Spaccio, rifiuti e sporcizia: così la stazione affonda nel degrado
Elisa Adelgardi, portavoce del Cres: “Come si può diventare la grande Reggio Emilia di cui ci raccontano tutti i progetti del Comune, con una situazione del genere?”. Gino Rossi: “Altro che Stazione Off. Qui, tra poco, sarà Reggiani off”
REGGIO EMILIA – Spaccio ad ogni angolo delle strade, rifiuti gettati ovunque, cantine dei condomini sfondate dai senzatetto, vicoli dove avviene ogni sorta di traffico, prostituzione e gente che dorme per strada. Una passeggiata serale nel quartiere della zona stazione offre uno spaccato davvero sconfortante di questo quartiere.
Abbiamo fatto un giro accompagnati da Elisa Adelgardi, portavoce del Cres (Comitato Reggio Emilia sicura) e da alcuni componenti del comitato che ci hanno mostrato i punti più critici di questa zona che sta affondando nel degrado da anni. Già percorrendo via Lama Golese, che viene definita una zona dove si spaccia il crack dai referenti del Comitato, si possono osservare divani letto, lavastoviglie lasciate per strada e biciclette cannibalizzate dai ladri.
Ma questo è niente rispetto a quello che ci attende più avanti. Arriviamo in via Eritrea e ci avviciniamo a piazzale Marconi. Percorrendo viale IV Novembre assistiamo a uno scambio veloce di droga sotto i nostri occhi che avviene dietro due auto con un cliente, italiano, che passa velocemente, lascia qualcosa in mano a un nordafricano e riceve in cambio la sua dose. E’ tutto velocissimo e al buio. Sotto i nostri occhi.
Non ci hanno ancora individuato e non sono diffidenti. La musica cambia quando iniziamo a filmare e si aggiunge, al nostro gruppo, una persona del Cres che conoscono bene che, spesso, ha chiamato le forze dell’ordine per segnalare gli spacciatori. Da qui in poi, ogni volta che ci vedono arrivare, i giovani immigrati si spostano e spariscono. Vengono avvisati da una serie di vedette che sono a tutti gli angoli delle strade e che servono per comunicare ai pusher se stanno arrivando le forze dell’ordine o qualche seccatore.
Oltre a questo gli spacciatori hanno tutta una serie di nascondigli che gli permettono, quando arrivano polizia e carabinieri, di nascondere le dosi in modo che non gli vengano trovate addosso in caso di perquisizione. Anfratti nei muri, siepi, avvallamenti e buche nel terreno: è tutto utile per nascondere lo stupefacente. I pusher conoscono la zona a menadito e sanno sempre dove nascondere la droga.
Continuiamo in via Turri e passiamo un supermercato cinese. Poi svoltiamo a destra sempre in una via che è chiusa. Qui, sempre accompagnati da un fuggi fuggi generale arriviamo a un negozietto dove aggiustano biciclette. Ci passiamo davanti fra sguardi sospettosi. Poi torniamo indietro, percorriamo via Chiesi, sbuchiamo sulla via Emilia e ci dirigiamo verso piazzale Tricolore. Qui incontriamo il signor Fabio Gruosso che abita, da sette anni, in un palazzo all’inizio della via, vicino al distributore di benzina.
Ci racconta: “Io e la mia famiglia viviamo in uno di questi condomini assediati dagli spacciatori. Abbiamo chiamato le forze dell’ordine innumerevoli volte. Tutti sanno tutto e tutti sono al corrente della situazione. Qui vicino c’è un condominio che è il covo degli spacciatori: sono tutti subaffitti abusivi. Il fatto è che nessuno vuole mettere mano a una situazione che, negli ultimi due anni, è drasticamente peggiorata. Io ho due bimbe, una di 7 l’altra di 2 anni. Mia moglie, quando esce di casa per andare in centro, ha paura e ci va in macchina, anche se abitiamo alle porte dell’esagono. Ho paura ad uscire con le mie bimbe piccole sulla via Emilia per insegnarli ad andare in bicicletta, perché, spesso, ci sono risse. Noi, che cerchiamo di documentare lo spaccio, veniamo minacciati”.
Mentre parliamo gli immigrati che stazionavano in zona sono tutti fuggiti. Si sono rifugiati in una viuzza che il signor Gruosso definisce il covo dello spaccio. E’ un vicoletto chiuso, dietro la stazione di servizio, dove si sono radunati una trentina di extracomunitari. In fondo c’è un negozio di alimentari fatiscente che sarebbe interessante sapere se è in regola. Puzza di piscio e di escrementi ovunque.
Ci spostiamo in una zona cortiliva dove il signor Gruosso sostiene che la gente va a drogarsi. Dice: “Recentemente abbiamo dovuto installare il cancello per evitare che accedessero alla zona dei garage. Io stesso mi sono ritrovato ad uscire con la mia bimba nell’ovetto, di pochi mesi, per andare a prendere alla scuola materna mia figlia più grande e mi sono trovato davanti a dieci di loro nei garage. Poi, per fortuna, se ne sono andati via senza fare nulla. Si drogano qui, cercando riparo dai controlli delle forze dell’ordine”.
Proseguiamo il giro accompagnati da Gino Rossi che abita nel condominio proprio di fianco all’hotel San Marco di fronte alla stazione. Assistiamo all’ennesima, veloce, compravendita di stupefacente e poi al solito fuggi fuggi generale quando i pusher ci vedono. Imbocchiamo via monsignor Tondelli e poi svoltiamo a destra in via Alai. Qui, di fronte a un cumulo di materassi e coperte abbandonati per strada, il signor Rossi ci racconta cosa vede tutte le sere dalla sua finestra.
Dice: “Io abito proprio qui, in questo palazzo di fronte, in uno dei punti più caldi per quello che riguarda gli episodi di malavita e degrado di questa città. Qui la gente dorme in giacigli improvvisati e non ha nessun tipo di supporto, a parte quelli della Caritas diocesana o dell’associazione La Nuova Luce che gli portano un pasto caldo la sera. Non hanno bagni e pisciano per strada, sul muro, sul portone o sullo zerbino. La sera c’è tutto un sottofondo di urla, con persone ubriache, spesso drogate, che si azzuffano per pochi euro. Fino poi ad arrivare a situazioni, come è accaduto recentemente, dove ci scappa il morto. Questi si ammazzano per una coperta, perché sono un esercito di disperati a cui le istituzioni non danno nessuna risposta. Ora stanno pubblicizzando il piano Stazione off, ma, se non fanno presto, tra poco, sarà un reggiani off, perché andranno tutti via e in zona stazione resterà solo il degrado”.
Mentre parla arriva un italiano che, con estrema noncuranza, abbandona dei sacchi di rifiuti vicino ai materassi abbandonati. Torniamo in piazzale Marconi dove un’associazione caritatevole sta distribuendo dei pasti.
Elisa Adelgardi, portavoce del Cres, ci dice: “Il fatto è che la stazione è la porta che accoglie le persone che vengono da fuori e quella che fa in modo che le persone si possano spostare. Non c’è studente universitario che non abbia fatto almeno un anno da pendolare. Non c’è medico che non sia dovuto andare in un altro ospedale. Stiamo parlando anche di professionisti e di persone che arrivano qui e si trovano davanti a questo spettacolo. Se vogliamo professori universitari e artisti non possiamo accoglierli così: è vergognoso e presuntuoso. E poi c’è il problema umano di tutte queste persone che vivono qui. Purtroppo abbiamo chiuso gli occhi e non siamo sensibili più a queste cose. Come si può diventare la grande Reggio Emilia di cui ci raccontano tutti i progetti del Comune, con una situazione del genere?”.