Aguzzoli: “In caso di ballottaggio staremo con chi vuole cambiare”
Il candidato sindaco di Coalizione civica: “La decisione sarà presa democraticamente dal nostro gruppo”. Su Vecchi: “Giudizio negativo, i cittadini non sono ascoltati”
REGGIO EMILIA – “Ci siederemo al tavolo con tutti quelli che ci chiameranno e sentiremo le loro proposte. Le riferiremo al gruppo dei 32 consiglieri che si sono impegnati e prenderemo una decisione condivisa. Il nostro appoggio sarà per chi rappresenterà maggiormente un cambiamento netto, sia nelle idee che nei programmi che nelle persone, rispetto al passato. Noi non faremo l’errore che hanno fatto i Cinque stelle, cinque anni fa, che hanno detto: non sosterremo nessuno perché sono tutti uguali”.
Fabrizio Aguzzoli, candidato sindaco di Coalizione civica, risponde così quando gli si chiede cosa farà il suo soggetto politico in un eventuale ballottaggio fra Massari e Tarquini. Abbiamo continuato con lui le interviste con i candidato sindaco nella nostra città. Ecco cosa ci ha detto.
Voi dovevate fare un accordo con Sic e con il M5S che poi è naufragato, dato che sono andati con il centrosinistra. Come mai?
Era così, ma poi Sinistra italiana ci ha contattati, a settembre, dicendoci che avevano avuto indicazione dal nazionale di andare con il Pd. Ci rimanevano i 5 Stelle che erano, rappresentativamente, il gruppo più forte dato che avevano preso nel 2019 il 14,6% e l’11% alle ultime politiche. Poi sono arrivati il senatore Croatti e l’ex Lanzi dicendo che bisognava fare l’accordo con il Pd e quelli del M5S, che sono sempre stati anti Pd a Reggio, hanno ceduto.
E la Soragni? Come mai dopo che è uscita dal M5S non si è aggregata a voi?
Sì, doveva farlo, ma poi noi, che eravamo già pronti, eravamo estenuati da questo balletto in cui ci diceva sempre: “Aspetta la prossima settimana”. Quindi siamo usciti con la mia candidatura e questo, forse, l’ha indispettita ed è andata da sola. I miei rapporti con Paola sono comunque ottimi.
Mettiamo che lei venga eletto. Qual è la prima cosa che farà?
Innanzitutto serve una giunta nuova, perché servono uomini e donne nuove che portino avanti idee nuove. La seconda cosa che farei è alzare il telefono, chiamare il prefetto, il questore il comandante dei carabinieri, il direttore generale o la direttrice generale dell’Ausl e invitarli a una interlocuzione continua che vada avanti, per i prossimi cinque anni, per dare risposte alla città sul tema della sicurezza. Questo perché è vero che la sicurezza compete al prefetto e al questore, ma se il sindaco non avanza certe richieste al prefetto, tipo l’esercito, difficile che questo poi le conceda. Invece Vecchi ha spesso parlato di “percezioni”, su questo tema, mentre il suo predecessore, Delrio, addiritture le liquidava con un “tutte balle”.
Lei cosa pensa dell’opzione dell’esercito in città?
Quella sull’esercito è una discussione fortemente ideologica e le discussioni ideologiche raramente portano a dei risultati positivi. Avere l’esercito significa avere più donne e uomini per controllare il territorio. E’ stato detto, da chi non li vuole, che non sono agenti di polizia giudiziaria. Questo è vero. Ma è stato anche detto che non sono agenti di pubblica sicurezza, il che non è vero, perché, con l’operazione strade sicure, lo sono. Possono fermare e possono perquisire le persone. Possono anche arrestarle in caso di flagranza di reato per reati perseguibili d’ufficio e lo possono fare assieme alle altre forze dell’ordine. Devono essere risorse utilizzate in sinergia con polizia, carabinieri e polizia locale. Per quel che riguarda la polizia locale, infine, io credo debba occuparsi di presidio del territorio: quindi controllare i cantieri e le residenze.
Il centro storico è in grande sofferenza. Vetrine vuote e sempre meno gente. Come si fa a rivitalizzarlo?
Bisogna lavorare sul decoro per il centro storico. Quindi i negozi sfitti devono essere puliti, dentro e fuori. Dobbiamo riportare la gente a vivere in centro storico. Per me questo discorso si intreccia pesantemente con quello dell’università che è una grande risorsa della città. Va bene il campus, ma gli studenti li devi portare in città perché la rivitalizzano. Su questo ci vuole un investimento importante. Ci sono vecchi palazzi che potrebbero essere trasformati in studentati con un investimento importante. Poi devi riportare in centro storico l’artigianato, le piccole botteghe di negozio e di prossimità. Infine c’è un problema di parcheggi. Una proposta che facciamo nel nostro programma è quella di anticipare alle 18 la sosta libera, invece che alle 20.
Ci dica la sua opinione sull’operazione dell’ex Mercato coperto
Che quell’operazione sia stata una scelta tragica è oramai sotto gli occhi di tutti. Credo che non durerà a lungo e avrà una vita difficile. Il problema è capire perché è stata fatta quando si era detto che si sarebbero dovuti valorizzare i prodotti locali. Il fatto è che, lì dentro, i costi sono talmente alti che solo le grandi multinazionali del food possono entrare. Ma adesso sembra di essere in un aeroporto. Non vorrei che la gestione precedente avesse lasciato un buco che, magari, cadeva sulle spalle dell’amministrazione comunale e quindi, a un certo punto, si è dovuta trovare una soluzione come quella.
La sicurezza. In zona stazione la situazione è molto degradata e i cittadini sono esasperati. Ma ci sono problemi anche in via Emilia San Pietro, nella zona fra i due Teatri e in via Roma. Come risolvere questa situazione?
Dobbiamo distinguere fra criminalità e marginalità, anche se spesso c’è una sovrapposizione, su questi due aspetti. Io ho individuato tre pilastri. Il primo è quello del controllo del territorio e del rispetto delle regole. Non è possibile che ci siano bande che si scontrano regolarmente. Bisogna fare rispettare le regole, altrimenti questa città rischia una deriva verso un atteggiamento razzista che non è nelle sue corde. Questo rischia di portare, anche a livello elettorale, a risposte che sono di pancia e non di testa ai problemi della città. Poi c’è anche un problema di accoglienza, proprio perché c’è un problema di marginalità e di povertà. Quindi un problema di integrazione. Le migrazioni non si fermano. Non c’è niente da fare quando uno scappa dalla fame dalla povertà, dalla mancanza dei diritti umani e dalle violenze. Allora vanno gestite. Ci vuole accoglienza, perché questa gente ha il diritto di avere da mangiare, di dormire in un posto accogliente e non per strada, di lavarsi e di andare di corpo. Quindi dobbiamo realizzare dei dormitori. Poi c’è l’integrazione che avviene con la lingua e con il lavoro. Bisogna fare avviamento alle professioni per quelle persone.
La viabilità sta diventando un grosso problema per Reggio Emilia. Per attraversare la città, nelle ore di punta, serve quasi un’ora. Che fare?
Ci sono delle soluzioni tampone. Fra queste ridurre il traffico incrementando il trasporto pubblico locale. Il fatto è che il nostro sistema di trasporto pubblico locale fa acqua da tutte le parti e le periferie non sono servite benissimo. Poi c’è il discorso della mobilità leggera, ovvero quella con le biciclette. Però, anche qui, se vogliamo che la gente vada in bicicletta, dobbiamo fare in modo che la ritrovi. Per questo dovremmo creare dei bici box in tutta la città. Poi c’è la tecnologia. Penso ai semafori intelligenti. Tante volte ti capita di stare fermo perché hai il rosso e, di là, non c’è nessuno. Ci sono semafori, oggi, che riconoscono che non c’è nessuno e ti danno il verde e, dall’altra parte, mettono il rosso. Poi c’è l’utilizzo del Gps che ti può suggerire, in tempo reale, dei percorsi meno trafficati. Infine si può ricorrere ad orari di lavoro differenziati nelle aziende. Per questo servirebbe un mobility manager.
E le soluzioni più strutturali?
C’è quella della via Emilia bis che arriva fino Calerno. A Cella e Gaida sono disperati oggi perché il traffico pesante passa tutto di lì. Qui, però, ci deve essere un finanziamento Anas. Poi c’è la mobilità ferroviaria in tramvia. Questo, ad oggi, lo si può fare solo con la Reggio-Ciano. Poi c’è una proposta, fatta da alcuni giovani professionisti reggiani di svincoli e sovrappassi nell’area sud ovest di Reggio: via Inghilterra, via Chopin e via Hiroshima. Va portata ad un tavolo di tecnici per verificarne la fattibilità. Però è interessante.
Il turismo. La nostra città, nonostante la presenza della Mediopadana, non sembra in grado di intercettare grandi flussi turistici. Perché? Come risolvere questo problema?
La Mediopadana è un roba piazzata lì, che ha un flusso di passeggeri enorme, ma fatto di gente che transita e non si ferma. Un giorno sono andato a comprare un pacchetto di aspirine alla farmacia della Mediopadana. Erano le 11 del mattino ed era il terzo scontrino della giornata. Poi, in quella stazione, non c’è nulla che valorizzi i nostri prodotti tipici e le nostre eccellenze enogastronomiche. Non è una vetrina come, ad esempio, l’aeroporto di Bologna. E’ anonima anche se è stata fatta da un grande architetto. Il turismo, poi, non può essere visto in chiave comunale, ma su scala provinciale: dal Po agli Appennini. Pensiamo ai cammini. Noi abbiamo la via Matildica del volto santo che va da Mantova a Lucca passando per Reggio. Questo andrebbe pubblicizzato. Senza fare il paragone con Santiago di Compostela, ma, se tu vai là, vedi che c’è stato uno sviluppo dell’ospitalità e della ristorazione impressionante.
Sanità e lavoro. Quanto può incidere l’azione di un sindaco su questi due settori?
Può fare molto più di quello che si pensi. In campo sanitario rimane comunque la più alta autorità. E’ per quello che, come ho detto, deve creare un rapporto continuativo con il direttore generale dell’Ausl. Per quel che riguarda le crisi del mondo del lavoro, può crare un tavolo in cui mettere a confronto imprenditori e sindacati.
Ci dia un giudizio sui dieci anni della giunta Vecchi
Non può che essere negativo, anche se i problemi odierni della città datano da almeno vent’anni. Quello che si percepisce, a Reggio, è la totale mancanza di ascolto nei confronti dei cittadini. Noi ce ne siamo resi conto, perché abbiamo lavorato tantissimo nei quartieri da quando ci siamo costituiti nel 2021. I cittadini nelle frazioni e nei quartieri non si sentono rappresentati. I problemi sono quelli di cui abbiamo parlato prima: disagio giovanile, le baby, gang, la viabilità e la sicurezza.
Ma le consulte di quartiere non dovevano servire a questo?
Non hanno funzionato. Noi avevamo fatto delle proposte alternative all’assessore De Franco, ma non ci hanno dato retta. Dovevano essere elette insieme al consiglio comunale, con una durata identica. Questo per favorire una maggiore partecipazione. Invece sono state votate dal 3,59% degli aventi diritto. Poi dovevano avere un budget che noi avevamo calcolato in 40mila euro. Su otto consulte erano 320mila euro. Il costo di un caffè per ogni abitante di Reggio. Ci hanno detto che non si poteva. E poi, quando votano in così pochi, tu riesci a condizionare il voto. Sul 3,59% basta che controlli qualche centinaio di voti e sei a posto.
Faccia un pronostico. Quanti voti pensa di prendere?
Vorrei arrivare al 15%.
C’è un ballottaggio fra Tarquini e Massari. Voi con chi vi schiererete?
Ci siederemo al tavolo con tutti quelli che ci chiameranno e sentiremo le loro proposte. Le riferiremo al gruppo dei 32 consiglieri che si sono impegnati e prenderemo una decisione condivisa. Il nostro appoggio sarà per chi rappresenterà maggiormente un cambiamento netto, sia nelle idee che nei programmi che nelle persone, rispetto al passato. Noi non faremo l’errore che hanno fatto i Cinque stelle, cinque anni fa, che hanno detto: non sosterremo nessuno perché sono tutti uguali.
Voi, quindi, non avete pregiudiziali ideologiche?
Ragioneremo sulle idee e sulle persone che le vogliono portare avanti. Poi è chiaro che ci sono sensibilità diverse nel nostro partito, ma l’idea di non parlare con nessuno, non esiste. Per quel che riguarda la decisione finale, la prenderà il gruppo democraticamente.