Editoriali

Lo strano caso di Tarquini, dottor Jekyll e Mr. Hyde

13 giugno 2024 | 11:27
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Lo strano caso di Tarquini, dottor Jekyll e Mr. Hyde

Il candidato sindaco del centrodestra tira fuori, ad urne chiuse, una grinta che non si era vista in campagna elettorale e, indirettamente, critica pure i suoi alleati. Gravi le accuse di “scarsa democrazia”

REGGIO EMILIA – Dopo la lettera di Tarquini ai giornali, la domanda che gli addetti ai lavori si stanno facendo è: ma perché tutta questa grinta il candidato del centrodestra non l’ha tirata fuori durante la campagna elettorale? L’avvocato reggiano, negli ultimi tre mesi, ha dimostrato sempre un notevole fair play. Subito dopo le elezioni ha mandato ai giornali un comunicato dai toni concilianti e, un giorno dopo, se n’è uscito, con una nota durissima in cui se la prende con tutti.

Un Tarquini in versione dottor Jekyll e Mr. Hyde. Gli ultimi tre mesi sono stati all’insegna di un’estrema correttezza da parte di un candidato che, invece, ad urne chiuse, se n’è uscito con un comunicato stampa in cui ne ha avuto per tutti: giornali, avversari politici e anche con i suoi alleati.

Sì, perché quando Tarquini dice che Massari “ha avuto il Pd che gli ha organizzato tutta la campagna elettorale con un budget molto superiore al suo e con gruppi di lavoro organizzati da mesi e mesi” e aggiunge che “il Pd ha avuto il tempo di realizzare una strategia di raccolta di tutte le liste possibili e immaginabili intorno a Massari”, mentre la sua candidatura ha potuto contare su soli tre mesi di lavoro effettivo, sta puntando il dito anche contro gli altri partiti del centrodestra.

Ricordano tutti, infatti, i tentennamenti, soprattutto di Fdi sulla sua candidatura che hanno portato a perdere mesi preziosi per organizzare la campagna elettorale. Quando Tarquini fa riferimento al Pd, che ha organizzato la campagna elettorale di Massari con gruppi di lavoro organizzati da mesi, fa probabilmente intendere che i partiti tradizionali del centrodestra, magari, non l’hanno supportato abbastanza. E poi il riferimento al budget, come dire che, anche i soldi, sono mancati.

Raro leggere da parte di un politico un atto di accusa così netto nei confronti dei suoi alleati, dato che, di solito, i panni sporchi si lavano in famiglia. Ha poi criticato la stampa e le tv sostenendo che “solo grazie alla par condicio” ha potuto dire qualcosa.  Su questo, da parte nostra, possiamo solo dire che Reggio Sera ha dato spazio a tutti. Per quel che riguarda le altre accuse lasciamo rispondere i diretti interessati che, sicuramente, in giornata non mancheranno di farsi sentire.

Ma c’è un altro aspetto che vorremmo affrontare e che non è secondario. Tarquini scrive che “diverse persone che mi avevano manifestato interesse ad entrare in lista come candidati sono state di fatto costrette a non farlo per evitare imbarazzi sui rispettivi luoghi di lavoro. Un mio candidato ha ricevuto minacce per essersi schierato con me”. E conclude scrivendo “della triste e prepotente realtà reggiana che non immaginavo potesse arrivare a tanto. Realtà assai lontana dalla vera democrazia”.

L’accusa di una stampa allineata e di una città dove le persone hanno paura a candidarsi per ritorsioni sul lavoro è molto grave, soprattutto considerando che arriva dal capo dell’opposizione in questa città. E’ lecito chiedersi se questa percezione di Tarquini deriva da una frustrazione provocata dalla sconfitta elettorale, oppure se c’è un fondamento in questa sua accusa.