“Silk Faw, un progetto sbagliato pure se ci fossero i soldi”

Fantuzzi si domanda: “Se la proprietà, allo scadere del decimo anno (vincolo di cui siamo a conoscenza) dovesse trasferirsi altrove per motivi di costi, che sarà di quel campo di grano?”
REGGIO EMILIA – Lunedì 25 si è tenuto l’incontro online tra istituzioni locali e manager di Silk Faw. I resoconti dell’informazione locale non trasudano, al di là delle dichiarazioni di facciata e delle date estremamente ravvicinate previste per rogito e “inaugurazione lavori”, particolare ottimismo e l’inusuale cautela del sindaco di Reggio Emilia, dopo i preannunci al limite dello sproloquio, lo conferma.
Certo, dopo un anno e mezzo dalla conferenza stampa che dava già per scontato il tutto e i vari penultimatum via via sempre meno credibili, qualche riflessione pare d’obbligo in attesa del 6 agosto, del 6 settembre e delle inevitabili intersezioni con la campagna elettorale delle elezioni politiche.
Il progetto, ci siano o meno i soldi, resta totalmente e inesorabilmente sbagliato: ritenere che una risposta al numero spropositato di auto alimentate a energia fossile in circolazione sia consumare 36 ettari di suolo verde per produrre auto elettriche, o meglio ibride, che costeranno oltre 200.000 euro, raggiungeranno (a Imola?) i 400 km all’ora e saranno destinati a pochi ultraricchi significa non aver compreso nulla di quanto sta accadendo attorno a noi; proprio domani si “celebrerà” (c’è ben poco da festeggiare) l’overshoot day mondiale, con un giorno in anticipo rispetto al 2021.