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Croce Rossa Emilia-Romagna, cambio al vertice

23 luglio 2024 | 15:48
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Croce Rossa Emilia-Romagna, cambio al vertice

Intervista a Giuseppe Zammarchi che prende il posto di Antonio Scavuzzo. “In Croce Rossa non ci si annoia mai”

BOLOGNA – Passaggio di testimone, recentemente, alla presidenza del comitato di Croce Rossa Emilia-Romagna. Dopo un decennio di onorato servizio e l’impossibilità a ricandidarsi alle elezioni per motivi statutari, Antonio Scavuzzo cede la guida regionale a Giuseppe Zammarchi (ex colonna portante del comitato di Parma). Si chiude un ciclo o si prosegue sulle orme del passato? Reggio Sera cerca di fare chiarezza confrontandosi con il neo eletto.

Zammarchi, non è sicuramente facile guidare i quarantanove comitati dislocati lungo la regione. La sua gestione porterà delle novità sia di idee sia di azione, o riterrà più prudente seguire la rotta sino ad oggi tracciata dal suo predecessore?
Anzitutto mi permetta di esprimere un profondo ringraziamento al presidente e ai consiglieri/delegati che sino ad oggi hanno saputo guidare con dedizione il comitato regionale. Tornando alla sua domanda, non è mia intenzione cancellare il passato, anzi seguendo la via già intrapresa l’obiettivo sarà quello di rafforzare sempre più la collaborazione tra tutti i comitati presenti in Emilia-Romagna annulando così quelle divisioni che, a volte, possono esservi.

La sanità, purtroppo, è in costante crisi. E non parliamo solo dell’aspetto politico/economico, ma anche della capacità di coinvolgimento di più volontari del soccorso. L’incessante sforzo richiesto in ambito emergenza/urgenza può essere un motivo di abbandono dal volontariato, così come un eccesso di burocratizzazione e formalità può allontanare i giovani ancorché motivati. Ritiene possibile intervenire in qualche modo?
E’ un dato di fatto che la burocrazia non manchi all’interno della nostra organizzazione, ma ha una sua utilità e non deve spaventarci. Tuttavia cercheremo, nel limite del possibile, di suggerire ai vertici nazionali soluzioni anche in questo campo. La formazione, che riveste carattere prioritario per i nostri volontari, non deve mai venire meno e anche su tale tematica interverremo per agevolarne i percorsi di erudizione. La Croce Rossa non è solo il salire su un’ambulanza, vi sono tante altre sfaccettature tra cui gli O.P.S.A. (operatori salvataggio in acqua), gli S.M.T.S. (soccorsi con mezzi e tecniche speciali), la Protezione Civile, l’Attività in ambito psicologico per citarne solo alcune. In Croce Rossa non ci si annoia mai.

Il mondo delle Istituzioni e la Croce Rossa dovrebbero viaggiare abbracciati, tanto uno ha bisogno dell’altro, tuttavia non mancano gli incidenti di percorso. Quale strategia ritiene possibile mettere in atto per rafforzare ulteriormente codesto binomio?
Tutte le attività che svolgiamo non hanno alcun colore politico, pertanto è necessario che alla base del rapporto tra Croce Rossa e Istituzioni vi sia un dialogo e un confronto continui. Deve esservi pertanto una fiducia reciproca volta a supportare le difficoltà che attanagliano la nostra quotidianità.

Una laurea in pedagogia e una duratura collaborazione con l’università di Parma Le forniscono un background che si sposa perfettamente con i sette principi (umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità, universalità) su cui la Croce Rossa posa le sua fondamenta. Ma quanto questi principi riescono a far breccia nel mondo giovanile, travagliato da estremismi e speculazioni politiche, mode, social e un’empatia sempre più latente? Può la Croce Rossa “irrompere” in questo mondo e confrontarsi con la superficialità dei vari TikTok?Assolutamente sì, il mondo di oggi sembra scontrarsi con i principi fondamentali che ci contraddistinguono e che noi dobbiamo sempre in primis rispettare. Inoltre, i giovani sono una linfa importante per questa organizzazione di volontariato, così come i social che se usati correttamente sono un veicolo efficace di diffusione dei nostri valori.

Addentrandoci nella sua sfera personale, è immaginabile che la Croce Rossa sia stata fonte di grandi soddisfazioni e momenti meno piacevoli. Se la sente di condividere qualche ricordo particolare, l’insegnamento di un momento che può segnare una vita?
Sono entrato a fare parte di questa importante organizzazione nel lontano 1976 e le garantisco di non essermi mai pentito di questa scelta. Ho mosso i primi passi presso il comitato di Monchio delle Corti (piccolo comune della provincia di Parma) accompagnando quasi quotidianamente in ospedale un ragazzo 14enne sottoposto a dialisi. Tra di noi nacque una forte amicizia, purtroppo di breve durata dato che la malattia lo strappò alla vita. Rimangono vivide nella mia mente le parole: “Non voglio che prendi la mia malattia”, quando tentai una volta di arrestargli una fuoriuscita di sangue da un braccio. Poi, impossibile è cancellare il ricordo dell’omicidio del piccolo Tommaso Onofri. Ero appena stato eletto presidente del comitato di Parma, e come volontari del soccorso eravamo stati chiamati in causa per ricercare il bambino rapito e conosciamo tutti il tragico epilogo della vicenda. Inoltre, il virus Covid-19 non solo ci ha catapultati nell’inferno, ma ha fatto emergere il lato negativo di molte persone. Sono eventi che mi hanno lasciato un segno profondo, ma che mi hanno permesso di comprendere il vero valore della vita.