Strage di Bologna, Bellini: “Contro di me accuse inventate”
Le dichiarazioni spontanee dell’ex primula nera: “L’uomo del video non sono io. Rispettate i morti, mi processate su delle barzellette”
REGGIO EMILIA – “Non ho niente a che fare con Bologna, è tutto inventato”. Lo ha detto, quasi gridandolo, Paolo Bellini, che sta facendo dichiarazioni spontanee nel processo d’appello a suo carico per concorso nella strage del 2 agosto 1980.
Nel suo intervento Bellini si è poi nuovamente scagliato contro l’ex moglie Maurizia Bonini, che lo ha riconosciuto nel video girato dal turista Harald Polzer il giorno della strage e la cui testimonianza è stata decisiva per farlo condannare all’ergastolo nel processo di primo grado. Chiedendo di poter fare un confronto con l’ex moglie, con cui a suo dire “c’è una faida che dura dal 1973”, Bellini afferma infatti, contestando il riconoscimento, che “la Procura generale le ha fatto vedere una foto così sfocata che nemmeno io avrei potuto riconoscermi”.
Ha aggiunto Bellini: “Io non sono quel signore, non ci assomiglio neanche lontanamente”. In particolare, nelle sue dichiarazioni spontanee, l’imputato ha detto che “zigomi e fossetta giugulare” sarebbero nettamente diversi, e nega anche di aver mai indossato un crocifisso, a differenza dell’uomo che compare nel video.
L’udienza è iniziata con la proiezione della copia analogica del video girato dal turista Harald Polzer il 2 agosto 1980. Poi l’imputato ha fatto delle dichiarazioni spontanee. Oltre a Bellini è presente anche un altro imputato, l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, che in primo grado è stato condannato a sei anni per depistaggio, mentre è assente il terzo imputato, l’ex amministratore di alcuni immobili in via Gradoli a Roma Domenico Catracchia, condannato in primo grado a quattro anni per false informazioni al pubblico ministero.
La difesa di Paolo Bellini, condannato all’ergastolo in primo grado per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, ha chiesto una comparazione tra l’uomo che appare nel video girato in stazione dal turista Harald Polzer e un altro uomo che, in un altro video girato da una tv locale, si trova nel piazzale della stazione con una paletta in mano e partecipa ai soccorsi. Il legale di parte civile Andrea Speranzoni, però, ha prodotto delle fotografie dell’uomo con la paletta in cui si nota che il suo abbigliamento è simile, ma non uguale a quello dell’uomo nel video di Polzer, e anche i tratti del volto sembrerebbero diversi. Parti civili e Procura generale sono quindi concordi nel ritenere che una comparazione tra i due uomini sarebbe inutile, e sul punto la Corte d’Assise d’appello presieduta dal giudice Alberto Pederiali si è riservata la decisione.
Bellini, nel suo intervento, ha detto anche: “Io non posso aver minacciato i magistrati, sono andato in Sicilia nel ’92, dopo la morte di Falcone e Borsellino, e vi ho salvato, arrivando fino ai vertici di Cosa nostra”. E’ una replica alle accuse di aver minacciato il figlio del giudice Francesco Caruso, presidente della Corte d’Assise che lo ha condannato in primo grado, in seguito alle quali è stato arrestato e portato in carcere lo scorso giugno. Rivolgendosi alla Corte d’Assise d’appello presieduta dal giudice Alberto Pederiali, l’imputato ha detto senza mezzi termini di “voi mi avete mollato nella m…”, chiedendo se “mi avete mandato al suicidio per altri interessi”.
Ha poi aggiunto: “È vero che sono stato un ‘birichino’ e anche di più” Così come “è vero, anzi è risaputo, che sono stato un infiltrato per conto di partiti politici per cercare estremisti e gente di ideologia particolare: per Almirante e Mariani (esponenti del Msi, ndr) sono arrivato fino in Portogallo”. Bellini ammette anche di “essere stato in contatto con elementi di Avanguardia nazionale”, ma nega di “aver mai conosciuto Stefano Delle Chiaie e altri personaggi che mi vengono addebitati”.
E ha concluso: “Io i morti li rispetto, voi non li rispettate”, perché “portate a processo un innocente sulle barzellette e non leggete gli atti”.