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Banchetto Tarquini di fronte a baracca partigiano, Sic: “Vili provocatori”

26 maggio 2024 | 15:13
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Banchetto Tarquini di fronte a baracca partigiano, Sic: “Vili provocatori”

Scrive Pederzoli: “E’ il segnale della sfrontatezza di una destra che non ha il senso della misura, tantomeno della storia. Tarquini: “Ce lo ha assegnato il Comune”

REGGIO EMILIA – “Vili provocatori”. Cosimo Pederzoli, capolista di Sinistra in Comune definisce così il banchetto che è stato allestito dal centrodestra davanti alla baracchina di Piero Canovi, il partigiano ‘Peter’, prima del ponte di San Pellegrino.

Scrive Pederzoli: “E’ il segnale della sfrontatezza di una destra che non ha il senso della misura, tantomeno della storia. Il candidato Tarquini è appoggiato dal FdI, partito che nel simbolo ha la fiamma tricolore che arde sulla tomba di Mussolini. Una vergogna che la città non si merita”.

Piero Canovi era un partigiano, nome di battaglia Peter, che operò in diverse zone reggiane, dalla pianura a Ligonchio, prendendo parte all’attacco del Comando della Wermacht di Albinea e ai presidi di Cerrè Marabino – Scandiano – Regnano.

Nella baracchina, terminata la guerra, aveva aperto la sua officina in cui riparava le biciclette. Un luogo che dopo la sua morte, è diventato uno dei simboli della lotta antifascista di Reggio Emilia, un luogo di storia e memoria.

Replica Tarquini: “Ho riflettuto molto prima di scrivere questa nota. Certo è che di tutto posso essere accusato in questa campagna elettorale, fuorché di scorrettezza e mancanza di rispetto; che invece, ahimè, quotidianamente subisco in vari modi. Il fatto: siamo stati autorizzati dal Comune di Reggio Emilia a predisporre i classici banchetti elettorali in vari punti del territorio comunale. Uno di quelli che ci hanno assegnato è il minuscolo Piazzale Lepanto dove, tra l’altro, insiste la baracchetta commemorativa della Resistenza, già deposito e luogo di riparazione di biciclette”.

Continua Tarquini: “Ebbene, alla parola proferita nei nostri riguardi “vili provocatori” mi sono davvero indignato. Una città, Reggio Emilia, Medaglia d’oro della Resistenza, che democraticamente accetta, o almeno mi auguro che accetti, l’esistenza del contraddittorio politico, spero altrettanto vivamente che non ceda di fronte al facile tema della nostra provocazione. Questa sarebbe la scorrettezza. Perché non mi appartiene, non appartiene alla mia lista e non appartiene alle persone intelligenti che hanno letto bene: eravamo lì perché autorizzati dal Comune, nulla di più”.