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Ex Fiere, Franceschini: “Benefici solo per due imprese”

12 maggio 2024 | 11:07
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Ex Fiere, Franceschini: “Benefici solo per due imprese”

L’ex presidente: “Se la variante fosse stata fatta all’epoca, avremmo pagato tutti i debiti. Bene gli investimenti privati, ma devono essere fatti con trasparenza e nell’interesse della collettività”

REGGIO EMILIA – “Guardi, quando si creano le condizioni per investimenti industriali di valore, con delle agevolazioni, la cosa non mi scandalizza, ma l’importante è che siano fatti con trasparenza e nell’interesse della comunità. Se avessero fatto un bando pubblico per una cosa del genere, sa quante richieste ci sarebbero state?”

Valter Franceschini, ex presidente delle Fiere ed ex sindaco di Scandiano, commenta così l’operazione che portato Max Mara ad acquistare l’area delle ex fieredove dovrebbe nascere un importante polo della logistica, con un uffici e show room. L’ex presidente non vuole dare un giudizio politico dell’operazione, ma si dice molto amareggiato per la conclusione della vicenda. “Tutte le volte che ne parlo mi viene la gastrite”, dice.

Ricorda quello che avvenne: “Sono stati degli sprovveduti a fare una fusione a freddo fra due società diverse: una immobilare (Siper) e una fieristica (Sofiser). Tutti sapevano che Sofiser era indebitata fino al collo. Io avvisai l’allora assessore Mimmo Spadoni, ma poi hanno fatto questo scempio. Le fiere hanno sempre avuto un attivo di bilancio, anche dopo il 2009. La fusione avvenne nel 2012. Sofiser, invece, aveva una ventina di milioni di buco. Dal 2005, dopo che è scoppiata la bolla degli investimenti immobiliari, Sofiser non deprezzò il valore degli immobili e, alla fine, si ritrovò con un valore fittizio e dei debiti”.

Terreno e immobili erano di proprietà della Sofiser. La proprietà era di Camera di commercio e Provincia. Il fallimento delle fiere avviene fra il 2015 e il 2016. La destinazione d’uso di quell’area era ed è tuttora, in attesa della variante che dovrebbe trasformarla ad uso privato, per attività fieristiche convegnistiche.

Commenta amaramente Franceschini: “Se la variante che oggi fanno per Max Mara fosse stata fatta all’epoca, vendendo quell’area, si potevano pagare tutti i debiti e sarebbero rimasti i soldi per il rilancio delle fiere. Con il fallimento, invece, si è avviata un processo per cui c’è stato chi è riuscito a comprare a un prezzo molto basso. Intendiamoci, io sono felice che quell’area vada a finire in mano a Max Mara, ma è la catena che ha portato lì e ha creato un beneficio solo per due imprese che non mi piace”.

Il valore di quell’area, secondo Franceschini, è molto maggiore del prezzo a cui è stata venduta. Nel 2019 ci fu l’asta pubblica. Parteciparano Terminal One, la società che le aveva gestite per due anni e Giorgio Bosi, presidente della Pibiplast, azienda con sede a Correggio, nel reggiano, che opera nel settore del packaging per la cosmetica. Terminal One aveva fatto un’offerta irrevocabile d’acquisto a 6,8 milioni Bosi rilanciò a 6 milioni e 850mila euro e si portò a casa il polo espositivo reggiano. Poco dopo Terminal One rivolse le sue attenzioni ai parcheggi della Mediopadana che ora, effettivamente stanno gestendo a 500 metri dalle fiere. Cinque anni dopo Bosi la rivenderà a Maramotti a un prezzo attorno ai 12 milioni di euro.

Conclude Franceschini: “C’era una perizia intorno ai 30 milioni, fatta dal tribunale fallimentare che poi era stata abbassata a 22. E stiamo considerando un’area ad uso pubblico, perché dopo la variante ad uso privato, quell’area varrà di più. Un peccato, le fiere si potevano salvare. E’ stata una cattiva gestione politica”.