“Messa in latino, i pizzi e merletti del gruppo Rolando Rivi”
La Comunità di Casalgrande Alto replica ai “catto-conservaori con il piede in due scarpe, dell’unità a tutti i costi senza Verità”
REGGIO EMILIA – Leggendo il Comunicato del gruppo stabile “Beato Rolando Rivi” da voi pubblicato e in riferimento ai recenti fatti di Casalgrande Alto in cui si “condanna la grave scelta da parte dei membri della suddetta comunità”, risulta difficile trattenere il sorriso.
Sorridiamo a leggere nel comunicato termini come “la nostra esperienza”, “la nostra storia”.
Già, perché, pensiamo a quei cattolici conservatori che amano sentirsi una volta al mese “tradizionalisti”, rigorosamente in un giorno feriale, possibilmente in orario serale in modo da non disturbare la quiete del limbo in cui sono immersi da tempo immemore, con l’approvazione e il compiacimento del Monsignore modernista di turno che, a volte, fa persino loro visita, rinvigorendo il morale delle truppe da estasiare con turbinii di pizzi e merletti.
Pensiamo a quei cattolici che vivono e producono l’accomodamento rispetto allo scandalo e all’ingiustizia di rinchiudere la messa di Sempre, la Messa degli Apostoli, la Messa di San Pio V, celebrata nei secoli da schiere di Santi Sacerdoti (e che peraltro ha riempito di grazie l’anima e il cuore dello stesso Beato Rolando Rivi), relegata ad un giorno infrasettimanale dopo le sette di sera ogni trenta giorni – o, quando va di grassa, al primo venerdì del mese.
Ma tale modalità, il rinchiudere cioè il Cielo nel baule dei pizzi e dei merletti da rispolverare ogni tanto per far felice la zia, non tocca più di tanto le coscienze dei catto-conservatori, considerando quei sessanta minuti al mese una gentile concessione della Gerarchia Vatican-secondista, un’esperienza da loro stessi definita «straordinaria» in contrapposizione all’ordinarietà (intesa come normalità) del rito modernista a cui loro stessi, magari, presenziano abitualmente, pur essendo, magari, consapevoli dell’inconciliabilità totale tra i due riti, l’uno cattolico e l’altro di chiara matrice protestante.
A nostro giudizio, tale «storia» e tale «esperienza» nella tradizione non hanno portato niente, se non nocumento alla tradizione stessa. Perché le cose vanno così, con cattolici rigorosamente a targhe alterne, per cui la “Messa straordinaria” in comunione con tutto e tutti, viene folcloristicamente celebrata a comando, con tanto di schiere di confratelli vestiti mensilmente della loro miglior tunica.
Alla domenica, però, si può tornare in parrocchia con le chitarre, la comunione sulla mano, e il “non sono degno di partecipare alla tua mensa” in comunione — questo sì — con Lutero e tutta l’attuale gerarchia che lo ha riabilitato. Al sabato, i bambini vanno al catechismo con catechiste che insegnano loro quanto è bella la raccolta differenziata.
I nostri catto-conservatori però continuano a lamentarsi, magari, perché no, comodamente seduti in una riunione del “consiglio pastorale”.
Ebbene, a differenza di ciò che dicono le accuse, crediamo che i fatti ci abbiano dimostrano come i vescovi che si sono succeduti negli ultimi decenni non solo non hanno riconosciuto il reale valore della Messa cattolica di sempre, ma si sono continuamente adoperati per osteggiarla, nascondendola al proprio gregge, sperando di affogarla nell’oblio, avendo come primi collaborazionisti proprio i «cattolici» del compromesso, quelli con il piede in due scarpe, dell’unità a tutti i costi senza Verità, gli equilibristi di una novella Democrazia Cristiana che, per rimanere nelle grazie di uomini di Chiesa ormai di un’altra fede, mostrano di saper colpire con cinismo ed opportunismo chi la Messa vera, quella di Sempre, la vive e la difende quotidianamente.
Eppure ce lo ricordiamo bene un membro del gruppo che ci attacca vantare il suo messalino della Messa in latino firmato proprio da Monsignor Marcel Lefebvre a Venezia, anno 1980. Ci ricordiamo di racconti degli esercizi spirituali a cui costui avrebbe partecipato sotto la direzione di un prete lefebvriano consacrato poi vescovo dallo stesso Lefebvre, tale Monsignor Richard Nelson Williamson.
E ancora ci ricordiamo, in tempi ancora più recenti, di ripetute sue presenze (addirittura come cantore) alle Messe della Fraternità San Pio X a Budrio di Correggio, Messe che ora, improvvisamente, sarebbero quindi da criticare e giudicare come “non in comunione”.
Tuttavia abbiamo memoria anche di un altro membro del gruppo che ci accusa, un signore che nel 2017, dopo una prima critica, si presentò alla nostra processione di riparazione per fare foto, scrivere articoli e complimentarsi a gran voce con gli organizzatori.
Ringraziamo infine il gruppo stabile “Rolando Rivi” che ci invita a “ravvederci” e a rientrare “in piena comunione con la Chiesa”, tranquillizzando i “fuochi amici” con le parole di un santo vescovo di Campos, Monsignor Antonio De Castro Mayer: “Non c’è nessuna opposizione fra noi e la Roma degli Apostoli. Basterebbe che le autorità della Chiesa si riconciliassero con la Tradizione infallibile di Roma, che condannassero le deviazioni del Concilio Vaticano II e le follie del cosiddetto “spirito del Concilio” e la riconciliazione sarebbe automatica”.
Cristiano Lugli
Alessandro Corsini
Anche a nome di altri membri della comunità di Casalgrande Alto