La Cassazione conferma la pena a 12 anni e due mesi per l’ex presidente del consiglio comunale di Piacenza
REGGIO EMILIA – Con il verdetto emesso dalla Corte di cassazione, diventa definitiva la condanna per Giuseppe Caruso (Fdi), ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza e funzionario delle Dogane, finito in manette con il fratello nel 2019 nell’ambito dell’inchiesta Grimilde contro la ‘ndrangheta.
Nell’operazione focalizzata sugli affari della cosca Grande Aracri a Brescello (Reggio Emilia) e sulle rive emiliane e lombarde del Po Giuseppe Caruso, che aveva scelto il giudizio con rito abbreviato, era stato condannato a 12 anni e due mesi per associazione mafiosa nel processo d’appello (20 anni per lui in primo grado come figura di contatto tra la cosca e il mondo imprenditoriale della regione).
La Cassazione ha quindi confermato la pena per l’ex esponente di Fratelli d’Italia disponendo inoltre che versi un risarcimento di un milione di euro al Comune di Piacenza. Gli “ermellini” hanno poi confermato l’accusa di associazione mafiosa anche per Salvatore Grande Aracri, nipote del boss di Cutro Nicolino. Il 43enne affronterà un nuovo processo in Corte d’appello relativamente a tre capi di imputazione su cui sono stati accolti in parte i ricorsi della Procura generale di Bologna.
Anche altri due imputati, Antonio Muto e Cesare Muto, sono stati rinviati ad un nuovo giudizio per quattro imputazioni, per cui la Procura generale di Bologna, guidata da Lucia Musti, aveva presentato ricorso contestando alcune aggravanti mafiose che non erano state riconosciute.