Mosca tira dritto sulle armi nucleari in Bielorussia. Borrell: “Minaccia per la sicurezza europea”
Il portavoce del cremlino Peskov dopo le parole di Putin: “La reazione dell’Occidente è ininfluente”
ROMA – La reazione “dell’Occidente” all’annuncio dello schieramento di armi nucleari tattiche in Bielorussia da parte del presidente Vladmir Putin “non cambierà i piani” di Mosca. Ad affermarlo è il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dall’agenzia locale Tass. Durante un’intervista con l’emittente statale Rossiya-1 nel fine settimana Putin ha reso noto che la Russia “ha concordato con Minsk di schierare armi tattiche nucleari in Bielorussia” e ha sostenuto che questa operazione “non viola gli obblighi internazionali” di Mosca. Il capo dello Stato ha spiegato che “entro il primo luglio verrà completata in Bielorussia la costruzione di un deposito” a questo scopo e ha aggiunto: “Tutto ciò non è insolito: gli Stati Uniti hanno schierato armi nucleari nei paesi della Nato già molto tempo fa“. Secondo Peskov, in merito alla questione quindi “non c’è altro da aggiungere rispetto a quanto già affermato” dal presidente.
Le parole di Putin hanno scatenato un’ondata di reazioni. Il ministero degli Esteri ucraino ha invocato la convocazione di una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla questione e ha esortato “il G7 e l’Unione Europea di “avvertire le autorità bielorusse delle conseguenze di vasta portata” che avrebbe la decisione di accogliere le armi del Cremlino. Secondo la diplomazia di Minsk, la collocazione di questo tipo di armamenti in Bielorussia viola anche il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari di cui la Russia è fra i Paesi firmatari e anche promotori, da quando ancora era Unione Sovietica. Una versione questa, appunto negata da Putin.
L’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea Josep Borrell ha invece denunciato su Twitter che la possibilità di armi nucleari schierate in Bielorussia comporterebbe “un’escalation irresponsabile e una minaccia alla sicurezza europea. La Bielorussia può ancora fermarlo, è una loro scelta”, ha aggiunto il dirigente europeo, che ha poi annunciato: “L’Ue è pronta a rispondere con ulteriori sanzioni”. Il dipartimento della Difesa statunitense, dal canto suo, ha comunicato che “monitorerà” la situazione ma ha anche specificato che al momento nulla fa pensare che la Russia intenda usare le sue armi nucleari. La Bielorussia del presidente Aleksandr Lukashenko è una ferma alleata della Russia. Minsk non è direttamente coinvolta nel conflitto ucraino con le sue forze armate ma concede il transito di mezzi e militari russi diretti verso il territorio ucraino.
TIKHANOVSKAYA (DISSIDENTE BIELORUSSA): FERMARE RUSSIA SU ARMI NUCLEARI
“Il dispiegamento di armi nucleari tattiche da parte della Russia in Bielorussia viola direttamente la Costituzione della Bielorussia e contraddice con evidenza la volontà del popolo bielorusso di assumere lo status di Stato non nucleare, espresso nella Dichiarazione di sovranità statale della Bielorussia del 1990″. Così ha dichiarato l’attivista bielorussa per i diritti umani e leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya stando a quanto riporta la stampa internazionale. L’ex candidata alle presidenziali del 2020 ha quindi esortato “la comunità internazionale a chiedere alla Russia di fermare questo dispiegamento minaccioso”.
L’ICAN: MOLTO GRAVE L’APERTURA DI PUTIN AD ARMI NUCLEARI
Immediata condanna della decisione annunciata da Putin che rende più probabile l’utilizzo di armi nucleari, da parte dell’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Ican), che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2017, e dalle sue aderenti italiane Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo. In una nota gli organismi ricordano che lo scorso sabato 25 marzo il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che sono in corso preparativi in Bielorussia per accogliere un dispiegamento di armi nucleari russe. Sebbene al momento non vi sia la prova di presenza sul territorio di testate, Putin ha affermato che la Russia ha fornito alla Bielorussia missili a capacità nucleare e che dalla prossima settimana inizierà l’addestramento di personale bielorusso per il loro utilizzo. Ha inoltre annunciato che fino a dieci aerei bielorussi sono già predisposti per l’utilizzo di queste armi e che entro luglio verrà completata la costruzione in Bielorussia di un deposito per le testate nucleari.
Nel fare questo annuncio, Putin ha citato come modello il dispiegamento di armi nucleari da parte degli Stati Uniti in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia: “In pratica stiamo facendo quello che loro fanno da un decennio. Hanno alleati in alcuni Paesi e addestrano le loro portaerei, addestrano i loro equipaggi. Noi faremo la stessa cosa. Si tratta esattamente di ciò che Alexander Grigoryevich (Lukashenko) ci ha chiesto”. Questi annunci seguono sia l’emendamento voluto dal Presidente bielorusso Lukashenko alla Costituzione della Bielorussia al fine di rimuovere la clausola che lo rendeva Paese libero da armi nucleari sia le dichiarazioni dello stesso Lukashenko favorevoli al ricevimento di armi nucleari russe.
Il dispiegamento di armi nucleari in altri Paesi, cui si fa riferimento con la definizione di “condivisione nucleare” (“nuclear sharing”), rende più complicato il processo decisionale legato ad ordigni nucleari e aumenta il rischio di errori di calcolo, di comunicazione e di incidenti potenzialmente catastrofici. Il Trattato internazionale sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw) vieta esplicitamente di ospitare sul proprio territorio armi nucleari di un altro Paese e il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnp) vieta il trasferimento di armi nucleari a un Paese che non ne dispone.
In caso di adesione al Tpnw, uno Stato avrebbe 90 giorni di tempo per rimuovere le armi nucleari dal proprio territorio. Così come la presenza di testate nucleari statunitensi in cinque Paesi europei aumenta il rischio nucleare, continuano le associazioni, lo stazionamento di testate russe in Bielorussia aumenterebbe la minaccia di una guerra. L’esistenza di tali arsenali (e di una minaccia al loro utilizzo) mette infatti popolazioni in grave pericolo e non esiste al mondo un meccanismo di risposta umanitaria in grado di gestire le conseguenze di una guerra nucleare.
Daniel Högsta, direttore esecutivo ad interim della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons Ican, ha dichiarato: “Finché Putin avrà armi nucleari, l’Europa non potrà essere al sicuro. Putin giustifica questa proposta, che configura una pericolosa escalation, con i decenni di condivisione nucleare della Nato. Finché i Paesi continueranno a considerare le armi nucleari come qualcosa di diverso da un problema globale, ciò contribuirà a dare a Putin la copertura per trovare scuse a questo tipo di comportamento”.
Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica (in linea con la Campagna internazionale Ican) condannano le decisioni annunciate dalla Russia di Putin e chiedono al Governo della Bielorussia di rifiutare tale piano di dispiegamento. Nel contempo auspicano che Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia possano chiedere il ritiro delle testate nucleari statunitensi dai propri territori come primo passo verso una ratifica del Trattato sulla Proibizione delle armi nucleari Tpnw.
I Paesi che sono seriamente intenzionati a ridurre la minaccia delle armi nucleari dovrebbero firmare il Tpnw per condannare in modo completo queste armi e, cosa fondamentale, per renderne meno probabile l’uso. La fine del programma di “Nuclear sharing” è uno degli obiettivi intermedi della campagna “Italia, ripensaci” (che punta a coinvolgere il nostro Paese in percorsi di protagonismo per un concreto disarmo nucleare) già sostenuta da centinaia di Enti Locali e dalla maggioranza dell’opinione pubblica italiana, come dimostrano da numerosi sondaggi d’opinione negli ultimi anni (Fonte Dire).