Il capogruppo di Centrodestra Insieme Novellara in consiglio comunale: “Crediamo che la comunità novellarese e tutti gli italiani abbiano il diritto di poter piangere una lacrima sulla bara”
REGGIO EMILIA – Plaudiamo alla mostra organizzata dal Comune di Novellara sul tema della violenza sulle donne, che nel nostro territorio si lega, imprescindibilmente e tristemente, alla tragedia di Saman Abbas. Ben venga anche la creazione del “Fondo Saman Abbas per il contrasto alla violenza sulle donne”, iniziativa che il nostro gruppo consigliare ha appoggiato in Consiglio Comunale.
Ma la gestione del “dopo Saman” da parte del Comune e della sindaca Elena Carletti alimenta in noi molte perplessità. Innanzitutto l’indizione dei funerali privati: pur rispettando le esigenze di protezione del fratello che lo hanno indotto a preferire una cerimonia a porte chiuse, personalmente mi sono attivata presso i nostri rappresentanti in Parlamento per chiedere al governo italiano che vengano indetti funerali solenni per Saman Abbas, come peraltro auspicato dall’illustre giornalista pachistano Ahmad Ejaz. Crediamo che la comunità novellarese e tutti gli italiani abbiano il diritto di poter piangere una lacrima sulla bara di Saman e salutarla come una “ragazza italiana”, simbolo coraggioso della lotta contro la cultura patriarcale che l’ha uccisa.
Durante il vernissage della mostra sulla violenza sulle donne, sabato è stato presentato un libro-inchiesta che evidenzia come i tribunali italiani abbiano ribaltato le posizioni assolvendo gli imputati e colpevolizzando le vittime. Non ci pare che questo sia avvenuto nel caso di Saman: al tribunale di Reggio Emilia si è celebrato un processo di primo grado che ha fatto piena luce sulla ricostruzione dei fatti, accertato responsabilità, espresso parole di ferma condanna per quanto accaduto e comminato condanne all’ergastolo per il padre di Saman e 14 anni di carcere per lo zio fiancheggiatore.
Il fulcro della vicenda di Saman, aspetto che gli amministratori locali tendono ad eludere, non è tanto la fase processuale, ma piuttosto come sia stato possibile che la ragazza abbia vissuto a Novellara come un fantasma per quattro anni, vittima di una vita di soprusi, segregazione, angherie, violenze, diritti negati, senza che Comune e servizi sociali si siano accorti di qualcosa. Tutti aspetti di cui si sa poco e che meritano un doveroso approfondimento per accertare responsabilità e fare i conti con il “dopo Saman”.
Infine la sindaca ha annunciato che un ritratto di Saman, presentato alla mostra, verrà trasferito al centro interculturale “Rosa dei Venti” che organizza, tra le altre cose, corsi di italiano, salotti di cucito e altre attività per le donne emigrate; questa iniziativa ha un apprezzabile valore simbolico, ma ricordiamo che né Saman (come vittima) né sua madre (come carnefice) né altre donne straniere presenti a Novellara avrebbero mai avuto la possibilità di frequentare quel centro, proprio perché impossibilitate a uscire da casa, vittime di una cultura oscurantista nei confronti delle donne: in tal senso, tutte queste iniziative sono destinate ahimè ad essere poco efficaci. Sulle politiche dell’immigrazione e integrazione locale serve fare molto di più.
Cristina Fantinati, capogruppo Centrodestra Insieme Novellara in Consiglio Comunale