Alessandro Zagatti: “Non vendiamo contenitori in vetro, né bevande alcoliche: perché farci chiudere nelle ore notturne? Il nostro locale in zona stazione sta soffocando”
REGGIO EMILIA – Sono un padre di famiglia, con una figlia in età scolare. Nel 2009, complice la recente crisi globale, con tutti i nostri risparmi io e la mia socia abbiamo aperto un’attività, ancora assente a Reggio Emilia: i negozi H24. Si tratta di esercizi di vicinato in cui la vendita avviene tramite distributori automatici. Sono presenti ovunque, in Italia come all’estero. Noi avevamo notato in particolare quelli di Piacenza, Parma, Modena e Bologna.
A chi sono rivolti gli H24? Turisti, studenti, passanti, abitanti del quartiere, e qualunque cittadino voglia qualcosa di comodo o fuori orario. Pensando alle ore notturne: forze dell’ordine, tassisti, operatori ecologici, guardie giurate, operatori sanitari, riders, eccetera. Un luogo dove chiunque possa servirsi di una veloce bevanda calda, fredda, uno snack o qualsiasi altra cosa in un momento in cui è tutto chiuso. Si trovano frequentemente vicino alle stazioni: servono i pendolari che si spostano in treno, chi fa i turni in fabbrica, chi torna da una partita o da un concerto, eccetera.
I nostri sono sempre illuminati, allarmati e videosorvegliati. Non è mai stato facile, anche perché è ancora oggi piuttosto radicata l’idea che “le macchinette non sono di nessuno”, quindi se qualcosa non va le prendo a calci, anziché utilizzare il numero per le segnalazioni. Per questi e altri motivi, abbiamo sempre dedicato ben più dell'”ora al giorno” che ci era stata indicata dal produttore. Io ne ho fatto la mia attività principale. Almeno due passaggi per negozio al giorno, per pulire, sistemare e controllare che i distributori funzionino correttamente.
Con l’associazione di categoria Confida, che riunisce tutta la distribuzione automatica, stiamo seguendo un protocollo Top quality specifico per negozi automatizzati, per ufficializzare quello che per noi è prassi, ad esempio in termini di pulizia e disinfezione.
Per i prodotti che passano il Termine Minino di Conservazione (la famosa dicitura “preferibilmente entro il”) ci appoggiamo al Banco alimentare, che a propria volta distribuisce ai più bisognosi.
Che Reggio Emilia non sia una città semplice, specie in certe zone, lo si sa. Tuttavia, i provvedimenti con carattere di urgenza per motivi di degrado attuati negli ultimi mesi ci hanno portato a chiedere il supporto della vostra testata, sperando che possa fare da cassa di risonanza e che, con queste poche righe, si possa fare almeno un po’di chiarezza sul nostro tipo di attività.
Nell’ordinanza sindacale che ha colpito due nostri punti vendita e che imponeva la chiusura nelle ore notturne, con nostro stupore leggevamo che detti punti vendita, secondo il Comune di Reggio Emilia, contribuivano al degrado urbano ed a un aumento della criminalità. Comprendo perfettamente l’intento del Comune di rendere sempre più sicuro il centro della città e le sue zone limitrofe, tant’è che io stesso mi sono sempre prodigato, e continuo a prodigarmi per dare una mano in questo senso.
Sovente mi trovo a segnalare, richiedere l’intervento delle forze dell’ordine, insistere con gli avventori meno “attenti” affinché la zona resti pulita e vivibile per tutti nel pieno rispetto di un’educazione civica che parte proprio da un senso di responsabilità verso la comunità e la sua sicurezza, ma non capisco in che modo i miei distributori automatici potrebbero essere causa di un aumento del degrado della città. Non vendiamo contenitori in vetro, né bevande alcoliche (cosa che in altre città avviene, di solito con lettore di maggiore età e orari prestabiliti) proprio per rispettare le norme di sicurezza che come ripeto, io per primo, approvo.
Semmai, ci sentiamo noi stessi “parte lesa” e, francamente, lasciati soli. Troppo spesso, all’arrivo delle forze dell’ordine, mi sono sentito rispondere che non vi era molto che si poteva fare con certe persone. Quando ho offerto di fornire le immagini registrate mi hanno risposto che non sarebbe servito.
Svariati soggetti, apparentemente senza fissa dimora e spesso in stato alterato sembrano aver iniziato a vedere il nostro locale vicino alla zona stazione dei treni (l’unico per il quale mi trovo spesso costretto a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine) come potenziale luogo di ritrovo e stazionamento, e con la scusa di poter fingere di esser lì per acquistare qualcosa non se ne vanno più. Questo tipo di comportamento scoraggia qualunque altro potenziale avventore. Le attività della zona stanno chiudendo, e il nostro punto vendita sta soffocando.
La situazione peggiora nelle ore che precedono il tramonto, in quanto il negozio è l’unico punto luce della zona, che diventa molto buia per via dei portici e degli alberi del viale. Da quello che ho potuto raccogliere, queste persone una volta frequentavano i capannoni delle ex Officine Reggiane, da poco rinnovati e riaperti al pubblico.
In quindici anni abbiamo avuto un solo incontro con il Comune. Siamo disposti ad incontrare personalmente il sindaco di Reggio (abbiamo già fromalmente richiesto un incontro con l’assessore) o chi è preposto alla sicurezza della città per cercare un punto di incontro, siamo animati dal più genuino spirito di collaborazione nel rispetto della legge ma abbiamo davvero bisogno di un aiuto in quanto questa situazione, venutasi a creare non per colpa nostra, ci sta mettendo in ginocchio.
Alessandro Zagatti