Aq16, irruzione nella sede di Iren contro accordo con Mekorot
I manifestanti criticano l’azienda israliana per quello che definiscono “apartheid dell’acqua” che viene attuato nei territori palestinesi. Sul posto e’ intervenuta anche la polizia
REGGIO EMILIA – Un gruppo di attivisti del laboratorio Aq16 ha manifestato questa mattina davanti alla sede di Iren per protestare contro l’accordo tra la multiutility e l’azienda idrica israeliana Mekorot. I manifestanti criticano l’azienda israliana per quello che definiscono “apartheid dell’acqua” che viene attuato nei territori palestinesi: “Il 90% dell’acqua viene destinato solo ai territori israeliani e la poca acqua concessa ai palestinesi viene venduta a caro prezzo”.
Il gruppo di giovani, che avevano un megafono, degli striscioni e dei fumogeni, a un certo punto e’ entrato negli uffici di Iren creando disagio fra gli operatori e gli utenti. Sul posto e’ arrivata la polizia che ha fatto uscire gli occupanti e ne ha identificati alcuni.
Nelle ultime ore l’accordo tra Iren e Mekorot era stato al centro di una polemica sollevata anche da Cgil, Cisl e Uil. I sindacati hanno citato Amnesty international secondo cui “il controllo israeliano sulle risorse idriche palestinesi altro non sarebbe che uno strumento utile a costringere le popolazioni occupate a lasciare le proprie terre”. Iren, ammoniscono quindi Cgil, Cisl e Uil, “non può rendersi complice di una simile situazione”. Da qui la richiesta all’azienda di fornire “tutti i chiarimenti del caso” e, eventualmente di “recedere dall’accordo”.
Si legge nel volantino distribuito dai manifestanti: “La Mekorot sottrae acqua illegalmente dalle falde idriche palestinesi provocandone l’impoverimento, devia l’acqua del fiume Giordano riducendone fortemente la portata, fornisce l’acqua che ha rubato ai territori palestinesi occupati alle colonie illegali israeliane e ad Isreale, rivende ai palestinesi la loro propria acqua facendo pagare prezzi altissimi, pratica una sistematica discriminzione nelle forniture di acqua alla popolazione palestinese. Sono forse queste le “soluzioni tecnologiche e organizzative di eccellenza” che hanno portato Iren a firmare un protocollo di intesa con una compagnia idrica criminale?”.
E ancora: “L’amministrazione comunale di Reggio, azionista di Iren, dovrebbe essere la prima a indignarsi: il comune di Reggio Emilia è gemellato con cittadine palestinesi e riconosce al’art. 13 del proprio Statuto “il diritto umano all’acqua”. Dov’è questa sensibilità al rispetto internazionale dei diritti umani quando proprio nella nostra città si firma il patto con il diavolo della segregazione razziale?“.