La Cgil e un candidato Pd: “Vicenda incredibile, si prendano provvedimenti”. Ma vince la difende: “In Italia c’è ancora libertà di pensiero”
REGGIO EMILIA – A Reggio Emilia montano le polemiche sull’insegnante di lettere del liceo Moro che – come riferisce la Gazzetta – avrebbe consegnato ai propri studenti di quinta materiale didattico in cui si sarebbe definita la Resistenza “un’invenzione storica” e “ingannevoli” gli obiettivi dell’Agenda 2030 per il clima.
Una vicenda che “ha dell’incredibile e ci lascia sgomenti e increduli”, commentano la Cgil e la Flc (federazione dei lavoratori della conoscenza) provinciali. “Il liceo Moro negli anni è stato spesso citato tra gli istituti d’avanguardia della nostra provincia”, ricordano i sindacati. Pertanto “stupisce quindi ancor di più che questo episodio si sia verificato proprio tra le sue mura facendosi campanello d’allarme riguardo alla pericolosa deriva culturale a cui stiamo assistendo”, aggiungono.
“Ogni giorno – continuano Cgil e Flc – si verificano tentativi di riscrittura della storia da parte di una ben chiara parte politica, attualmente al Governo. Qualcuno sostiene che il fascismo non esista più ma la mentalità fascista, invece, appare evidentemente ancora ben radicata anche in ambiti impensabili come quelli rappresentati dalla scuola dove, apprendiamo da questo episodio, complice un clima favorevole, chi fino a poco tempo fa non avrebbe avuto l’ardire di professare revisionismi pseudofascisti oggi non ha più timore”, incalzano.
Ma “che la storia divenga all’interno della scuola pubblica da serissima materia di insegnamento ad autostrada di revisionismi e negazionismi è inaccettabile, come inaccettabili ci appaiono le posizioni espresse dall’insegnante del Moro che ha fatto carta straccia dell’esistenza e del significato della Resistenza italiana e europea manipolando le fonti e stravolgendo i fatti”.
Tuttavia, evidenziano ancora da via Roma “per fortuna la scuola è raramente questo, e molto più spesso tanto altro e gli studenti con la loro incredulità e indignazione costituiscono uno spiraglio di resistenza”, concludono i sindacati. Chiedendo però provvedimenti contro chi “dovrebbe presiedere allo sviluppo intellettuale dei ragazzi e invece ha abusato del proprio ruolo educativo a favore di disvalori contrari ai principi sanciti dalla nostra Costituzione antifascista”.
Anche Federico Macchi, giovanissimo candidato in Consiglio comunale col Pd ed ex studente del Moro, dice: “Sono rimasto incredulo anche io di fronte al vergognoso materiale proposto in classe da una insegnante prossima, fortunatamente, a una non meritata pensione”, affonda. Nella città Medaglia d’oro al valor militare della Resistenza e in un istituto che da anni, con enorme successo, propone la Città del lettore, “certo becero revisionismo storico e certe deliranti teorie complottiste sull’Agenda 2030- aggiunge Macchi- rappresentano un doppio scempio”.
Perché “insultano l’importanza e il sacrificio di chi ha lottato per liberarci dal nazifascismo, a partire dal protagonismo delle donne, e il lavoro di tanti docenti che, a differenza dell’insegnante in questione, nella loro vita hanno studiato, letto e ogni giorno cercano di trasmettere il proprio sapere ai loro studenti attraverso riferimenti culturali storici e autentici, non con fake news”. Conclude Macchi: “Mi auguro che, nonostante l’attuale governo, il ministro Valditara intervenga al più presto, perché istruzione e merito vanno pretesi anche dagli insegnanti”.
Sulla vicenda interviene anche il deputato reggiano di Fdi, Gianluca Vinci, che scrive: “Sono del tutto faziose le reazioni della Sinistra reggiana alla lezione della docente d’italiano del liceo Moro. In Italia c’è ancora libertà di pensiero e di parola e questa docente, probabilmente, anche perché vicina alla pensione, ha dato semplicemente una sua versione della storia. E’ incredibile poi che la Sinistra vi si scagli con tanta veemenza quando leggiamo ogni giorno una racconto manipolato delle vicende di quegli anni. Assistiamo ad insegnanti che si inventano di sana pianta e insegnano un falso storico, cioè che i partigiani hanno sconfitto i tedeschi, dimenticandosi migliaia di atti, documenti e prove che dimostrano invece come sia stato l’intervento degli Alleati a farlo. Quindi se legittimamente da una parte questa docente può aver dato una sua opinione su una singola fotografia, di cui non conosciamo il dettaglio storiografico (quindi non sindachiamo la veridicità di quella foto di partigiane donne armate con mitra), dall’altra restiamo sorpresi dell’invenzione continua fatta passare per realtà della resistenza come forza che ha sconfitto i tedeschi. Un revisionismo tipico reggiano che fa della resistenza un’epopea che non vi è stata, tanto meno come moto di contrasto all’occupazione tedesca”.