La stalla sociale di Pratofontana, mezzo secolo di Parmigiano Reggiano
Nei tre allevamenti di Pratofontana, Cadelbosco Sotto e Felina ha 1.800 capi che producono circa 93mila quintali di latte all’anno: quasi 20mila le forme
REGGIO EMILIA – La stalla sociale cooperativa di Pratofontana ha, nei 3 allevamenti di Pratofontana, Cadelbosco Sotto e Felina, 1.800 capi che producono circa 93mila quintali di latte che poi vengono conferiti alla Latteria Sociale di Bagnolo per la pianura ed alla Latteria Sociale del Fornacione per la montagna.
Giorgio Catellani, presidente della stalla sociale, racconta: “Qui a Pratofontana abbiamo 600 capi costantemente in mungitura e, nell’allevamento di Felina, ci sono circa 300 capi, di cui 220 sempre in mungitura. E poi abbiamo l’allevamento di Cadelbosco Sotto dove non ci sono animali in mungitura, ma soltanto da rimonta, cioè le vitelle che sostituiscono le vacche a fine carriera. Stanno negli allevamenti di Felina e Pratofontana fino all’età di quattro mesi e poi vengono portate a Cadelbosco Sotto”.
Quella di Pratofontana è una cooperativa agricola. Ci sono circa 50 soci che, con i loro terreni, conferiscono il foraggio alla stalla per le mucche e garantiscono un’autosufficienza nella produzione del foraggio necessaria al allevamento di circa 1.800 capi. L’allevamento di Pratofontana produce circa 70mila quintali di latte all’anno che vengono conferiti alla latteria sociale di Bagnolo, mentre l’allevamento di Felina produce 25mila quintali di latte all’anno che viene conferito alla latteria del Fornacione.
Aggiunge Catellani: “L’anno scorso abbiamo festeggiato i 50 anni della costituzione della stalla sociale di Pratofontana che poi ha iniziato l’attività di produzione del latte nel dicembre 1976. Poi c’è stata l’unificazione con l’altra realtà di Cadelbosco Sotto, nei primi anni ’90. Infine, nel 2009 c’è stata l’acquisizione dell’allevamento di Felina”.
Andrea Bacigalupi, 25 anni, tecnico aziendale, ci porta a fare un giro nella stalla. Ci mostra l’impianto che, in automatico, spruzza l’acqua d’estate per rinfrescare il bestiame che poi viene ulteriormente raffreddato da alcuni giganteschi ventilatori. Ci racconta: “La mungitura, come da disciplinare di produzione del Parmigiano Reggiano, viene effettuata due volte al giorno: al mattino e alla sera, a distanza di 12 ore regolari. Qui a Pratofontana abbiamo un impianto di mungitura a giostra da 40 porte che ci permette di mungere tutti i 630 capi in circa 4 ore. Poi gli animali tornano nelle rispettive stalle dove riposeranno per altre otto ore, per poi tornare ad essere munti”.
Ci spostiamo di qualche chilometri e andiamo alla latteria di Bagnolo che è stata costituita nel 1903 ed è la più antica della provincia. Qui ci attende il casaro Said, un tunisino molto estroverso e sempre in vena di battute che, da 30 anni, lavora nel caseificio. Negli anni ha fatto assumere anche molti suoi connazionali che lo aiutano nel lavoro.
Luca Marchi presidente della latteria di Bagnolo, ci mostra con orgoglio il gigantesco magazzino in cui stanno invecchiando quasi 20mila forme : “Oggi in latteria lavorano 6 persone. Sono tutti di nazionalità diverse, ma sono pienamente integrati nella nostra latteria e nella comunità. La nostra realtà non punta tanto all’espansione, ma vuole più che altro diventare una latteria di riferimento, sia per la qualità che per la tipologia di lavoro nel consorzio del Parmigiano Reggiano” (2 – continua).