Polo auto elettriche, mister Krane sulle Cayman: “Struttura comune per operare a livello globale”
L’uomo d’affari statunitense amministratore unico di Silk Faw: “Il nostro è un progetto serio ed internazionale e la progettazione, ingegnerizzazione e produzione di vetture di alta gamma”
REGGIO EMILIA – “Come la maggior parte delle società multinazionali, abbiamo creato una struttura comune per permetterci di operare a livello globale e accedere a relazioni bancarie globali, relazioni istituzionali e mercati dei capitali”.
Lo statunitense Jonathan Krane, amministratore di Silk Faw Automotive Group, la società sinoamericana che vuole investire un miliardo di euro per creare il polo delle supercar elettriche a Gavassa, risponde così in merito ai rapporti che intercorrono fra la Silk Faw automotive holdings ireland limited che ha sede a Dublino e la Silk Ev, di cui è presidente, con sede alle Cayman.
Relativamente a quanto scritto dal nostro giornale riguardo al prestito di 15 milioni di dollari che, secondo quanto emerge da un documento della Sec, la Consob statunitense, Ideanomics, una società quotata al Nasdaq, dovrebbe dare alla Silk Ev per le operazioni commerciali del gruppo Silk Faw Automotive, dice: “Silk EV ha rapporti con molteplici imprese nel segmento dei veicoli elettrici, tra le quali Ideanomics, società impegnata nel campo della sostenibilità e nel futuro della mobilità”. Ecco l’intervista concessa a Reggio Sera.
Faw, un colosso cinese con un fatturato di 75 miliardi di euro, ha scelto di investire a Reggio Emilia. Perché ha scelto proprio la nostra città? Siete stati contattati da qualcuno in Italia per avviare questo progetto?
La nostra scelta è ricaduta sull’Italia, in particolare su Reggio Emilia, perché questa si inserisce in un’area geografica piuttosto ampia, al cui interno operano alcune tra le maggiori eccellenze nel campo della motoristica. Grazie alla centralità delle competenze locali in meccatronica, ingegneria e robotica, Reggio Emilia rappresenta la location ideale per rispondere alle nostre esigenze logistiche e produttive. Il dialogo con le istituzioni a livello sia nazionale sia locale è stato e rimane costante.
L’obiettivo di Silk-Faw è costruire e produrre 100 supercar all’anno nello stabilimento di Reggio. Non sono eccessivi 320.000 metri quadrati di superficie per un numero così piccolo di auto? Sono necessarie mille risorse per realizzare questo numero di auto?
Lei non deve pensare alle logiche della produzione di massa. Le vetture della futura serie “S” che usciranno dallo stabilimento di 320.000 mq sarà un piccolo capolavoro di artigianalità e sartorialità, unito a un altissimo livello di tecnologia e design. Il connubio tra tecnologia all’avanguardia e materiali innovativi darà vita ad un’esperienza unica e mai provata prima, in cui il guidatore sarà al centro dello sviluppo della vettura, digitale e connettività al servizio dell’esperienza di guida. Per questo, sarà fondamentale ricercare e assumere risorse con grandi competenze ed esperienza sul campo, a partire da ingegneri, designer e professionisti del settore.
In un documento della Regione Emilia-Romagna leggiamo di un centro di esperienza. Volete creare qualcos’altro a Gavassa, oltre alla fabbrica?
La zona strategica che abbiamo scelto ospiterà il centro produttivo, quello di design, di ricerca e sviluppo e innovazione di Silk-Faw. Non solo una struttura all’avanguardia, ma anche un experience centre, che si andrà ad integrare perfettamente con l’ambiente circostante e in cui sarà realizzata la progettazione, ingegnerizzazione e produzione di vetture elettriche di alta gamma.
Avete anche un ufficio a Modena. Avete intenzione di operare su due sedi? Cosa ci sarà a Modena nello specifico?
È in corso un dialogo per collocare, come location temporanea, il centro direzionale a Modena, ma il cuore produttivo, di innovazione ed esperienziale sarà a Reggio Emilia.
L’azienda Faw ha già fatto un investimento, in Germania, con Byton che, alla fine, si è rivelato un fallimento. Il sospetto è che la Cina abbia voluto investire in un’azienda di proprietà di tedeschi e americani, per poi rubarne i segreti industriali e utilizzarli in Cina. Potrebbe accadere la stessa cosa nella Motor Valley emiliana?
Tra i due progetti esistono sostanziali differenze tali da non renderli in alcuni modo equiparabili. Il Gruppo Faw, infatti, si è esposto in maniera significativa nella costituzione dell’accordo Silk-Faw, tra due società che lavorano insieme in maniera proficua da tempo grazie a un rapporto di fiducia di lungo periodo, realizzato inoltre a stretto contatto con le istituzioni italiane e cinesi.
Lei è presidente di una società basata alle Cayman, la Silk Ev. Allo stesso tempo è amministratore della Silk Faw Automotive group, una srl con sede a Milano che è controllata dalla Silk Faw automotive holdings ireland limited che ha sede a Dublino. Che rapporti ci sono fra la società irlandese e la Silk Ev con sede alle Cayman?
Come la maggior parte delle società multinazionali, abbiamo creato una struttura comune per permetterci di operare a livello globale e accedere a relazioni bancarie globali, relazioni istituzionali e mercati dei capitali.
Un documento della Sec, la Consob statunitense, mostra che Ideanomics, una società quotata al Nasdaq, dovrebbe prestare 15 milioni di dollari alla Silk Ev, con sede alle Cayman, per le operazioni commerciali del gruppo Silk Faw Automotive. Come si spiega questo?
Silk EV ha rapporti con molteplici imprese nel segmento dei veicoli elettrici, tra le quali Ideanomics, società impegnata nel campo della sostenibilità e nel futuro della mobilità.
La vostra operazione è nata in un momento di forti tensioni tra Stati Uniti, Cina ed Europa. In particolare, in relazione alle violazioni dei diritti umani da parte del governo cinese nella regione dello Xinjiang contro la minoranza uigura. Non crede che questo clima possa compromettere l’operazione?
I rapporti tra Italia e Cina, in particolare a livello commerciale e di business, hanno subito un’accelerazione negli ultimi anni e nello specifico anche la Regione Emilia-Romagna intrattiene relazioni commerciali con diverse Province della Cina, tra cui Shandong e Guandong. L’Italia è stato il primo paese del G7 a partecipare alla costruzione di questo forte legame con la Cina nell’ambito della Belt & Road Initiative. Si tratta di un progetto serio ed internazionale e la progettazione, ingegnerizzazione e produzione di vetture di alta gamma full electric e plug-in verrà svolta in Italia.