Cattolici in politica, Confcooperative al vescovo: “Ci ripensi”

15 febbraio 2024 | 11:08
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Cattolici in politica, Confcooperative al vescovo: “Ci ripensi”

I vertici dell’associazione: “Chi intraprende percorsi di questo genere, è una risorsa di cui tutti abbiamo bisogno”

REGGIO EMILIA – “Nel più profondo rispetto del suo magistero e di prerogative nelle quali non ci permettiamo di entrare nel merito, invitiamo il vescovo di Reggio Emilia, Giacomo Morandi, a ripensare alla disposizione assunta circa l’impedimento della partecipazione all’attività politica dei laici che svolgono ministeri e funzioni nelle parrocchie”.

Il pubblico appello viene dal presidente di Confcooperative Terre d’Emilia, il reggiano Matteo Caramaschi, dai componenti reggiani l’ufficio di presidenza dell’organizzazione, Gino Belli e Patrizia Fantuzzi, e dalla coordinatrice della delegazione territoriale locale, Anna Colombini, che si dichiarano “preoccupati a fronte di una disposizione che rischia creare tensioni comunitarie e personali, ma anche di far percepire il mondo cattolico come distante o estraneo alle vicende politiche (e perciò economiche e sociali) del territorio”.

“La storia del movimento cooperativo rappresentato da Confcooperative Terre d’Emilia – ricordano gli esponenti dell’organizzazione – prese slancio a partire dall’Enciclica “Rerum Novarum”, quando Papa Leone XIII sollecitò proprio i cattolici all’impegno sociale”. “Da qui nacquero cooperative di consumo, di lavoro, e prima ancora, quelle Casse Rurali e Artigiane (oggi Banche di Credito Cooperativo) che segnarono il nostro territorio (le prime a Gualtieri e Guastalla, nel 1895 e 1896) e videro un impegno diretto dei parroci, e non solo di laici”.

“Quei pionieri – spiegano Caramaschi, Belli, Colombini e Fantuzzi– raccoglievano denaro e lo prestavano per vincere l’usura; usavano uno strumento “scabroso”, secondo qualche benpensante, ma non se ne resero schiavi o servi, così da vincere schiavitù e dipendenze”.

“Questa cooperazione di matrice sociale cristiana – proseguono i vertici reggiani di Confcooperative Terre d’Emilia – ha dato e dà molto ai nostri territori, mantenendo una profonda autonomia dalla politica e comunque restando punto di riferimento anche per tante donne e uomini che pure si sono impegnati in movimenti e partiti tra di loro assai diversi”.

“Molto di più, allora – osservano i dirigenti cooperativi – ha fatto e può fare la Chiesa, sostenendo coloro che desiderano affermare in politica quei principi ispiratori di giustizia sociale, mutuo soccorso, attenzione agli altri che possono accomunare gli uomini e, a maggior ragione, quando a fondamento del loro agire vi sono anche spinte alla fratellanza e alla comunione”.

“Comprendiamo – aggiungono gli esponenti di Confcooperative Terre d’Emilia – la preoccupazione circa le possibili divisioni che l’impegno attivo in compagini politiche può generare tra le persone, ma siamo anche convinti che proprio i cattolici dovrebbero avere i migliori anticorpi rispetto a questa possibilità, essendo uniti da una fede che trascende altre forme di appartenenza e di militanza”.

“E’ con queste convinzioni – affermano Caramaschi, Belli, Fantuzzi e Colombini – che invitiamo rispettosamente monsignor Morandi a ripensare alla sua disposizione, evitando da una parte le angosce e gli imbarazzi che potranno connotare le scelte dei cattolici impegnati nelle parrocchie e, dall’altra, non frapponendo impedimenti ad un impegno politico di persone disponibili a spendersi in questo importante ambito”.

“Chi intraprende percorsi di questo genere, mettendosi al servizio reale della collettività e perseguendo il bene comune – concludono gli esponenti di Confcooperative Terre d’Emilia – è una risorsa di cui tutti abbiamo bisogno”.