Una marocchina 45enne è finita in manette insieme ad altre due persone: avrebbero truffato le famiglie e sfruttato le badanti. Sette i casi nel reggiano
CAVRIAGO (Reggio Emilia) – Una marocchina 45enne residente a Cavriago è stata arrestata all’interno di una indagine anticaporalato nel settore dell’assistenza anziani condotta dai carabinieri della compagnia Bologna Centro con il supporto dei colleghi dei Comandi provinciali del capoluogo emiliano, di Ferrara e di Reggio Emilia e del Nucleo ispettorato del lavoro bolognese, sotto il coordinamento del pm di Bologna Stefano Dambruoso.
Insieme a lei sono finite in carcere altre due persone e sono stati sequestrati oltre 100.000 dai loro conti correnti. Le accuse per la 45enne marocchina, per un 49enne casertano residente a Ferrara e per una 57enne, pure lei residente a Ferrara, ma domiciliata a Castelmaggiore, sono di “aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (il cosiddetto ‘caporalato’) e alle truffe aggravate”, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip bolognese Maria Cristina Sarli.
Dalle indagini, sintetizzano i carabinieri, è emerso “un quadro allarmante, con molteplici casi (18 quelli su cui è stato possibile fare luce fino ad oggi) nelle province di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia (nella nostra provincia sono stati 7 i casi), Parma e Firenze”. Complessivamente, l’attività del sodalizio criminoso “ha fruttato un giro di soldi, in circa un anno solare, pari a 420.000 euro”, e anche per questo i militari hanno eseguito “il sequestro di oltre 100.000 euro sui conti correnti nella disponibilità degli arrestati”.
L’indagine, dettagliano i carabinieri, nasce da una denuncia presentata lo scorso ottobre alla stazione di Bologna San Ruffillo da una donna che, costretta ad assistere un anziano parente, “si era rivolta ad un’associazione gestita dagli odierni arrestati”. I due, seguendo “un copione precostituito e già interpretato decine di volte”, le avevano fatto sottoscrivere “un ‘pacchetto trimestrale’ per il servizio richiesto, previo pagamento di 3.400 euro tramite bonifico sul conto corrente intestato all’associazione”.
La marocchina arrestata oggi a Cavriago provvedeva invece, ogni volta, a “reclutare e fornire, nel giro di pochissimo tempo, le badanti, tramite annunci di lavoro su varie piattaforme social e siti, e a gestirle materialmente, accompagnandole personalmente nelle abitazioni dei malcapitati clienti”.
I problemi nascevano quando le famiglie si rendevano conto che “le badanti non avevano nessuna formazione o competenza specifica e ne chiedevano la sostituzione”, visto che “non ricevevano alcuna risposta dall’associazione”. Come se non bastasse, i contratti sottoscritti “non venivano registrati, facendo venire meno qualsiasi forma di tutela e copertura assicurativa”, inoltre le badanti “venivano costrette, sotto minaccia di licenziamento, a lavorare senza tregua, spesso h24 e sette giorni su sette, senza giornate di riposo, con regole e retribuzione completamente difformi dai contratti collettivi nazionali”.