A Bruxelles stupore per la lettera di replica della premier al rapporto annuale sullo stato di diritto. “Non ce l’ho con la Commissione ma con alcuni quotidiani (che chiama stakeholder) italiani”
ROMA – I vertici istituzionali europei reagiscono con stupore, sconcerto e imbarazzo alla lettera della premier Giorgia Meloni in risposta alla Relazione annuale sullo stato di diritto dell’Unione Europea. La polemica si concentra sulla sezione dedicata alla libertà di stampa in Italia.
Il documento europeo esprime preoccupazione per “la piena indipendenza della Rai” dai “rischi di influenza politica”, sottolineando una prassi consolidata di riorganizzare le posizioni apicali in base all’equilibrio politico. Questo solleva la questione: quanto il potere esecutivo influenza la programmazione e le scelte editoriali della televisione pubblica?
La risposta di Meloni, contenente accuse di “fake news”, è arrivata prontamente, causando disappunto tra i vertici europei, compresa Ursula von der Leyen. Il Corriere della Sera evidenzia che è la prima volta che un premier scrive alla presidente della Commissione europea per polemizzare su questo rapporto.
La Relazione non è basata su informazioni sommarie. Tra gennaio e aprile, una delegazione europea ha consultato la Federazione nazionale della stampa italiana, l’Ordine dei giornalisti e l’osservatorio “Ossigeno per l’informazione”. Le critiche raccolte sulla gestione della Rai sono state comunicate al governo italiano.
Meloni ha successivamente precisato che “la Commissione europea non è il mio diretto interlocutore” e che il rapporto non contiene novità rispetto agli anni precedenti. Secondo la premier, il documento riporta critiche di alcuni stakeholder come “il Domani, il Fatto Quotidiano, Repubblica”.
Meloni ha difeso la governance della Rai, definita da una legge del 2015, e ha contestato le accuse di intimidazione alla stampa, affermando che querelare per diffamazione non è un’azione intimidatoria. Ha infine criticato la sinistra italiana per tentativi di strumentalizzare il servizio pubblico, ribadendo il suo impegno per la libertà di informazione e di stampa.