Strage di Villa Gaida, Orjol Lame per ora non è imputabile
Discusso in tribunale l’esito della perizia psichiatrica sull’albanese accusato della morte di 4 bambini e della compagna: fra 6 mesi una rivalutazione
REGGIO EMILIA – E’ stato discusso ieri in tribunale l’esito della perizia psichiatrica su Orjol Lame, il 30enne albanese responsabile della strage di Villa Gaida: i legali dei familiari delle vittime hanno ottenuto una rivalutazione entro l’anno con un loro consulente tecnico. Al momento Lame è ritenuto incapace di partecipare coscientemente al processo a suo carico per la “strage dei bambini”, ma il suo quadro clinico andrà rivalutato e non tra un anno, ma tra sei mesi. E alle operazioni peritali parteciperà da vicino anche un loro consulente tecnico di parte.
Finalmente una schiarita, nell’udienza tenutasi ieri, giovedì 8 giugno 2023, in Tribunale a Reggio Emilia, per i coniugi Hyseni nella loro battaglia, nella quale sono assistiti da Studio3A-Valore S.p.A. e dall’avvocato Nicola Termanini, del foro di Modena, per rendere giustizia ai tre figli Shane, 22 anni, Resat, 11 anni, e Rejana, 9, e al loro nipotino Mattias, di appena un anno e quattro mesi, le vittime incolpevoli del tremendo incidente occorso la sera di domenica 30 ottobre 2022 in via Newton, a villa Gaida.
In aula sono state esposte le conclusioni della perizia psichiatrica su Orjol Lame, trent’anni, anche lui di origini albanesi, compagno di Shane e padre di Mattias, il responsabile di quella strage con una rovinosa uscita di strada con la Fiat Stylo di cui era alla guida e dove trasportava i quattro giovanissimi, schiantatasi e, di più, penetrata all’interno di un casolare disabitato, con conseguenze devastanti: il conducente ha distrutto due famiglie, la sua e quella della moglie.
A rendere ancora più grave il fatto, la fuoriuscita è stata frutto di una condotta irresponsabile e al limite del criminale del trentenne, per la folle velocità tenuta, per di più con tre minori innocenti a bordo, tra cui suo figlio, e per le condizioni psicofisiche con cui si è messo al volante, positivo alla droga con livelli di cocaina alle stelle: Lame “vantava” vari precedenti specifici e anche condanne per spaccio di sostanze stupefacenti e sul suo capo pendeva un decreto di espulsione, non si sarebbe nemmeno dovuto trovare in Italia. Senza contare lo “stato” della vettura, non assicurata, non revisionata e neppure sua: l’ultimo proprietario è al centro di un’indagine per traffico illecito di veicoli.
Lame è anche l’unico a essere sopravvissuto a questa tragedia, ma era stato ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Reggio Emilia, nel reparto di Rianimazione. E, pur non correndo più pericolo di vita, a metà dicembre risultava ancora in stato di coma, con risposta incostante alle stimolazioni esterne, deficit motori, incapacità di parlare e danni neurologici da valutare. Di qui la richiesta, datata 23 dicembre, del Pubblico Ministero della Procura reggiana titolare del relativo procedimento penale, Marco Marano, accolta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Andrea Rat, di procedere con incidente probatorio per espletare una perizia psichiatrica su Lame onde accertarne in via prioritaria la capacità di partecipare coscientemente al processo, ivi compresa la fase delle indagini preliminari. Il Gip aveva così incaricato ad hoc, il 26 gennaio 2023, il medico legale Moreno Lusetti, con termine di 90 giorni per depositare le conclusioni.
Nel frattempo, però, molte cose sono cambiate, Lame a fine dicembre è uscito dal coma ed è stato trasferito in un centro di riabilitazione post-traumatica di Correggio. Non solo, successivamente è stato dimesso anche da questa struttura e i suoi familiari l’hanno pure ricondotto in Albania, epilogo che ha destato l’amarezza e la dura presa di posizione da parte dei coniugi Hyseni, che hanno perso tre dei loro quattro figli oltre al nipotino e che per essere assistiti, attraverso l’Area manager Puglia Sabino De Benedictis e l’Area manager Emilia Romagna, dott.ssa Sara Donati, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e all’avvocato Nicola Termanini.
Sotto accusa il rigetto da parte del Gip e poi del Tribunale del Riesame di Bologna della richiesta di misure cautelari per l’imputato, nello specifico gli arresti domiciliari e il divieto di espatrio, avanzata dal Sostituto Procuratore alla luce della sua gravissima condotta: per i giudici non sussisterebbero tali esigenze perché al trentenne sarebbero residuate grosse limitazioni di deambulazione a causa dei traumi riportati, e non vi sarebbero perciò pericoli di fuga o di reiterazione del reato, anche perché gli è stata ritirata la patente. Il risultato, però, è che ora Lame è tornato nel suo Paese e la mamma e il papà di Shane, Resat e Rejana e nonni di Mattias temono fortemente che non torni più in Italia per sostenere il processo.
Non bastasse, i familiari hanno poi ricevuto un altro duro colpo, l’esito della perizia. Il consulente tecnico ha infatti concluso che il danno neurologico post traumatico patito da Lame “è caratterizzato da lesione assonale diffusa di tipo 2 con marcati deficit cognitivo-comportamentali” e che quindi il trentenne attualmente “è incapace di partecipare coscientemente al processo”. Il dott. Lusetti ammette che “i progressi cognitivi raggiunti rendono necessaria una rivalutazione del suo quadro clinico”, ma a distanza di ben 12 mesi, un’eternità per i familiari delle vittime.
Conclusioni contestate nel corso dell’udienza di ieri, con particolare riferimento alle loro “attualità” e alle tempistiche, dall’avv. Termanini, il quale ha presentato un’apposita memoria evidenziando come vi siano numerosi elementi migliorativi nelle condizioni dell’imputato emersi successivamente all’esame compiuto su di lui dal consulente tecnico del giudice, che non erano stati pertanto da considerati. Argomentazioni che il Gip ha accolto, non solo mantenendo aperto l’incidente probatorio ma dimezzandone i termini: il giudice Rat ha fissato un’udienza per il prossimo 14 dicembre, dunque tra sei mesi, nel corso della quale il perito incaricato dovrà produrre una nuova rivalutazione aggiornata sull’imputato, da esperire nei prossimi mesi. E alle operazioni peritali parteciperà quale consulente tecnico di parte per la famiglia Hyseni, nomina che è stata ammessa, anche il medico legale dott. Pierfrancesco Monaco, messo a disposizione da Studio3A.