Legalizzazione della cannabis, quattro consiglieri del comune di Bologna si schierano a favore
Cos’è la cannabis legale
In base alle norme attualmente in vigore, in Italia vengono commercializzate due tipologie di cannabis legale. La prima è quella destinata alla produzione dei farmaci cannabinoidi, presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze (un laboratorio autorizzato dal Ministero della Difesa e della Salute).
La seconda è rappresentata dall’insieme dei derivati definiti, in maniera informale, ‘light’, ossia ‘leggeri’. Si tratta di una categoria merceologica regolamentata dalla Legge n. 242 del 2016, recante “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”. La normativa stabilisce che è possibile coltivare, anche senza autorizzazione, una particolare varietà di cannabis (la canapa sativa Linneus), a patto di utilizzare sementi certificate per ottenere un prodotto a basso tasso di THC (inferiore o pari allo 0,5%). Tale caratteristica fa sì che questi derivati della cannabis siano definiti, come detto, ‘light’; reperibili presso i negozi specializzati oppure tramite e-commerce settoriali come prodotti-cannabis.it, sono considerati generalmente innocui, dal momento che l’esigua concentrazione di principio attivo non è sufficiente a generare effetti psicoattivi o causare dipendenza.
La recente pronuncia della Corte Costituzionale, pur di segno negativo, ha avuto il merito di accendere nuovamente i riflettori su di una questione altamente divisiva: la legalizzazione della cannabis destinata all’uso ricreativo personale. Il dibattito politico in merito resta piuttosto serrato e continua a polarizzare l’opinione delle parti su posizioni piuttosto distanti. Al contempo, va sottolineato come una proposta di legge (il cosiddetto “ddl Perantoni”), già adottata in Commissione Giustizia, sia in attesa di essere discussa alla Camera e al Senato. Anche in tal caso, è facile immaginare come si scontreranno orientamenti politici contrastanti che, verosimilmente, renderanno l’iter parlamentare del testo estremamente complesso e faticoso.
D’altro canto, non è possibile ignorare come il tema resti piuttosto ‘caldo’; basti pensare come, a febbraio, il Consiglio Comunale di Milano abbia votato a favore di una risoluzione per la quale il sindaco Sala e la giunta si impegnino a portare in Parlamento una proposta per la legalizzazione della cannabis. Tra i sostenitori dell’iniziativa c’è il consigliere Daniele Nahum che, a sostegno della causa, ha fumato marijuana davanti a Palazzo Marino (la sede del Comune di Milano).
Il gesto del consigliere milanese ha ricevuto il supporto da parte dei colleghi del consiglio comunale di Bologna; come riporta un articolo pubblicato dall’edizione online de Il Resto del Carlino, alcuni membri della giunta comunale ne hanno approfittato per riportare in agenda un tema tornato di stretta attualità.
Ad essere impegnati, in particolare, in questa crociata sono quattro consiglieri di maggioranza: Mattia Santori e Meri De Martino (Pd), Detjon Begaj e Simona Larghetti (Coalizione civica). L’obiettivo è quello di riprendere il dibattito sulla legalizzazione della cannabis, inclusa quella farmaceutica, anche a livello locale. Ad inizio mese, i quattro consiglieri hanno preso parte ad un evento svoltosi all’interno dell’Indica sativa trade, la fiera dedicata alla canapa legale che si è svolta presso l’Unipol Arena di Casalecchio di Reno. Nello specifico, si è trattato di un incontro dal titolo “Città antiproibizionista. Le politiche locali per la riduzione del danno e un’azione non repressiva”, in cui i consiglieri hanno dialogato con Antonella Soldo, project manager del movimento denominato “Meglio legale” e tra i promotori del referendum sulla legalizzazione della cannabis.
A tal proposito, Mattia Santori ha dichiarato che “bisogna riconoscere che il consumo esiste, c’è una questione terapeutica che non viene ancora affrontata: non è vero che i malati devono fumare le canne. Ci sono tanti pazienti che soffrono di dolori e tremori costanti e non hanno altra alternativa alla sofferenza, perché non possono curarsi. Servirebbero tonnellate di cannabis terapeutica e invece ce ne sono solo alcuni quintali”.