a come uccidere una persona a martellate. Questo particolare avrebbe indotto gli inquirenti a chiedergli se avesse fatto altre ricerche del genere, ricevendo in risposta che, sei mesi prima, aveva cercato la soluzione migliore per stordire una persona con le benzodiazepine. Poi sarebbe uscito dal bagno e sarebbe andato in garage per lavarsi le mani nel lavatoio e poi sarebbe di nuovo andato a salutare i genitori, trovando il padre che dormiva sul divano del soggiorno e la madre seduta sul divano della cucina.
Ha ribadito che la madre gli sembrava particolarmente intontita perché a pranzo aveva bevuto due bicchieri di vino bianco e del brugnolino. Ha detto poi di essersi allontanato da casa alle 16 e di essersi accorto subito di aver dimenticato il portafoglio a casa dei suoi genitori, facendovi rientro poi verso le 16,15. Lì avrebbe trovato il padre supino sul pavimento con del sangue attorno alla testa, di averlo toccato sul petto e di aver spostato il martello ai piedi della vittima. Poi ha detto di aver trovato la madre sul divano con un taglio al polso su cui ha messo dello scottex, con la maglia sporca di sangue all’altezza della pancia e con un coltello che le penzolava dalla mano. Ha aggiunto che aveva preso il coltello e poi lo aveva messo sul tavolo chiamando poi il 118.
L’incendio: i guanti e le fascette da elettricista bruciati
Alle 17,06 sono stati chiamati i vigili del fuoco per un incendio dentro all’abitazione. I vigili del fuoco, arrivati sul posto, hanno notato una coltre acre di fumo causata dalla combustione di materiale plastico ed elettrico dentro un recipiente metallico. Incendio che era già stato estinto con dell’acqua. Il giovane ha detto agli inquirenti di aver sentito del fumo mentre entrava in casa e di aver spento il fuoco con una secchiata d’acqua, senza tuttavia essere in grado di dire esattamente quando avesse fatto questa operazione. Dai primi accertamenti, secondo quanto si legge nel comunicato stampa, è stato possibile accertare che le fiamme si erano sviluppate in un contenitore al cui interno erano stati messi a bruciare dei guanti in lattice e un paio di fascette da elettricista, parzialmente combusti, insieme ad altri elementi di cui non si è potuta accertare la natura. Per quel che riguarda le fascette da elettricista il 33enne ha detto che le aveva date lui al padre su sua richiesta e che sapeva che in garage c’erano dei guanti azzurri.
Gli schizzi di sangue sui vestiti
Marco Eletti indossava una felpa e un pantalone con molte tracce di sangue che erano presenti anche sul cappuccio della felpa. Secondo gli inquirenti queste tracce sarebbero da ritenersi non da contatto con il corpo del padre, ma da schizzo. Queste tracce sarebbero state giustificate invece dall’indagato come conseguenza di uno schizzo di sangue fuoriuscito dalla bocca del padre durante il tentativo di rianimarlo e altre tracce sarebbero dovute al fatto che il 33enne avrebbe tentato di sollevare il padre.
Contraddizioni emerse secondo gli inquirenti
Secondo gli inquirenti “quanto registrato nella conversazione tra Marco Eletti e il 118 è apparso in contrasto con quanto sostenuto dal 33enne in sede di interrogatorio, nel corso del quale ha detto che il brugnolino lo aveva bevuto anche lui. Circa le condizioni del padre, l’indagato non ha detto agli operatori che aveva del sangue sulla bocca, circostanza che, di certo, avrebbe aiutato gli operatori a comprendere lo stato della vittima e nemmeno avrebbe detto loro che durante il massaggio cardiaco era uscito del sangue dalla bocca”.
E ancora: “Quanto riferito dall’indagato ai soccorritori, ossia che al rientro nell’abitazione paterna, dopo aver acceso la luce della sala, poco illuminata, aveva rinvenuto il padre attorniato di sangue con un martello al fianco, da lui spostato ai piedi della vittima, confligge con quanto affermato dai soccorritori che rinvennero il martello dietro la spalla della vittima e soltanto dopo averla un po’ spostata”.
Infine “il tenore dei messaggi inviati nel corso del primo pomeriggio del 24 aprile alla compagna confligge con gli orari riportati sopra, mentre conferma che c’era stata una lite causata dalle decisioni circa la sorte della casa dei genitori”. Poi “gli orari riportati da Marco Eletti confliggono con gli orari dei varchi Ocr che hanno ripreso l’auto dell’indagato, da ciò deducendosi un vuoto nel racconto fornito dall’indagato di oltre mezz’ora nell’arco di tempo trascorso nell’abitazione dei genitori dopo pranzo e di alcuni minuti nell’arco di tempo che intercorre dal rientro nell’abitazione alla prima chiamata fatta al 118. Rispetto a questi lassi temporali il giovane non ha saputo fornire nessuna informazione”.
Le indagini continuano in modo serrato, ma basilare sarà l’esito dell’esame autoptico e degli altri accertamenti tecnici. A questo proposito i carabinieri del comando provinciale di Reggio Emilia si stanno avvalendo del reparto analisi criminologiche del Racis di Roma che nei prossimi giorni interverrà con proprio personale a supporto dell’Arma di Reggio Emilia.