Massari: “Il centrodestra sovranista non passerà a Reggio”

Il candidato del centrosinistra attacca Tarquini sulle interdittive antimafia: “Grave il suo silenzio quando Salvini ha detto che sono motivate da chiacchiere e dicerie”
REGGIO EMILIA – “Di Tarquini non mi è piaciuto il fatto di non dichiararsi antifascista il 25 Aprile quando l’hanno fatto anche altri esponenti della sua maggioranza. E’ un salto culturale che poteva fare. Poi il suo silenzio di fronte a Salvini quando è venuto all’hotel Posta. Mi sarei aspettato una presa di posizione chiara di fronte a un ex ministro dell’Interno che dice che le interdittive antimafia sul consorzio Edilgest (allora guidato da Salati, ndr) sono state motivate da chiacchiere e dicerie. E poi anche sulle dichiarazioni omofobe e discriminatorie di Vannacci non ha mai detto nulla”.
E’ il giudizio che Marco Massari, candidato sindaco del centrosinistra alle prossime elezioni dell’8-9 giugno, dà sul suo principale sfidante, Giovanni Tarquini, candidato sindaco del centrodestra. In questa lunga intervista con Reggio Sera Massari si dice fiducioso su una vittoria al primo turno, ma scommette che, se andrà al ballottaggio, vincerà perché “le posizioni sovraniste del centrodestra, che limitano i diritti delle persone, non troveranno spazio nella nostra città”.
Lei parla spesso di discontinuità con la giunta Vecchi. Sembra quasi che voglia prenderne le distanze. In cosa consiste esattamente?
Già avere puntato su un candidato civico, che non proviene dai partiti, è un segno grosso di discontinuità. Una persona che viene dalle professioni, dall’ospedale, con una predisposizione alla tutela della salute e del bene pubblico. Parlando con i cittadini, in queste settimane, ho poi scoperto tutta una serie di problemi che sono rimasti lì, probabilmente non per volontà della precedente giunta, ma perché nessuno ha la bacchetta magica per risolvere tutto. Si tratta di mettere mano ai problemi che assillano le persone, che vanno dalla cura del territorio alle buche nelle strade.
Mettiamo che lei venga eletto. Qual è la prima cosa che farà?
Sarà di capire e mettere mano alla governance alla struttura del Comune. Da un lato bisogna rivedere l’organizzazione della struttura comunale in modo che dia risposte più celeri e strutturate ai problemi che vengono fuori. Serve poi una maggiore comunicazione tra i dirigenti e gli assessorati e tra l’amministrazione e i cittadini, perché oggi c’è un certo distacco. Poi bisogna motivare i dipendenti per fargli ritrovare il loro orgoglio di svolgere un lavoro utile. Infine si dovranno affrontare i problemi della città storica e delle frazioni. Bisognerà mettere mano anche al welfare, mirato soprattutto sui giovani e quindi lavorare sul problema della casa. Andrà stabilito un cronoprogramma per effettuare tutti questi interventi.
Il centro storico è in grande sofferenza. Vetrine vuote e sempre meno gente. Come si fa a rivitalizzarlo?
C’è una legge regionale, la 12 del 2023, che promuove con finanziamenti gli hub urbani e dice che le città non devono essere considerate solo dal punto di vista del commercio, ma come motori di sviluppo economico in cui vanno compresi tutti gli attori. Quindi ci mettiamo sicuramente i commercianti con le loro associazioni imprenditoriali, ma anche i residenti, i sindacati, le associazioni di volontariato, l’università e la cultura. Per questo e per gestire i fondi potremmo costituire una Fondazione che potrebbe avere un manager esterno, chiamamolo un city manager. L’obiettivo è di vedere lo sviluppo della città storica nel suo insieme. Poi, per esempio, la città, dopo la chiusura dei poliambulatori viale Monte San Michele, non ha più un presidio sociosanitario. Una delle proposte è di riportare questa funzione in centro storico, tipo alla Galleria Santa Maria. Questo per avere una piccola casa di comunità, dentro la città storica, con i medici e con un presidio sociale.
Ci dica la sua opinione sull’operazione dell’ex Mercato coperto
Io sono molto legato a quel luogo, perché i miei genitori avevano un esercizio di frutta e verdura al suo interno e quindi ci ho giocato fin da piccolo. Quello di oggi è un progetto che è rivolto soprattutto ai giovani. Non esprime, tuttavia, le potenzialità del nostro territorio. Secondo me ci si può mettere mano, rivedendo eventualmente la convenzione in essere, per capire se si riesce a recuperare spazio da affidare ai prodotti tipici del nostro territorio.
Si poteva fare lì, molto più in grande, l’operazione che Coldiretti ha fatto in corso Garibaldi
Sì, ma il problema, per quelle piccole realtà a chilometro zero, è di avere il personale che tiene aperto quei negozi. Infatti in corso Garibaldi aprono solo tre giorni alla settimana.
La sicurezza. In zona stazione la situazione è molto degradata e i cittadini sono esasperati. Ma ci sono problemi anche in via Emilia San Pietro, nella zona fra i due Teatri e in via Roma. Come risolvere questo problema?
Questo è un problema che riguarda, ormai, tutte le città medio-grandi ed è complesso. Nessuno ha la bacchetta magica per risolverlo. Tutto parte dal fatto che quelle persone non hanno i documenti in regola e quindi sono oggetto di provvedimenti di espulsione. Ma questo significa che tutta la legislazione che è stata portata avanti fino ad ora, è stata un fallimento, perché si creano queste sacche di emarginazione. Sono persone senza diritti, dei fantasmi che, facilmente, vengono arruolati nel percorso della malavita. Se ci fosse una legislazione che facilitasse l’accoglienza e non l’espulsione, penso che, in parte, il problema potrebbe essere risolto.
Purtroppo, però, non c’è. Quindi cosa bisogna fare nel frattempo?
Noi dobbiamo investire sicuramente sulla polizia urbana. Per questo abbiamo proposto la presenza di vigili di quartiere. Poi, certo, c’è il problema della certezza della pena che è importante, ma non può essere solo il carcere la soluzione per un certo tipo di reati minori. Bisogna che queste persone vengano instradate in percorsi che prevedano pene alternative. Il carcere, oggi, per come è strutturato, non dà una possibilità di recupero e di riabilitazione. Poi c’è tutto il discorso della marginalità. Chi sono queste persone? Dobbiamo trovargli un lavoro, una casa.
La viabilità sta diventando un grosso problema per Reggio Emilia. Per attraversare la città, nelle ore di punta, serve quasi un’ora. Che fare?
Bisogna verificare che vada avanti, nei tempi stabiliti, la tangenziale nord che si porta dietro, ad esempio, tutta la risistemazione dell’asse di via Chopin e via Inghilterra. Dobbiamo eliminare i quattro passaggi pedonali e i quattro semafori pedonali, mettendo dei sottopassi pedonali. Già lì un pezzo di città tornerà ad essere più fluido. Poi bisogna ridurre l’utilizzo delle automobili. Dobbiamo potenziare il trasporto pubblico. Infine pensiamo che una figura importante potrebbe essere quello del mobility manager. Questo significa che ogni azienda che ha più di 100 dipendenti dovrebbe avere una persona deputata all’organizzazione della mobilità dei dipendenti. Bisogna creare una struttura sovracomunale che faccia l’analisi dei flussi di traffico e governi gli orari di chiusura e apertura delle aziende. Dobbiamo stimolare il car sharing e l’uso delle biciclette a pedalata assistita, premiando i dipendenti anche con incentivi economici. Infine, nel medio-lungo termine, l’obiettivo è di costruire una tramvia sull’asse sud-nord.
Il turismo. La nostra città, nonostante la presenza della Mediopadana, non sembra in grado di intercettare grandi flussi turistici. Perché? Come risolvere questo problema?
Sul turismo bisogna investire risorse e ragionare su un’area vasta che va dal Cusna al Po. Dobbiamo puntare su un turismo slow che valorizzi l’enogastronomia. Per fare questo, però, bisogna avere un sistema di promozione turistica che costruisca dei pacchetti di visita e di soggiorno ben definiti. Ci vuole una struttura che lo faccia ed è una delle priorità da mettere in campo.
Sanità e lavoro. Quanto può incidere l’azione di un sindaco su questi due settori?
Innanzitutto c’è una sede, che è la conferenza socio sanitaria territoriale, dove si discute anche della programmazione sanitaria locale. Lì sono presenti anche i sindaci che possono dare il loro contributo. Poi c’è da fare un lavoro di sensibilizzazione con le persone, perché la sanità deve essere considerata come un bene prezioso. Le persone devono utilizzarla in modo responsabile. Lo dico perché è possibile che ci sia anche un eccesso di consumismo sanitario, per cui ci sono persone che fanno visite senza averne necessariamente bisogno. Dobbiamo lavorare sulla prevenzione. In Italia abbiamo un numero molto elevato di bambini obesi. Abbiamo un’aria scadente.
E sul lavoro?
Dobbiamo fare un patto per lo sviluppo con le associazioni imprenditoriali, la cooperazione e i sindacati, con una visione del futuro sostenibile. Bisogna ridurre il lavoro precario. Il Comune si prenderà l’impegno di attivare il più possibile contratti a tempo indeterminato. Quando l’ente farà dei bandi per gli appalti, controlleremo che vengano applicati i contratti nazionali di lavoro che permettano una remunerazione garantita superiore ai 9 euro all’ora. Infine bisogna limitare il sistema dei subappalti.
Ci dia un giudizio sul suo sfidante Tarquini
Non mi sono piaciute due cose. Il fatto di non dichiararsi antifascista in una città come Reggio Emilia il 25 Aprile, quando l’hanno fatto anche altri esponenti della sua maggioranza. È un salto culturale che avrebbe potuto fare. E l’altra cosa è quella sulla legalità, quando si è trovato sul palco dell’hotel Posta con Salvini che, fra l’altro, ha candidato un personaggio, come Vannacci, che è l’opposto di tutto quello che noi pensiamo sui diritti civili e delle persone. Mi sarei aspettato una sua presa di posizione chiara quando Salvini (a proposito dell’interdittiva antimafia del prefetto che ha colpito il consorzio Edilgest allora guidato dal segretario provinciale della Lega, Roberto Salati, ndr) ha detto che le interdittive antimafia sono state motivate da chiacchiere e dicerie. Questi sono provvedimenti presi da un prefetto, cioè da una struttura dello Stato e Salvini è stato ministro dell’Interno. Poi le dichiarazioni di Vannacci, quello che ha detto sulle persone con disabilità e le scuole separate, la dichiarazione che ha fatto sugli italiani di colore dal punto di vista, diciamo così, etnico, le sue posizioni omofobe. Io credo che un candidato veramente civico, avrebbe dovuto prendere una posizione chiara su questi temi.
Se sarà eletto si troverà a guidare una coalizione piuttosto ampia che va da Azione ai centri sociali. Non crede che questo sarà un problema per lei?
Abbiamo costruito un patto e un programma elettorale con il coinvolgimento di centinaia di persone e di decine di associazioni e partiti. Questo è un’altra cosa che ci caratterizza, a differenza degli altri partiti, anche ad esempio del centrodestra che candida Tarquini. E abbiamo trovato dei punti in comune. La linea guida è la Costituzione che ci ha guidato nella costruzione di questo programma declinato sul tema della sostenibilità. Noi ci baseremo su quei punti programmatici. Le persone che ho incontrato sono serie, disponibili e responsabili. Io penso che riusciremo a lavorare bene insieme. Credo che faremo una buona politica, che vuol dire una politica alta, di mediazione, perché il ruolo della politica è quello di mediare tra gli interessi che la coalizione può proporre alla città e ai cittadini.
Faccia un pronostico. Pensa di vincere al primo turno?
Sono abbastanza fiducioso, ma non ho dubbi che, se andremo al ballottaggio, vinceremo. Penso che la nostra città non sia assolutamente orientata a fare un cambio così radicale, perché abbiamo di fronte un centrodestra con delle posizioni sovraniste, che limitano i diritti delle persone e che credo non troveranno spazio nella nostra città. Per cui confido nella tradizione progressista e democratica di Reggio. E, anche sui contenuti, abbiamo un progetto di città che guarda alle grandi città europee più avanzate.