
Cangiari di Europa Verde e Miglioli di Possibile: “La differenza tra i due episodi sta solo nella sproporzionata capacità di generare indotto economico”
REGGIO EMILIA – Ricordiamo tutti le polemiche esplose l’anno scorso a seguito del concerto del gruppo musicale P38 al circolo Arci Tunnel. Giustamente allora si condannò quella esibizione con argomentazioni condivisibili e ineccepibili, ma anche in quella occasione ci fu una discussione importante. Per la verità molto più accesa e veemente di quella di questi giorni su Kanye West.
Allora addirittura si votò in consiglio comunale la revoca della collaborazione col circolo Arci. Anche allora i sostenitori della libertà culturale e di espressione opposero ragioni legittime, come oggi. Ma allora la differenza tra i due episodi sta solo nella sproporzionata capacità di generare indotto economico, come evidenziato dalle parole del sindaco Vecchi, peraltro molto più preoccupato della gestione dell’evento che dei suoi risvolti culturali, e della assessora Rabitti che se la cava con una presa di distanza formale, ma nulla più.
Non si possono discutere le scelte dei privati si dice. Forse è il caso di ricordare che l’Arena RCF si è potuta realizzare anche grazie all’impegno e alla decisa volontà dell’amministrazione comunale, con un cospicuo contributo pubblico, a nome dell’intera comunità reggiana, che vi ha visto l’opportunità di dare dignità ad una radicata tradizione musicale tutta reggiana (Ligabue, Zucchero, Bertoli, CCCP ecc.…). E se questo è vero, allora occorre rispetto, soprattutto da parte di chi gestisce questa formidabile infrastruttura culturale, per i valori fondanti che questa terra e la sua comunità esprimono ancora oggi.
Ci sono dei fondamentali che non vanno dimenticati e che sono scritti nella nostra Costituzione, che sono patrimonio di queste terre, le cui vicende socio politiche sono storicamente legate alle prime lotte socialiste e bracciantili e ad un antifascismo non di facciata, pagato col sangue delle lotte partigiane. Tutto dimenticato sull’altare del profitto di privati? Tutto dimenticato in ossequio al mercato e alle tendenze del momento? Tutto dimenticato nel nome di un pilatesco richiamo alla libertà di espressione? Ma fino a dove siamo disposti a cedere sul piano dei valori che contraddistinguono questa città? Qual è la soglia che fa scattare l’indignazione? La sola e diversa capacità di generare reddito?
La musica è arte e l’arte è cultura e la cultura è anche costruzione di senso comune e deve essere la lanterna che illumina la via. Guai a spegnerla. Ci pare che in questa occasione, al buio, si sia persa la giusta via.
Duilio Cangiari, Europa Verde Reggio Emilia e Alessandro Miglioli di Possibile